Dopo l’ approvazione della legge Cirinnà, Matteo Renzi ha dichiarato: «Ha vinto l’amore». L’ amore per le poltrone (ha chiosato qualche maligno, pensando pure ad Alfano e Verdini). Avrebbe potuto fare un figurone citando Virgilio: «Omnia vincit amor et nos cedamus amori» («L’ amore vince tutto, anche noi cediamo all’ amore»). Ma anche questa si prestava alla parodia: come non cedere all’ amore della poltrona?
È evidente che nel Giglio magico – secondo gli oppositori cattolici, ma anche secondo gli oppositori di Sinistra – si applica la filosofia ispirata a un fiorentino antico, Niccolò Machiavelli, e a uno dei giorni nostri: Denis Verdini, che, per la Sinistra snob, è indigeribile, mentre a Renzi va benone.
Matteo non ha l’intralcio di una cultura politica – e di una Chiesa solida – che invece avevano nella Dc di De Gasperi e Dossetti, di Mattei, Moro e Fanfani. Non ha l’ impiccio di grandi principi che possono ostacolare la sua azione e il suo potere.
Renzi è un cattolico light, professa la «politica del fare» (come ripete sempre Crozza) e una fede «politically correct», relegata alla vita privata e quindi culturalmente e politicamente irrilevante. Più che l’ utopia evangelica di La Pira ricorda la brillante facondia di Leonardo Pieraccioni.
Nel popolo del Family day si dice che il cattolicesimo di Renzi resta a livello di «etichetta» non di etica, perché un’ etica politica poi pretende di determinare i contenuti dell’ azione e di non tradire i propri valori.
Monsignor Giovanni D’ Ercole, vescovo di Ascoli Piceno, ha dato voce al pensiero di tanti cattolici: «Abbiamo un Presidente del Consiglio che si reputa cristiano, ma sinceramente non so cosa gli sia rimasto di cristiano quando gli sento fare certi ragionamenti. Oggi molti si dicono cristiani senza più esserlo e questo è il vero pericolo della nostra società».
Con «l’operazione Cirinnà», Renzi non ha solo acceso le polveri degli oppositori di Sinistra, ma di fatto è ufficialmente entrato in guerra con i cattolici. I quali, al Family day – dove erano presenti molti elettori Pd – lo avevano avvertito: «Renzi ci ricorderemo». E infatti oggi annunciano battaglia pure contro il referendum costituzionale di ottobre, quello dove Renzi si gioca il suo futuro politico.
Massimo Gandolfini, portavoce del Family day, lo ha dichiarato: «Voteremo no». E ha sfidato Matteo ad andare davvero nelle parrocchie – come ha detto – a spiegare la sua posizione sulle unioni civili e le riforme: «Si confronti con noi. Finora si è rifiutato di farlo». La legge Cirinnà apre un caso esplosivo per i cattolici.
Non solo per i profili di incostituzionalità o per le assurdità di certi suoi articoli.
Ma anche perché è stata promossa da politici cattolici.
C’era di mezzo l’autorevolissimo documento di Giovanni Paolo II e Ratzinger del 2003 che – a proposito di «progetti di legge favorevoli alle unioni omosessuali» tuonava testualmente: «Il parlamentare cattolico ha il dovere morale di esprimere chiaramente e pubblicamente il suo disaccordo e votare contro il progetto di legge. Concedere il suffragio del proprio voto ad un testo legislativo così nocivo per il bene comune della società è un atto gravemente immorale».
Renzi non solo ha ignorato un così solenne pronunciamento della Chiesa, ma è stato addirittura il promotore di questo progetto di legge. Un’ operazione molto spericolata per un politico cattolico. La frattura è traumatica.
Tuttavia va riconosciuto che sarebbe troppo comodo attribuire solo a lui (e, in subordine, ad Alfano) tutta la responsabilità. Renzi deve essersi sentito autorizzato ad andare avanti dal «non m’ immischio» di papa Francesco che, nella conferenza stampa delle ore più critiche della legge, ha detto addirittura di non ricordare quel pronunciamento della Santa Sede del 2003.
Papa Bergoglio s’ immischia solo se si tratta di «immigrazione» (in quel caso entra a gamba tesa pure nelle presidenziali americane).
