Libro del cardinale Kasper su Martin Lutero, è polemica

KasperHa suscitato non poche polemiche il libro scritto dal cardinale Walter Kasper dedicato a Martin Lutero (Martin Lutero – Una prospettiva ecumenica, Queriniana 2016). Il testo, pubblicato a maggio, presenta una serie di conferenze tenute dal cardinale sul riformatore sassone in vista della commemorazione dei 500 anni della Riforma Protestante.

Le polemiche hanno riguardato l’approccio – a dir poco benevolo – dell’autore nei confronti della Riforma Protestante e del suo ideatore Martin Lutero, così come le sorprendenti conclusioni che ne derivano a livello ecumenico.

Sembrerebbe che il cardinale Kasper legga Lutero in una prospettiva più luterana che ecumenica (come invece recita il sottotitolo) giustificando apertamente le buone “intenzioni originarie” del monaco agostiniano di fronte agli errori e ai peccati della gerarchia cattolica del suo tempo.

Secondo questa lettura Lutero sarebbe dunque un riformatore sulla scia di san Francesco d’Assisi, un “padre della chiesa comune alle due confessioni, quella cattolica e quella evangelica”. Solo a causa dell’ostinazione di Roma che ha rifiutato il suo invito alla penitenza, Lutero è stato “costretto” a dare vita (senza volerlo veramente) alla Riforma e allo scisma.

Tuttavia l’intenzione di Lutero fu profetica: la sua parola fu “un assist allo Spirito Santo alla Chiesa”, un assist che la gerarchia cattolica non seppe o non volle accogliere. Lutero fu dunque un campione della libertà di coscienza, un mistico fedele al Vangelo e pieno di zelo apostolico alla stregua dei grandi maestri della spiritualità moderna come sant’Ignazio di Loyola, santa Teresa d’Ávila, san Giovanni della Croce e san Francesco di Sales.

Fu un cristiano dalle aspirazioni “profondamente cattoliche” che pose al centro la domanda più importante, quella su Dio: Come riscoprire un Dio clemente e misericordioso aldilà delle false aspettative di salvezza offerte dalla Chiesa con la vendita delle indulgenze?

L’invito finale di Kasper – che accenna senza esplicitarlo al più azzardato dei parallelismi tra Lutero e papa Francesco sulla rinascita della Chiesa a partire dalla misericordia – è quello di “mettersi serenamente all’ascolto” di Lutero in una prospettiva che sappia accogliere e mettere in pratica gli insegnamenti del riformatore.

Le tesi luterane del cardinale Kasper sono sostenute da gran parte dell’episcopato tedesco che ha recentemente definito Lutero un “testimone della fede e maestro del Vangelo”.

Non sorprende che questa sorta di “revisionismo ecumenico” abbia suscitato stupore e imbarazzo tra gli storici e i teologi. Immediata la risposta storica Angela Pellicciari autrice di un libro su Martin Lutero che mostra il lato più violento e indomito del “flagello luterano” che ha diviso l’Europa (A. Pellicciari, Martin Lutero, Cantagalli 2012).

Pellicciari ha replicato su La Nuova Bussola Quotidiana esprimendo il suo disappunto per la tesi di fondo del libro del cardinale tedesco: “Kasper parte da una tesi di fondo: Lutero aveva ragione, la Chiesa romana torto” (leggi: Se Kasper ci vuole alla scuola di Lutero).

Ma, al di là della riabilitazione di Lutero come uomo di pace e profeta di misericordia, le conclusioni più pericolose secondo Pellicciari riguardano il nuovo concetto di ecumenismo che emerge dal libro di Kasper che lei prova a sintetizzare così:

Seguiamo il ragionamento del Cardinale: «Per ecumenismo si intende tutto il globo terrestre abitato, dunque universalità invece che particolarità. Si può anche dire: a differenza del cattolicesimo e del protestantesimo, limitati nel loro aspetto confessionale, ecumenismo significa la riscoperta della cattolicità originaria, non ristretta ad un punto di vista confessionale».

Deduzione: dal momento che cattolicesimo e protestantesimo esistono uno affianco all’altro, nessuno dei due è universale. Per raggiungere l’universalità si tratta di uscire dalla confessionalità, cioè dalla particolarità delle Chiese, e conquistare l’ecumenicità, nuovo modo per indicare la caratteristica universale del messaggio cristiano.

Le Chiese – che sono tutte sullo stesso piano perché tutte ugualmente confessionali, cioè particolari – «devono vivere l’una con l’altra e andare l’una incontro all’altra».

Ma la Chiesa cattolica, conclude la Pellicciari, “non ha alcun bisogno di recuperare quell’universalità che da sempre la caratterizza e che da sempre è insidiata da altri centri di potere che desiderano imporre sulle ceneri dell’universalità romana un nuovo tipo di universalità”.

