L’Europa delle moschee – di Danilo Quinto

Preghiera-islamica-a-MilanoCon tutti i problemi di Milano, le priorità del suo Sindaco post-comunista, Giuliano Pisapia, sono quelle di garantire «luoghi di preghiera» e di «pace» alla comunità islamica. Dopo uno studio accurato, il Comune ha individuato 8 aree sulle quali costruire Moschee. Fatte ulteriori analisi, ne resteranno 4 o 5.

Ai primi di agosto, si conosceranno gli indirizzi di terreni o di stabili degradati di proprietà comunale. L’urgenza dei «nuovi luoghi di culto» sarà soddisfatta attraverso un bando, il primo di questo genere in Italia. Il Comune non sborserà un euro. Sarà tutto a carico delle comunità.

 

Nel cuore dell’Europa una volta cristiana, si garantiscono «luoghi di culto» ai membri di una religione che nella sua versione radicale ed estremista – sempre che esista quella “moderata” – è capace, prima, di segnare di rosso le porte dei cristiani, per segnalarli, poi di lasciarli senz’acqua e cibo e di minacciarli di morte in caso di mancata conversione all’Islam. Infine, di cacciarli dalle loro case.

È accaduto in queste settimane a Mosul – l’antica Ninive, citata nella Bibbia, dove il Cristianesimo si sviluppò sin dal II secolo d.C. – ad opera del neonato Stato Islamico e del Levante (Isis) – creato nell’Est della Siria e nell’Ovest dell’Iraq, dove sono state compiute crocifissioni e lapidazioni nelle piazze, esecuzioni sommarie e fosse comuni, è stato dato alle fiamme l’Arcivescovado, sono stati fatti esplodere il Mausoleo di San Giorgio, la Moschea con la tomba del profeta Giona ed anche la tomba di Seth.

«Se Iddio vorrà, conquisteremo Roma e il mondo intero», aveva detto il califfo Abu Bakr al-Baghdadi, ma prima era necessario incitare i suoi fedeli alla «pulizia religiosa» del “suo” territorio. Come avviene, del resto, in tutti gli Stati musulmani dove la minoranza cristiana è oggetto di persecuzioni.

 

Un’Europa imbelle, che nega la sua storia e la sua identità, non solo non interviene, con i suoi vertici istituzionali, per impedire che ogni anno si contino in quei Paesi decine di migliaia di martiri cristiani, ma stende “tappeti d’oro” all’islamizzazione del continente. Per paura e sottomissione.

Per inettitudine e ignavia. Per viltà, anche rispetto al ricordo della sua nobile e gloriosa storia, segnata dalle Crociate e dall’opposizione armata ai secolari e reiterati tentativi dell’Islam e dell’Impero Ottomano di conquista dell’Occidente cristiano.

 

Non esiste, oggi, una politica europea coerente che affronti il problema di milioni e milioni persone che nei prossimi anni invaderanno il continente.

Perseverando in un buonismo d’accatto che continua a fare immensi danni, in maniera scellerata si parla d’integrazione e di accoglienza, seppellendo la storia, l’identità. Guai a rivendicare l’“anima” dell’Europa. Si è subito tacciati di razzismo.

 

L’Italia, crocevia dei flussi migratori, è lasciata sola dall’Europa nel gestire un’emergenza che, con il tempo, ha assunto i caratteri dell’ineluttabilità.

La stessa operazione Mare Nostrum – la cui stima di costi per il 2014 raggiunge il miliardo di euro – ha garantito l’ingresso nel nostro Paese di 100mila immigrati, ma ha fallito l’obiettivo di assicurare alla giustizia coloro i quali lucrano sul traffico illegale di migranti, confermando che l’unica soluzione per arginare, anche in maniera preventiva, questa turpe attività, è quella d’intervenire nei Paesi d’origine.

 

È prevedibile, invece, che si continuerà a privilegiare la cosiddetta «azione umanitaria», che di umanitario non ha un bel nulla, considerato che si concorre a mercificare i corpi e le vite delle persone, consentendo anche che nelle “maglie” di questo traffico inarrestabile s’infiltrino elementi legati alle organizzazioni terroristiche.

 

articolo pubblicato su Corrispondenza Romana