Forse è vero che il Papa non ricorda bene quel documento, ma i suoi sostenitori fanno presente che nel 2010, quando la legge per i matrimoni omosessuali fu discussa in Argentina, l’allora cardinal Bergoglio usò parole di fuoco: «È in gioco qui l’ identità e la sopravvivenza della famiglia… È in gioco la vita di molti bambini che saranno discriminati in anticipo e privati della loro maturazione umana che Dio ha voluto avvenga con un padre e con una madre. È in gioco il rifiuto totale della legge di Dio, incisa anche nei nostri cuori… Qui pure c’ è l’ invidia del Demonio… un’ invidia che cerca astutamente di distruggere l’ immagine di Dio… Non siamo ingenui: questa non è semplicemente una lotta politica, ma è un tentativo distruttivo del disegno di Dio.
Non è solo un disegno di legge (questo è solo lo strumento) ma è una “mossa” del padre della menzogna che cerca di confondere e d’ ingannare i figli di Dio».
Parole durissime.
Ma Bergoglio oggi da Papa non le ha ripetute perché – ha detto – «il Papa è per tutti», cioè: vuole piacere a tutti. O almeno ai più potenti. Perché il povero popolo del Family day è stato da lui trattato a pesci in faccia.
Del resto anche Renzi nel 2007 era con il Family day, mentre nel 2016 è stato il suo grande avversario. Entrambi dunque – Bergoglio e Renzi – hanno avuto atteggiamenti opposti ieri rispetto ad oggi.
Evidentemente il potere (ecclesiastico e politico) provoca amnesie. O è insorta in loro la volontà di non pestare i piedi a certe forze che hanno aiutato ad arrivare fino alla poltrona che occupano o che sono oggi loro sostenitrici.
A questo proposito, per l’approvazione della Cirinnà, Renzi ha addirittura ricevuto una telefonata di congratulazioni da Obama: è la conferma che il nostro premier ha obbedito all’ agenda imposta dall’Impero. Il presidente Obama è stato il forte supporto sia del papato di Francesco che della premiership di Renzi. Infatti Renzi è il tipo di «politico cattolico» che va bene a papa Bergoglio: esprimono entrambi un cattolicesimo subalterno ai poteri e all’ ideologia dominante. Da questo «contesto internazionale» Renzi ha avuto la sua vera legittimazione, perché non sono stati certo gli italiani a mandarlo a Palazzo Chigi.
Da circa vent’ anni l’Italia è una sorta di colonia, quasi completamente priva di vera sovranità e sballottata fra Unione europea a egemonia tedesca e Stati Uniti, i quali – richiesti in questi giorni di chiarimento sulle intercettazioni di Palazzo Chigi del 2011 – hanno risposto esplicitamente che loro, in territorio italiano, fanno quello che vogliono.
Dunque l’Impero si è congratulato con Renzi per la legge Cirinnà. Ma i «sudditi» italiani invece non hanno gradito.
Perfino il più renziano dei giornali, Repubblica, ieri ha pubblicato un sondaggio dove si rivela che negli ultimi quattro mesi – da novembre a oggi – Renzi ha perso addirittura 7 punti percentuali nel gradimento degli italiani (e il suo governo ne ha persi 5).
Il premier infatti, in questi mesi, ha preteso di far credere a tutti noi che l’ urgenza più grande dell’ Italia fossero i matrimoni gay. Mentre il Paese è allo sbando, con le sue banche nella tempesta, con un debito pubblico fuori controllo, con tasse sempre più soffocanti e una drammatica disoccupazione giovanile.
Il governo è arrivato a introdurre le pensioni di reversibilità per i coniugi gay – discriminando peraltro le coppie di fatto eterosessuali – negli stessi giorni in cui prospettava restrizioni nell’ accesso alle stesse pensioni di reversibilità per le vedove. Ha deluso tanti che gli avevano dato fiducia.
Con Renzi l’Italia sta sprecando un’ occasione storica: infatti col petrolio ai minimi storici, il costo del denaro ridotto a zero e il cambio dell’ euro favorevolissimo, il nostro Pil dovrebbe crescere del 4 per cento annuo. Invece respira appena.
Per nascondere questo flop si è usata anche l’ arma di «distrazione» di massa dei matrimoni gay. E sono insorti guai più grossi.
Antonio Socci
Fonte: Libero Quotidiano.it