Sta di fatto che la voce del cardinale Kasper è molto più autorevole e influente all’interno dei Sacri Palazzi rispetto a quella di una professoressa cattolica (a proposito del ruolo delle donne nella Chiesa…).

La tesi di Kasper su Lutero è dunque destinata a fare scuola essendo uno dei teologi più apprezzati dallo stesso Papa Francesco (che ha più volte consigliato i suoi libri e lodato la sua teologia) e vanta dunque un’autorità intellettuale e teologica di gran lunga superiore alla storica della Chiesa.

Allo stesso modo la nuova idea di ecumenismo – segnata dall’auspicio della dissoluzione delle confessioni (inclusa quella cattolica) considerate roccaforti egoisticamente e inutilmente difese – rischia ripercuotersi all’interno della riflessione teologica in occasione della commemorazione per il “giubileo” della Riforma.

A prova di ciò c’è il curioso fatto che in vista dell’estate, tra pochi libri (sette in tutto) consigliati dai vertici della Comunità di Sant’Egidio spicca proprio questo titolo che nelle scorse settimane ha visto incrementare esponenzialmente le sue vendite (di per sè abbastanza esigue).

Nei mesi di luglio e agosto gli appartenenti al movimento di Sant’Egidio si sono prepararti per i festeggiamenti d’ottobre scoprendo nel racconto di Kasper, il nuovo di Martin Lutero profeta misericordioso e sincero, vittima delle chiusure e dei muri della cattolicità romana. Tra i libri consigliati da Andrea Riccardi anche “Per la libertà dell’Evangelo” del protestante Karl Barth.

A questo punto non sorprende che sia stata proprio la comunità di Sant’Egidio ad offrire a un Imam il pulpito della Basilica romana di Santa Maria in Trastevere per cantare dei versetti del Corano (VIDEO) alla fine della Santa Messa come gesto di accoglienza e dialogo interreligioso.

I principi che sorreggono la nuova idea di ecumenismo come un ritorno al cristianesimo originario anteriore alle divisioni confessionali, sono infatti gli stessi che animano il dialogo interreligioso segnato dalla ricerca degli aspetti comuni a discapito delle (pur sostanziali) differenze: buoni sentimenti, pacifismo, ecologismo, opere sociali… così come il monoteismo e l’attitudine di preghiera verso una divinità trascendente e creatrice.

La ricerca di un minimo-comune-religioso per poter stringere legami di buon vicinato rischia di lasciare in secondo piano i tratti identitari come residui di “mura” ed impedimenti al dialogo.

Concetti vicini al pluralismo religioso promosso sia all’interno della Chiesa che a livello politico (secondo i criteri di una nuova religione umanitaria depurata da dogmi, spogliata di ogni autorità morale sui fedeli e fatta di sentimenti di “pace, uguaglianza e fratellanza”) come un tassello fondamentale per la realizzazione di un nuovo ordine mondiale (a questo riguardo si consigliano due testi: Il Padrone del Mondo di Benson e “Immagine” di John Lenon).

Il 25 gennaio la Federazione Luterana Mondiale e il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani hanno pubblicato un “Comunicato Congiunto” nel quale si annunciava il programma delle celebrazioni per i 500 anni della Riforma che conterà anche con la straordinaria presenza di Papa Francesco, il 31 ottobre in Svezia.

Il Santo Padre volerà in Svezia per partecipare alla “commemorazione ecumenica congiunta luterano-cattolica” e per prendere parte alla preghiera comune nella cattedrale di Lund. La speciale preghiera sarà guidata da una “guida liturgica cattolico-luterana” intitolata “Preghiera Comune”.

Seguirà un incontro nello stadio di Malmö dove ci saranno momenti per le testimonianze e per contare i frutti della collaborazione tra cattolici e luterani nel mondo, in modo particolare nella cura dei profughi e in favore della pace e della “giustizia climatica”.

L’incontro sarà il momento per fare memoria, rendere grazie e pentirsi per gli errori del passato. E’ plausibile che Francesco approfitti di questa occasione per chiedere perdono ai luterani per le responsabilità della Chiesa di Roma e per i peccati commessi dalla gerarchia cattolica durante questi 500 anni di divisione.

Bisogna però dire che l’idea dei “festeggiamenti ecumenici” non è piaciuta all’attuale Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede che nel suo recente libro-intervista “Rapporto sulla Speranza” (BAC 2016) ha categoricamente affermato che “In senso stretto, noi cattolici non abbiamo nessun motivo di festeggiare il 31 ottobre 1517, data che si considera l’inizio della Riforma che ha portato alla spaccatura della cristianità occidentale. (…) Non possiamo accettare – ha concluso il cardinale – che esistano motivi sufficienti per separarsi dalla Chiesa”.

 

Fonte: La Fede Quotidiana