Quando la bugia da far passare è molto grossa è bene attrezzarsi subito, sin dalla scelta del nome. E così si chiama dipartimento all’educazione la struttura che ha deciso di distribuire gratuitamente nelle scuole superiori di New York la pillola del giorno dopo alle ragazze che ne facciano richiesta. Poi non ci sarà neanche più bisogno del consenso dei genitori, se hanno preventivamente aderito al programma di contraccezione preventiva, e qui è la bugia più grossa di tutte.
La pillola del giorno dopo, poiché appunto si prende il giorno dopo (anzi, entro 72 ore), non è affatto preventiva, e può o ritardare l’ovulazione, oppure, se il concepimento è avvenuto, impedire l’impianto di una nuova vita che già è cominciata, e quindi si tratta di un vero e proprio aborto in piena regola. C’è di mezzo insomma la vita di un bambino che viene interrotta.
Non sembra di sentirne traccia nel soddisfatto annuncio della diffusione del programma educativo al quale hanno aderito ben 13 scuole newyorkesi, preoccupate perché ogni anno settemila ragazzine rimangono incinte, e circa la metà di loro finiscono per abortire.
Un progetto educativo dovrebbe avere grosso modo queste caratteristiche: c’è un grande che sa il fatto suo. Sa perché sta al mondo e dove è diretto. Solo allora prova a condurre – questo dice l’etimologia – uno un po’ più giovane di lui sulla stessa strada che a lui pare buona. Cosa ci sia di educativo nell’affrontare il fatto che migliaia di ragazzine rimangano incinte facilitando loro la strada per l’aborto è davvero un mistero. A me risulta piuttosto che uno dei passi principali della crescita sia imparare a prendersi responsabilità, smettere di dire “non è colpa mia, l’ho fatto per sbaglio”, cominciare a dire “ho fatto un errore, me ne prendo le conseguenze”. Ho visto tante vite rifiorire, quando una mamma si è fatta carico di quello che all’inizio sembrava un incidente di percorso, e invece è diventata occasione di conversione, e poi gioia infinita, cioè un bambino.
E tra l’altro qui non si vede quale sia il progresso tra abortire in ospedale, sapendo che lo si sta facendo, e abortire senza neanche esserne certe. Io penso che queste adolescenti, crescendo, potrebbero anche tormentarsi tutta la vita, nel dubbio che la bomba preventiva che hanno fatto esplodere nel loro utero abbia ucciso una vita, quella del loro bambino. Sarà ancora più difficile fare i conti con il lutto, se neanche si è certe di cosa si è fatto davvero. C’era mio figlio, lì dentro? L’ho ucciso?
In Italia almeno il Movimento per la Vita ha ottenuto, con un ricorso parzialmente accolto dal Tar, che il bugiardino delle pillole del giorno dopo (Norlevo, Levonelle) chiarisse che il farmaco può anche distruggere l’embrione, e non solo impedire che venga concepito. Insomma un pesticida umano come lo definì Lejeune. Ci si chiede perché la sensibilità ecologista – spiccatissima a New York, piena di mercatini biologici che vendono le ciliegie a carati e a lingotti gli stracchini non contaminati dalla chimica – non insorga contro la diffusione dei veleni contro l’uomo, che danneggiano tante ragazze e uccidono i loro figli senza che neanche se ne rendano conto.
Queste ragazze poi, dopo avere preso il farmaco che risolve il problema, potranno anche uscire a cuor leggero a prendere una centrifuga di carote eque e solidali, ma chissà se un giorno, quando finiranno per tirare le somme della propria vita, quando finiranno per rimpiangere un figlio che non è venuto, o guarderanno negli occhi il loro bambino pensando che forse hanno ucciso il suo fratellino, chissà che non trovino da ridire su questo programma educativo che è stato offerto con tanta leggerezza dalla scuola che le doveva aiutare a crescere.
Fonte: il blog di Costanza Miriano