A circa una settimana dalla discussione a Strasburgo del rapporto degli ispettori del Moneyval per l’ingresso del Vaticano nella “White List”, l’Istituto per le opere di religione (Ior) ha aperto le sue porte alla stampa di tutto mondo. L’inedito briefing si è svolto oggi nei locali dell’Istituto: vi hanno preso parte i giornalisti della maggiori testate internazionali, che per oltre due ore hanno potuto seguire le spiegazioni del direttore generale, Paolo Cipriani, e del vice direttore generale, Massimo Tulli.
Un modo – come ha spiegato il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, il gesuita Federico Lombardi – per «dare un’informazione di base per inquadrare meglio le notizie di attualità». Dunque non una conferenza stampa, ma un incontro tecnico volto a chiarire missione, organizzazione e servizi dell’Istituto. E a dare alcune cifre: lo Ior ha un asset pari a sei miliardi di euro e conta tra le 25.000 e le 30.000 posizioni, gestisce circa 33.000 conti e possiede una piccola riserva aurea presso la Federal Reserve di New York. «Nell’Istituto non esistono conti cifrati» ha spiegato Cipriani. «Tale pratica – ha sottolineato – è vietata dalle procedure dell’Istituto applicate già precedentemente all’entrata in vigore della legge cXXVII che chiaramente non le consente». In effetti, «il nostro sistema informatico in uso dal 1996 non consente l’uso di cifratura». Tutti i trasferimenti in entrata e uscita vengono sottoposti a procedure di controllo standard, approvate internazionalmente.