Lo Scapolare è essenzialmente un “abito”. Indica una striscia di stoffa che i monaci indossavano sopra l’abito religioso durante il lavoro manuale. Col tempo assunse un significato simbolico: quello di portare la croce di ogni giorno, come i discepoli e i seguaci di Gesù.
In alcuni Ordini religiosi, come nel Carmelo, lo Scapolare divenne segno della loro identità e della loro vita. Per questo chi lo riceve diventa membro della Famiglia Carmelitana e si impegna a vivere la sua spiritualità con le caratteristiche del proprio stato di vita. Lo Scapolare o “abitino”, infatti è l’abito in miniatura di questo Ordine il quale, per vivere “nello ossequio di Gesù Cristo” , ha scelto l’esperienza spirituale di familiarità con Maria quale sorella, madre e modello.
Lo Scapolare è quindi il segno sensibile, approvato dalla Chiesa, con il quale rendiamo manifesta la nostra consacrazione a Maria e i vincoli che ci legano a Lei.
Il 16 luglio 1251 la Vergine Maria apparve a San Simone Stock, superiore dei Carmelitani, ordine che in quel periodo viveva momenti di grande difficoltà, e, promettendo il suo intervento in favore dei suoi “fratelli”, dette lo Scapolare come segno della sua particolare intercessione.
La devozione alla Madonna del Carmine si diffuse a tal punto in molte nazioni europee e fin in America che nel ’500 la festa del 16 luglio, pur non perdendo la sua fisionomia primitiva di celebrazione di Maria Patrona, assunse gradualmente, fino a prevalere, il carattere di “festa dell’abito”. Ciò anche a causa del moltiplicarsi dei fedeli che, specialmente in Spagna ed in Italia, venivano aggregati all’Ordine per mezzo dello Scapolare come segno di devozione alla Vergine ed, insieme, della sua protezione nell’ora della morte.
Ciò che ulteriormente accentuò tale nuovo carattere fu pure la cosiddetta “Bolla sabatina” con cui Papa Giovanni XXII (1322) riferisce di una sua visione della Vergine, che avrebbe promesso la liberazione dal purgatorio il primo sabato dopo la morte per i Carmelitani e anche per i “confratelli” dell’Ordine, che avessero osservato la castità del loro stato, fatto preghiere e portato l’abito del Carmelo.
L’abito, che all’inizio indicava specificamente il mantello, presto venne inteso solo come “Scapolare“. È certo che le due asserite promesse a San Simone (salvezza eterna) e a Giovanni XXII (liberazione dal purgatorio il primo sabato dopo la morte) incisero molto sulla diffusione della devozione alla “Madonna del Carmine” (come è più usualmente chiamata tra i fedeli) e sul moltiplicarsi di “confratelli” aggregati all’Ordine mediante il piccolo abito (“abitino”) o Scapolare.
Non è quindi strano che la festa del 16 luglio si sia imposta man mano come “festa dell’abito“, fino a divenire nel 1606 “festa delle confraternite carmelitane“.
Tale festa, dapprima diffusasi spontaneamente in molte nazioni, ed anche nei riti mozarabico, caldeo, maronita, ambrosiano, greco-albanese, nel 1726 venne estesa da Papa Benedetto XIII a tutta la Chiesa.
Si tratta di una celebrazione che direttamente riguarda soltanto un Ordine religioso e quanti ad esso si aggregano per amore di Maria, alla quale l’Ordine è dedicato per mezzo del segno dello Scapolare.
Tale segno è, insieme al rosario, il più diffuso nella pietà dei fedeli di tutto il mondo. In certe regioni di Spagna e d’Italia viene ancor oggi consegnato dopo il battesimo; in alcune nazioni d’America fa parte della tradizione cristiana, tanto che col 16 luglio termina il precetto pasquale; in molte zone dell’India del sud è segno di appartenenza alla chiesa cattolica.
La celebrazione della Madonna del Carmelo, quindi, è la festa dell’Ordine Carmelitano e di quanti sono uniti al Carmelo nel riconoscere Maria quale sorgente di ogni bene in Cristo e quale modello evangelico nel vivere l’ideale della preghiera contemplativa.
Contemporaneamente la festa predica la certezza di fede nell’aiuto di grazia di Maria. L’amore particolare e la fedele imitazione danno sicura speranza che Colei che ha l’ufficio di essere “Madre nell’ordine della grazia….ha cura dei fratelli del Figlio ancora peregrinanti e posti in mezzo a pericoli ed affanni fino a che non siano introdotti nella patria beata” (LG. 61,62).
