Secondo Gogarten l’uomo contemporaneo si è reso indipendente da “forze misteriose” che lo sovrastano e interpreta la realtà in cui vive in modo secolarizzato. All’interno di questo modo di pensare, risulta convincente l’affermazione dell’esegeta Quinlan, secondo cui “angeli e diavoli, con tutta probabilità, sono espressioni simboliche di verità più profonde. Angeli e diavoli non sono realtà rivelata”[1]. Se Gesù Cristo non ha rivelato l’esistenza di angeli buoni o malvagi come si spiega la loro credenza nelle comunità cristiane primitive?
Alcuni teologi cattolici, come Schillebeeckx e Drewermann, danno una risposta in chiave psicoanalitica a questa domanda.
Secondo Schillebeeckx, la credenza negli angeli è generata dalla proiezione in un mondo fantastico dei conflitti intrapsichici che travagliano l’essere umano. Scrive:
“La frattura che osserviamo nella creazione buona di Dio deve essere […] provocata da una causa non divina. La scissione nel nostro mondo umano: il fatto cioè che da una parte sia creato da Dio, e quindi buono, dall’altra però di fatto peccatore, e quindi nemico di Dio, in questo antico modo di raffigurarsi, la realtà viene proiettata nel mondo delle potenze celesti, dove sembra regnare la stessa ambivalenza di bontà e malignità. Se non ci sono né angeli né demoni, l’uomo stesso è un demonio! Ma è quanto egli stesso non può accettare nonostante tutte le esperienze di non senso che fa”[2].
Secondo i teologi “secolarizzati” il diavolo non esiste. Come si deve allora interpretare il fatto che, soprattutto nei Vangeli, satana è descritto come una realtà personale che tenta gli esseri umani?
A questa domanda risponde Harnak, rappresentante del protestantesimo liberale, sostenendo che la Bibbia presenta il diavolo come una persona, ma sottolinea che la Sacra Scrittura non è infallibile. Scrive:
“Quanto alla domanda riguardo il diavolo, non può esservi alcun dubbio che la Scrittura intende parlare di un diavolo personale. Ma la Bibbia, deve avere l’ultima parola, è infallibile? […] Questa non è la mia opinione. In particolare riguardo a Satana, si può provare che essa è concepita e sviluppata progressivamente ed è connessa con idee di altri tempi, che noi non condividiamo più”[3].
La grande tradizione teologica, basti pensare a Sant’Agostino e a San Tommaso, non ha mai messo in dubbio la realtà personale di satana e anche oggi ci sono teologi concordi nell’affermare la sua esistenza.
Ad esempio, il teologo cattolico Leon-Dufour scrive:
“Con il nome di Satana (ebr. satan, l’avversario) o di diavolo (gr. diàbolos, il calunniatore) – i due nomi ricorrono con frequenza pressoché uguale nel NT – la Bibbia designa un essere personale, per sé invisibile, ma la cui azione od influsso si manifesta sia nell’attività di altri esseri (demoni o spiriti impuri), sia nella tentazione”[4].
Secondo la Sacra Scrittura, il diavolo è quindi una persona, che esercita un’attività malefica nei confronti degli uomini e guida l’esercito infernale dei demoni[5].
Gli esorcisti, sulla base della loro esperienza, sono normalmente concordi nell’affermare la realtà di satana e della sua azione malefica, che si esercita sia ordinariamente nelle tentazioni, sia straordinariamente nelle possessioni, nelle vessazioni, nelle ossessioni e nelle infestazioni[6].
La Tradizione della Chiesa avvalora la testimonianza degli esorcisti, poiché essa è unanime nell’affermare l’esistenza personale e spirituale del diavolo e la sua azione malefica.
A titolo esemplificativo vengono riportati, qui di seguito, alcuni giudizi dei Padri della Chiesa, i quali attribuivano a satana l’origine delle eresie sorte nei primi secoli del Cristianesimo e le persecuzioni di cui fu (ed è oggi e sempre) oggetto la Chiesa.
Origene: “Quanto al diavolo e ai suoi angeli e alle potenze contrarie, la Chiesa ce ne insegna l’esistenza”[7].
Atenagora: “I demoni sono angeli creati da Dio e ribellatisi a Lui”[8].
Giustino: “I demòni si sono sempre adoperati a seminare odio tra quanti cercano in qualche modo di vivere secondo il Verbo e fuggire il vizio”[9].
Tertulliano “Il diavolo ha usato vari mezzi per combattere la verità. Talora l’ha turbata fingendo di difenderla”[10].
Il Magistero, in continuità con la Tradizione, afferma sin dalle sue origini l’esistenza di satana come realtà creaturale, e, in quanto creatura, soggetto alla signoria assoluta di Gesù Cristo, che, con la sua risurrezione, ha sconfitto il diavolo – e dunque la morte e il peccato – in modo definitivo.
(La prima parte è stata pubblicata sabato 30 marzo. La terza e ultima parte verrà pubblicata sabato 13 aprile)
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NOTE
[1] J. Quinlan, Angeli e diavoli, in Aa. Vv., Angeli e diavoli, Queriniana, Brescia 1972, p. 90.
[2] E. Schillebeeckx, Il Cristo, La storia di una nuova prassi, Queriniana, Brescia 1980, p. 90.
[3] A. Harnak, cit. in M. Kothgasser, op. cit., p. 145.
[4] X. Leon-Dufour, Dizionario di teologia biblica, Marietti, Casale Monferrato, 1984, V ed., p. 1159.
[5] Cfr. ibidem.
[6] Gli esorcisti sono normalmente meno inclini di certi teologi a ritenere che il diavolo non esiste. La loro esperienza diretta vissuta con uomini e donne, di tutte le età e estrazioni sociali, tormentati da qualcuno che agisce in loro, li convince ad affermare l’esistenza di satana.
Padre Amorth, decano degli esorcisti, si impegna da anni, soprattutto tramite pubblicazioni e conferenze a Radio Maria, a far conoscere l’azione del maligno e ai modi per difendersi, raccomandando, prima di tutto di vivere in grazia di Dio e di confessarsi con regolarità.
In particolare, sottolinea che l’esorcismo è necessario nei casi di possessione diabolica, la quale, “è il tormento più grave e ha luogo quando il demonio su impossessa di un corpo (non di un’anima), facendolo agire e parlare come lui vuole, senza che la vittima possa resistere e quindi senza che essa ne sia responsabile moralmente” (G. Amorth, Un esorcista racconta, Presentazione di C. Amantini, Edizioni Dehoniane, Bologna 1991, III ed. ampliata, p. 31).
Padre Amorth svolge un’opera di sensibilizzazione nei confronti del clero, e in particolare dei Vescovi, riguardo alla necessità di amministrare l’esorcismo nei casi necessari, e quindi di nominare esorcisti nelle diocesi.
[7] Origene, De principiis, III, 6.
[8] Atenagora, Supplica per i cristiani, I, 21.
[9] Giustino, Seconda apologia, VIII.
[10] Tertulliano, Adversus Praxeam, I, 1.
Fonte: Zenit