70° anniversario del 25 aprile 1945. Al di là dall’ondata di retorica dalla quale oggi verremo alluvionati, il settantesimo anniversario della Liberazione, ossia della fine ufficiale della Seconda guerra mondiale in Italia (poiché è di questo che esattamente si tratta), merita di venire colto come buona occasione per verificare che cosa tale data significhi nella storia del nostro Paese.
È ora di farlo dopo che abbastanza tempo è trascorso da quei giorni; e già del tutto trascorsa è ormai la vicenda di quell’immane conflitto e della Guerra fredda che ad esso fece quasi immediatamente seguito. E parte mia, essendo figlio e nipote di figure di rilievo della Resistenza, anche per questo dato personale lo posso fare in libertà senza che nessuno possa tacciarmi di nutrire pregiudizi personali al riguardo.
Per cominciare merita di venire precisato, anche se non è una questione cruciale, che la data del 25 aprile è già di per sé non un dato di fatto bensì una scelta politica. È il giorno in cui a Milano le forze tedesche ancora in armi nella città e dintorni si arresero ai partigiani e non agli Alleati (che erano comunque alle porte e forse proprio a tal fine rallentarono la loro avanzata). Nel Nordest, nella valle dell’Adige, in Friuli, nella Venezia Giulia e altrove, i combattimenti proseguirono sino ai primi giorni di maggio.
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