Quando (Tempi del 2 luglio), in avvio di presidenza italiana del semestre europeo, auspicavamo che le nostre istituzioni facessero occupare l’Unione Europea di questioni serie, non immaginavamo che la faccenda avesse un profilo ben poco paradossale.
Un mese fa la riflessione era concentrata sull’allargamento delle gabbie per l’allevamento delle galline da uova: una sentenza della Corte di giustizia europea aveva dichiarato l’Italia inadempiente per non avervi provveduto per tempo e la Commissione aveva aperto una procedura di infrazione; il governo italiano era corso ai ripari, e la Commissione aveva arcignamente garantito che avrebbe vigilato perché i pennuti avessero maggiori spazi a disposizione.
Neanche il tempo di prendere fiato. Il 16 luglio la senatrice del Pd Monica Cirinnà informa che nei confronti dell’Italia vi è una inchiesta preliminare all’avvio di una nuova procedura di infrazione perché sul patrio suolo è in atto «da anni (la) cattura (di) uccelli selvatici per farne richiami vivi»; «una pratica vietata dalla direttiva Uccelli» (maiuscola inclusa) spiega la parlamentare, secondo cui «l’Europa ci dice che si può fare a meno dei richiami vivi, ad esempio cacciando senza richiami o con richiami a bocca, o al limite con richiami di allevamento».
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