New York (AsiaNews/ Agenzie) – La Palestina denuncerà Israele alla Corte penale internazionale se il governo proseguirà con il programma di insediamenti a Gerusalemme est. Lo ha annunciato ieri, Riad Malki, ministro degli Esteri palestinese, nel suo primo discorso al Consiglio di sicurezza dell’Onu. Per il ministro, la decisione di fermare o meno la costruzione delle colonie, spetterà al neoeletto governo israeliano.
“Israele – ha affermato – conosce la nostra posizione riguardo agli insediamenti. Se le autorità continueranno il piano E1 e gli altri programmi di colonie intorno a Gerusalemme, non avremmo altra scelta che rivolgerci al Tribunale penale internazionale”.
Con il suo intervento, Malki, che ha parlato da un seggio con scritto “Stato della Palestina”, ha scatenato la reazione dei Paesi alleati di Israele, fra tutti gli Stati Uniti. Susan Rice, ambasciatrice Usa all’Onu, ha sminuito la posizione di Malki, sottolineando che la Palestina non è ancora uno Stato riconosciuto e la targhetta sul seggio è solo simbolica. Robert Serry, inviato delle Nazioni Unite in Medio Oriente, ha denunciato l’illegalità del piano di costruzioni israeliane, ma anche invitato la Palestina a non compiere atti che possano compromettere i negoziati con la controparte israeliana.
In novembre, l’Onu ha votato per accogliere la Paestina come Paese non membro delle Nazioni Unite, consentendole di partecipare alle riunioni del Consiglio di sicurezza e di ricorrere alla Corte penale internzionale. Israele ha contestato il voto e ha reagito annunciando la costruzione di altre 1500 abitazioni a Gerusalemme est. Le nuove unità abitative fanno parte della zona E1 e se realizzate taglieranno in due la West Bank, rendendo molto difficile la creazione di uno Stato palestinese omogeneo, con Gerusalemme est quale capitale.
Le colonie – illegali secondo le leggi internazionali – fioriscono da decenni nella West Bank e a attorno a Gerusalemme est. Almeno 500mila coloni israeliani vivono in più di 100 insediamenti costruiti dopo l’occupazione del 1967. I colloqui fra Autorità nazionale palestinese e Israele si sono interrotto nel 2010, proprio per la decisione del premier BenjaminNetanyahu a continuare il programma di costruzione di insediamenti a Gerusalemme est e Cisgiordania.
Fonte: AsiaNews