Sono note le posizioni dell’oncologo Umberto Veronesi a favore dell’aborto libero e dell’eutanasia dei malati, tanto per citarne solo alcune. Meno nota, ma perfettamente in linea con il suo credo, è la sua sorprendente compassione verso i criminali: nel Manifesto contro l’ergastolo, lanciato nel corso della conferenza internazionale Science for peace ideata dalla fondazione Veronesi, il direttore scientifico dell’Istituto Europeo di Oncologia ha spiegato, bontà sua, che l’ergastolo è una pena «antiscientifica» dal momento che «è dimostrato che il nostro cervello, come altri organi del nostro corpo, può rinnovarsi e il cervello che abbiamo oggi non è lo stesso di 20 anni fa».
Tra i firmatari ci sono, manco a dirlo, l’astrofisica Margherita Hack, lo scrittore Andrea Camilleri e l’attrice Franca Rame. Ora, la tesi sostenuta da Veronesi è talmente peregrina che è superfluo analizzarla; basti dire che se il ragionamento fosse corretto la pena del carcere andrebbe del tutto abolita in quanto la persona che commette un crimine oggi già domani non sarebbe più la stessa.
Umberto Veronesi è lo stesso che arrivò a dire che l’amore omosessuale è più puro rispetto a quello tra un uomo ed una donna, in quanto scelta consapevole e più evoluta: … in quello eterosessuale, una persona direbbe «io ti amo non perché amo te, ma perché in te ho trovato la persona con cui fare un figlio». Nell’amore omosessuale invece non accade: si dicono «amo te perché mi sei vicino, il tuo pensiero, la tua sensibilità e i sentimenti sono più vicini ai miei».
Anche in questo caso tali affermazioni furono talmente bislacche che fecero sorridere anche i gay più convinti. La spiegazione può essere solo una: Veronesi non ci è, ci fa. La sua più grande ossessione è chiamare bene il male e male il bene, null’altro lo spinge. Tuttavia, visto che i cervelli evolvono abbiamo almeno la speranza che anche quello di Veronesi faccia altrettanto.
Fonte: Corrispondenza Romana