“Il Natale per me è speranza e tenerezza…”. Inizia con una riflessione sul senso del Natale l’intervista che Papa Francesco ha rilasciato al vaticanista del quotidiano torinese «La Stampa», Andrea Tornielli. Un colloquio durato un’ora e mezzo durante il quale il Santo Padre affronta il tema della sofferenza dei bambini e il dramma della fame nel mondo, i rapporti tra Chiesa cattolica e le altre confessioni cristiane, le questioni del matrimonio e della famiglia che saranno al centro del prossimo Sinodo.
E’ il primo Natale che si celebra sotto il suo Pontificato e Papa Francesco spiega come viverlo con la sua consueta semplicità: “È l’incontro con Gesù. – dice Francesco al vaticanista de La Stampa, Andrea Tornielli. Il Natale è l’incontro di Dio con il suo popolo. Ed è anche una consolazione, un mistero di consolazione”.
Il Natale, spiega il Papa incalzato nell’intervista pubblicata questa mattina, «ci parla della tenerezza e della speranza.” E’ un invito a tutti i cristiani quello del Papa a non diventare una “Chiesa fredda, che non sa dove andare e si imbriglia nelle ideologie, negli atteggiamenti mondani”.
Papa Francesco ribatte alle critiche e agli stereotipi di chi vuole banalizzare le celebrazioni natalizie con poche e convincenti parole: “Quando non si ha la capacità o si è in una situazione umana che non ti permette di comprendere questa gioia, si vive la festa con l’allegria mondana. Ma fra la gioia profonda e l’allegria mondana c’è differenza».
Dalla riflessione sul Natale, l’intervista rilasciata a La Stampa, permette al Pontefice una riflessione sul Cinquantenario della storica visita di Paolo VI in Terra Santa. Papa Francesco esprime il desiderio di recarvisi anche lui per incontrare quello che definisce “il mio fratello Bartolomeo, patriarca di Costantinopoli.”
Poi il Papa affronta i temi della sofferenza innocente dei bambini, per la quale non esiste un perché e non rimane che affidarsi a Dio, “a fidarsi del suo sguardo” dice Francesco. E il dolore dei bambini è visibile anche nella situazioni di fame.
Il Papa invita a scuotersi dall’indifferenza e ad evitare gli sprechi. La bussola del Papa è la dottrina sociale della Chiesa, come spiega lui stesso, facendo riferimento alla Evangelii Gaudium e ad alcune critiche che gli sono state rivolte da alcuni ambienti.
Nel suo pensiero ci sono i poveri e l’economia che non riesce mai a migliorare la loro condizione anche nei periodi di prosperità.
Al giornalista che gli chiede se si senta offeso per essere stato definito “marxista” il Papa risponde di no: “è un’ideologia sbagliata, ma ho anche conosciuto tanti marxisti buoni come persone, e per questo non mi sento offeso”.
L’unità dei cristiani è una priorità. Oggi dice Francesco esiste “l’ecumenismo del sangue” e spiega – in molti paesi i cristiani vengono uccisi senza distinzione, ma l’unità è una grazie che deve ancora arrivare.
Sulla questione dei sacramenti ai divorziati e risposati il Papa non prende posizione, ma rimanda al Concistoro di febbraio e al Sinodo straordinario dell’ottobre 2014, ma sottolinea la necessità di fare ricorso alla prudenza “non come atteggiamento paralizzante, ma come virtù di chi governa.”
Alla domanda sul giusto rapporto tra Chiesa e politica il Papa parla di un rapporto che si muove in diversi ambiti e con diversi compiti, ma che deve convergere nell’aiutare il popolo.
“La politica è nobile, – dice Francesco citando Paolo VI – è una delle forme più alte di carità. La sporchiamo quando la usiamo per gli affari”. Infine una riflessione sulla figura della donna nella Chiesa, che deve essere valorizzata, non “clericalizzata”.
Testo proveniente dal sito di Radio Vaticana
Una sintesi dell’intervista è leggibile sul blog di Andrea Tornielli Sacri Palazzi