Ella sarà segno di sicura speranza e consolazione per coloro che, attraverso l’umile “segno” della particolare dedizione, cercano di rifletterne la presenza nel mondo, sia in mezzo alle prove della vita sia nei dolori dell’ultimo combattimento.
Come pure sarà segno di speranza anche nel luogo della “purificazione” che prepara l’incontro eterno con l’Amore, fino a che non “siamo introdotti nel cielo”.
“Chi indossa lo Scapolare – come affermò esattamente Pio X – per mezzo di esso viene associato, in modo più o meno stretto, all’Ordine Carmelitano”. Egli perciò deve sentirsi impegnato ad una speciale dedizione alla Vergine, al suo culto e alla sua imitazione: elementi essenziali di quella vocazione carmelitana di cui nella Chiesa lo Scapolare rende partecipi.
Così lo hanno considerato i numerosi Santi che non hanno mai voluto separarsene e che lo hanno considerato vincolo di unione ad una famiglia religiosa di cui volevano vivere l’impegno di particolare dedizione alla Madonna, sicuri della sua speciale protezione materna durante la vita e nell’ora della morte.
“Per tutti coloro che lo indossano, lo Scapolare diventi – come disse ancora Pio XII – memoriale della Madonna, specchio di umiltà e di castità, breviario di modestia e di semplicità, eloquente espressione simbolica della preghiera d’invocazione dell’aiuto divino”. In tale ottica, anche il “segno” costituito dallo Scapolare ha il significato più autentico.
Norme pratiche.
- Lo Scapolare è imposto solo la prima volta da un sacerdote, con un breve rito.
- Può essere sostituito da una medaglia che raffigura da una parte l’immagine del Sacro Cuore di Gesù e dall’altra quella della Vergine.
- Lo Scapolare impegna a vivere come autentici cristiani che si conformano alle esigenze evangeliche, ricevono i Sacramenti, professano una speciale devozione alla Santissima Vergine, espressa con la Consacrazione a Maria.
I “privilegi” dello Scapolare
Lo Scapolare non è un talismano o un qualcosa di magico che produce automaticamente determinati effetti, una garanzia automatica di salvezza, una dispensa dal vivere le esigenze della vita cristiana. I “privilegi” dello Scapolare sono grazie e favori che la Madonna ottiene da Cristo Signore per i suoi figli devoti come premio della loro dedizione generosa.
Da oltre sette secoli i fedeli portano lo Scapolare del Carmine per assicurarsi la protezione di Maria in tutte le necessità della vita e, in particolare, per ottenere mediante la sua intercessione la salvezza eterna e una sollecita liberazione dal Purgatorio. La promessa di queste due grazie – dette appunto “Privilegi dello Scapolare” – sarebbe stata fatta dalla Madonna a S. Simone Stock e al Papa Giovanni XXII.
Ma la fiducia dei fedeli più che nelle visioni trova un saldo fondamento nella dottrina della Chiesa. Essa ci conferma che la Madonna, secondo il piano di Dio, è associata strettamente a Cristo in tutta l’opera della salvezza e ora, anche in cielo, “con la sua molteplice intercessione, continua ad ottenerci la grazia della vita eterna” (Concilio Vaticano II, Costituzione “Lumen Gentium” 62).
L’intervento della Madonna in favore degli uomini non oscura né diminuisce l’unica mediazione del Signore, ma ne mostra l’ efficacia, perché l’azione di Maria è frutto della sovrabbondanza dei meriti del Salvatore. “Perciò la Chiesa non dubita di riconoscere apertamente questa funzione subordinata di Maria… che opera affinché i fedeli, sostenuti da questo materno aiuto, siano più intimamente uniti col Mediatore e Salvatore” (ivi).
Chi indossa lo Scapolare, mette la sua vita al servizio della Madonna, si lega a Lei con un vincolo di amore e può stare certo che in Lei troverà protezione e aiuto nei momenti difficili, specialmente nella soluzione dei problemi più importanti: quello della salvezza eterna e della sollecita liberazione dal Purgatorio.
Consideriamo questi “privilegi” un po’ più dettagliatamente, per chiarire meglio le idee e dissipare eventuali equivoci.
