L’ultimo delirio di Fo: sant’Ambrogio era comunista

Dario FoDomenica 7 dicembre  sant’Ambrogio, vescovo di Milano e dottore della Chiesa.  Per la metropoli lombarda, la festa è un appuntamento religioso e civile: l’arcivescovo celebra nella bellissima basilica dedicata al Santo la sua omelia che quasi sempre è anche un messaggio “politico” alla città, alle sue istituzioni e agli uomini che la governano.

Memorabili quelli del cardinale Martini che per l’occasione era solito impugnare lo staffile di Ambrogio (arma impropria per un santo ma così lo raffigurò nello stendardo san Carlo Borromeo: la frusta nella destra, il Pastorale nella sinistra) per mettere in riga sindaco e assessori. Che, a loro volta, sono soliti onorare il patrono distribuendo il 7 dicembre medaglie d’oro e onorificenza ai benemeriti cittadini che contribuirono, a parer loro, a diffondere il buon nome di Milano.

La cerimonia è preceduta da settimane di furiosi liti, polemiche e ripicche perché quasi mai le nomination vanno bene sia destra sia a sinistra. Eppure, alla fine un accordo si trova, cioè un fftty fifty partitico dei nomi da premiare: metà alla maggioranza e l’altra metà alla minoranza.

Quest’anno, ad esempio, un Ambrogino d’oro sarà assegnato all’amministratore delegato del Milan Adriano Galliani, pareggiato da un altro all’ex presidente dell’Inter Ernesto Pellegrini.

Premiato il Centro di iniziativa omosessuale dell’Arci Gay, ma pure la Faes, associazione Famiglia e Scuola dell’Opus dei. E ancora: Ambrogino alla Società musicale del Quartetto, ma anche al bluesman Fabio Treves; al quotidiano Il Giornale e per par condicio al foglio dei barboni “Scarp de Tennis”.

Così funziona da decenni a Milano questa fiera della bontà farlocca, dell’ipocrisia bipartisan e bipolare. Chissà se Ambrogio, da lassù, lasciato il Pastorale in custodia a san Pietro, non sia tentato di fare una capatina in Comune e far schioccare ancora un po’ il suo staffile.

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