Negli ultimi mesi, i mezzi di comunicazione e i social network di ispirazione cattolica hanno registrato un crescendo di polemiche a proposito di un “messaggio” che la Vergine Maria Regina della Pace avrebbe dato al veggente di Medjugorje Ivan Dragičević, e nel quale viene citato per la prima volta papa Francesco, definito l’«amato Santo Padre».
Da una parte c’è chi, prendendo spunto da questo messaggio, condanna con asprezza e ritiene inaccettabile che si esprimano dubbi su determinate situazioni e decisioni prese dai vertici della Chiesa – tipico esempio di questa corrente è padre Livio Fanzaga, direttore di Radio Maria; dall’altra, soprattutto in area tradizionalista, questo messaggio viene considerato un avallo a scelte ecclesiali sbagliate, e conferma i detrattori nei dubbi sull’autenticità delle apparizioni di Medjugorje.
L’errore di entrambe le parti è di fare di un messaggio di una rivelazione privata, o peggio dell’interpretazione personale di tale messaggio, una sorta di dogma di fede da imporre agli altri o di un’arma contundente da brandire dai microfoni di una radio o da un social network per sistemare i conti in sospeso con l’avversario di turno. Serve quindi una parola di chiarimento che riporti la questione entro i termini che essa merita, senza esasperazioni né da una parte né dall’altra.
Distinguiamo tra rivelazioni private e Rivelazione
Va ricordato anzitutto che la Chiesa considera apparizioni, visioni, messaggi come “rivelazioni private”. Anche nel caso di manifestazioni mistiche approvate, esse si trovano, infatti, su un gradino notevolmente inferiore rispetto alla Rivelazione di Gesù Cristo quale rivelata dalla Sacra Scrittura e interpretata dal Magistero della Chiesa, l’unica alla quale il cristiano è obbligato a credere per non trovarsi in uno stato di peccato grave.
La Chiesa non disprezza queste rivelazioni private, poiché si tratta spesso di una riproposizione della Rivelazione di Gesù Cristo al fine di facilitare la conversione a Dio dei fedeli e farli crescere sulla strada della santità. Alcune di esse vengono riconosciute ufficialmente, e in rarissimi casi trovano anche un posto nella liturgia, basti pensare alle devozioni al Sacro Cuore di Gesù, al Cuore Immacolato di Maria e alla Divina Misericordia, frutto delle rivelazioni private rispettivamente a Santa Margherita Maria Alacocque, alla Serva di Dio Lucia dos Santos, veggente di Fatima, e a Santa Faustina Kowalska.
In altri casi, la Chiesa non fornisce una risposta definitiva in senso affermativo, ma autorizza il culto a livello di Chiesa locale e di devozione personale – basti pensare alle apparizioni della Vergine della Rivelazione a Bruno Cornacchiola presso le Tre Fontane, a Roma, nell’immediato secondo dopoguerra, e a moltissimi altri santuari mariani costruiti dopo apparizioni della Madonna meta di fiumi di pellegrini, ma anche di vescovi e di altre autorità della Chiesa, segno che comunque in quei fenomeni viene rilevato un messaggio positivo che può aiutare i fedeli a vivere la fede.
Attenti alle facili interpretazioni
La Chiesa quindi, nel riconoscere o incoraggiare il culto legato a queste rivelazioni private, ha sempre l’obiettivo di porre l’accento sulla loro convergenza con la Rivelazione di Gesù Cristo, e non mette mai al centro tali rivelazioni.
La prudenza della Chiesa è dovuta anche al fatto che all’interno di rivelazioni private, si può inserire, qua e là, l’inganno del Maligno o anche un’autosuggestione cui i veggenti rimangono vittime a causa dei condizionamenti dell’ambiente. Questo può accadere anche ai santi protagonisti di rivelazioni private considerate affidabili – è noto come Santa Caterina da Siena, probabilmente influenzata dall’ambiente domenicano cui apparteneva, affermasse che la Madonna le aveva rivelato di non essere stata concepita senza peccato. Anche le rivelazioni di un’altra mistica molto letta in questi giorni, la beata Caterina Emmerich, sono molto spesso oscure, aperte a diverse interpretazioni; per di più occorre anche considerare che non scrisse di persona, dato che non sapeva leggere né scrivere, ma la trascrizione delle sue visioni è ad opera dal poeta tedesco Clemens Brentano. I messaggi provenienti da rivelazioni private, quindi, vanno sempre presi con prudenza, essere utilizzati per edificazione personale, e mai imposti agli altri.
L’interpretazione personale che ciascuno fa di un messaggio è poi ancora meno affidabile, e non può essere usata come arma contundente ai microfoni di una radio o attraverso un social network per aggredire verbalmente chi la pensa in modo diverso.