La Salvezza Eterna La prima grazia che i devoti dello Scapolare sperano di ottenere con la protezione della Madonna è appunto quella di salvarsi. “Non si tratta di cosa di poco conto – osservava Pio XII – ma dell’acquisto della vita eterna in virtù della tradizionale promessa della beatissima Vergine; si tratta della impresa più importante e del modo più sicuro di attuarla” (lettera autografa 1950).
Secondo l’insegnamento della Chiesa la salvezza eterna è frutto della fedeltà dell’uomo alla Parola di Dio e della sua collaborazione alla grazia divina. Sarebbe erroneo e pericoloso ritenere che, per salvarsi, sia sufficiente portare lo Scapolare senza nessuna preoccupazione di vivere la fede e l’amore. Chi indossa lo Scapolare deve impegnarsi in una condotta esemplare, nel fedele compimento dei suoi doveri e nel sevizio della Chiesa. Sono queste le buone opere che meritano la vita eterna.
Lo Scapolare non garantisce interventi miracolosi da parte della Madonna per salvare chi volontariamente persiste nel peccato, ma assicura un’assistenza continua a quanti si sforzano di convertirsi dal peccato e di perseverare nel bene.
Esso offre la certezza di veder coronati dal successo i propri sforzi attraverso l’aiuto materno di Maria. Pio XII, nel discorso celebrativo del VII Centenario dello Scapolare nel 1951, diede questa magnifica testimonianza: “Quante anime buone hanno dovuto, anche in circostanze umanamente disperate, la loro suprema conversione e la loro salvezza eterna allo Scapolare che indossavano! Quanti inoltre, nei pericoli del corpo e dell’anima, hanno sentito, grazie ad esso, la protezione materna di Maria! La devozione allo Scapolare ha fatto riversare su tutto il mondo fiumi di grazie spirituali e temporali”.
Il “Privilegio sabatino“
La devozione allo Scapolare si è diffusa nella Chiesa anche per la fiducia che i fedeli hanno avuto di venire aiutati dalla Madonna non solo in vita, ma anche al più presto, dopo la morte, specialmente nel giorno a Lei dedicato, il sabato. Per questo si parla di “privilegio sabatino”. Simile privilegio, attribuito al Papa Giovanni XXII, venne approvato e saggiamente interpretato da molti Pontefici.
Papa Roncalli – in un discorso del 1959 – parlò del “privilegio sabatino”, “così prezioso, così caro a coloro che portano lo Scapolare di nostra Signora del Carmelo“. Il Papa stesso lo portava. Pio XII assicura i devoti dello Scapolare che la “piissima Madre non tralascerà di intervenire con la sua preghiera a Dio perché i suoi figli, che espiano nel Purgatorio i loro peccati, raggiungano al più presto la patria celeste, secondo il così detto “privilegio sabatino” tramandato dalla tradizione”.
Il “sabato”, come giorno di liberazione dal Purgatorio, non è un dato assoluto, ma punto di riferimento, un giorno privilegiato. La Madonna “interverrà al più presto”, tenuto conto del disegno di Dio. La liturgia stessa esprime questa fede della Chiesa nell’intervento di Maria in favore delle anime del Purgatorio, invocandola, nella S. Messa, per “parenti, amici e benefattori defunti”.
I devoti dello Scapolare confidano in un particolare e più sollecito intervento della Vergine, alla quale si sono consacrati, dedicandole tutta la loro vita. La stessa devozione allo Scapolare, vissuta nella sua pienezza, come realizzazione della vita cristiana nella imitazione e sotto la protezione di Maria, purifica dall’effetto al peccato, e crea le migliori disposizioni per ottenere la misericordia di Dio e la liberazione dal Purgatorio.
La storia e l’evoluzione della devozione a Maria attraverso lo Scapolare presenta oggi varie categorie di devoti che, tenendo presente il grado d’identificazione e di appartenenza alla famiglia del Carmelo, possono riassumersi nei seguenti:
- le Religiose e i Religiosi,
- l’Ordine Secolare (già chiamato “Terz’Ordine”).
- coloro che fanno parte della Confraternita dello Scapolare,
- tutte le persone che ricevono lo Scapolare e ne vivono la spiritualità in forme associative varie (Movimento dello Scapolare),
- coloro che, ricevuto lo Scapolare, vivono tale devozione in forme non associate .
- Tutti sono tenuti ad impegnarsi a vivere la caratteristica mariana della spiritualità carmelitana nella sua totalità e con fervore, ma in forme corrispondenti alla natura del vincolo che li lega alla suddetta “famiglia di Maria”.