“Deriso perché gay”: così Repubblica presentava settimana scorsa la storia del 16enne omosessuale che ha tentato il suicidio in una scuola di Roma. La vicenda è stata presentata come l’ennesimo tragico caso di “omofobia” e sono subito partiti appelli per approvare in fretta una legge che contrasti il fenomeno.
Poi si è scoperto che l’omofobia non c’entrava nulla con il tentato suicidio del ragazzo ma il Gay Center non ha fatto marcia indietro sull’arretratezza degli italiani su questo tema.
ITALIA AL QUARTO POSTO. Eppure lo scorso 4 giugno il Pew Research Center ha pubblicato un rapporto che indica l’Italia l’ottavo paese più tollerante al mondo nei confronti dell’omosessualità, a pari merito con l’Argentina. Non solo, secondo la ricerca del think tank americano, l’Italia si piazza al quarto posto mondiale – dietro Corea del Sud, Stati Uniti e Canada – tra i paesi che hanno fatto i più grandi passi avanti nell’accettazione dell’omosessualità negli ultimi sei anni.
DATI ALLARMANTI? Perché allora il Gay Center scrive che «purtroppo i casi di discriminazione in famiglia o a scuola sono molto frequenti» e parla di «dati allarmanti»? Perché l’Arcigay sostiene che è urgente l’approvazione di una legge che contrasti «la violenza e l’odio antigay»? Domande che andrebbero fatte al ministro Josefa Idem e al presidente della Camera Laura Boldrini, che hanno annunciato la loro partecipazione al gay Pride di Palermo.
Leone Grotti
articolo pubblicato su Tempi.it