Il caso Medjugorie
Essa può dare adito a molti problemi, e illuminante in questo senso è il noto caso dei due francescani dell’Erzegovina sospesi a divinis nel 1981 dall’allora vescovo di Mostar, mons, Pavao Žanić – vicenda che rientra nel plurisecolare conflitto tra clero francescano e vescovi della Bosnia e dell’Erzegovina e che, almeno in un primo tempo, non centrava nulla con Medjugorje.
Una volta appreso del provvedimento, infatti, nell’ambiente francescano si corse subito a interrogare la Madonna, e la risposta di quest’ultima, data attraverso i veggenti, fu interpretata in modo tale da sembrare una sconfessione del provvedimento del vescovo – ma la Madonna non aveva detto questo – e provocò il mutamento della posizione di mons. Žanić sui fatti di Medjugorje, che fino a quel momento era stata positiva, un’ostilità verso tali fatti che prosegue anche oggi da parte del successore, mons. Ratko Perić, a suo tempo segretario personale di Žanić.
La prudenza che deve accompagnare la valutazione dei messaggi vale quindi anche per quelli dati ai veggenti di Medjugorje, che, è bene ricordarlo, si trovano all’interno di un fenomeno non ancora riconosciuto dalla Chiesa, sebbene i frutti molto positivi per le anime e la realizzazione delle profezie fatte negli anni ottanta sull’imminente guerra nei Balcani possano fare presumere – ma questa è un’osservazione del tutto personale, che non intende anticipare il giudizio della Chiesa – che nella piccola località della Bosnia-Erzegovina croata sia all’opera il dito di Dio.
Tutto ciò premesso, ci sembra che la rovente polemica sorta a margine del messaggio comunicato da Ivan Dragičević sia del tutto pretestuosa.
Secondo la testimonianza del veggente, questo messaggio è stato ricevuto nel corso di un’apparizione avuta al termine di un incontro di preghiera avvenuto a Vicenza nell’agosto del 2014, e la cui traccia audio è stata pubblicata nei giorni successivi dal portale cattolico croato dell’Erzegovina medjugorje-info.com, da non confondere con il sito ufficiale della parrocchia di Medjugorje, medjugorje.hr. Secondo le parole del veggente, la Madonna avrebbe invitato a pregare «in questo momento in modo speciale per l’amato Santo Padre» – il traduttore presente in loco ha erroneamente tradotto in italiano ‘amatissimo’, ma non vi è traccia di questo superlativo assoluto nelle parole di Ivan – e di pregare «per la sua missione di pace».
Queste parole della Madonna, di per sé, non rappresentano una sorpresa – per la Vergine Maria ogni Vicario in terra di suo Figlio Gesù non può che essere ‘amato’, e se ad esempio chiedessimo a padre Stefano Manelli, cofondatore dei Francescani dell’Immacolata, cosa pensi del Papa, nonostante le sofferenze del momento presente egli non esiterebbe a rispondere con le stesse parole della Madonna quali riferite dal veggente.
Nel messaggio a Ivan, quindi, non vi è alcuna presa di posizione, né vi può essere, sul pontificato di Francesco; la Vergine Maria semplicemente richiama all’amore e alla preghiera per il Papa.
Inoltre, tenendo conto dei dubbi piuttosto seri espressi da Antonio Socci, che ancora oggi rimangono senza risposta ufficiale, circa la validità della sua elezione del cardinale Bergoglio al soglio di Pietro, e del fatto che, come ha scritto anche Messori sul Corriere della Sera, attualmente la Chiesa ha due Papi, c’è da domandarsi se la Madonna, parlando del Papa, si riferisca proprio a Francesco o a Benedetto XVI.
In precedenza, solamente in un’occasione un Papa era stato menzionato esplicitamente in un messaggio reso pubblico attraverso i veggenti di Medjugorje. Alla vigilia della prima visita di Giovanni Paolo II in Croazia, nel messaggio del 25 agosto 1994, reso noto attraverso Marija Pavlović-Lunetti, nel messaggio, con parole molto più toccanti che nel messaggio dell’agosto 2014, la Madonna parlò del Papa come «il figlio che più amo», e affermava di pregare in modo speciale «per il dono della presenza del mio amato figlio nella vostra Patria. Pregate figlioli, per la salute del figlio che più amo, il quale soffre, e che io ho scelto per questi tempi…».
Guido Villa
articolo pubblicato su Papalepapale
Nostro commento
Abbiamo pubblicato questo articolo perché quanto esposto corrisponde alla verità sia riguardo alle ragioni di prudenza nei confronti delle rivelazioni private sia riferitamente a Medjugorje ed al messaggio dato da Ivan il 17 agosto scorso durante un incontro di preghiera a Vicenza. Più precisamente, visionando il VIDEO chiunque conosca il croato può verificare che Ivan ha usato l’aggettivo “amato” e non “amatissimo” come ha invece tradotto il suo interprete, il quale, come si può notare, ha liberamente tradotto tutta la testimonianza del veggente, aggiungendo parole non pronunciate.