Per le massime cariche istituzionali italiane, l’omofobia sarebbe un’emergenza tale da richiedere «vicinanza a quanti sono stati vittime di intollerabili aggressioni ‒ ha dichiarato il Presidente della Repubblica in occasione della Giornata contro l’omofobia dello scorso 17 maggio ‒ e a quanti subiscono episodi di discriminazione che hanno per oggetto il loro orientamento sessuale.
Un pensiero particolare va a quei giovani che per questo hanno subìto odiosi atti di bullismo che, oltre ad aggravare le manifestazioni di discriminazione, alimentano pregiudizi e dannosi stereotipi».
Dal canto suo, il Presidente del Senato si è detto «veramente e umanamente preoccupato per gli omofobi. In questa battaglia, fondamentale è l’informazione, la sensibilizzazione, l’educazione, rivolta in particolare ai più giovani, agli adolescenti: è, questa, una autentica priorità nel contrasto alle discriminazioni per motivi sessuali».
Insomma, sembra che in Italia si sia scatenata una guerra e che tutti diano la caccia all’omosessuale, che non può andare a scuola, non può lavorare, non può camminare per strada, non può andare al bar o in altro posto pubblico e via dicendo. È una mattanza, un vero e proprio genocidio. Mai un film che parli di omosessualità o una trasmissione televisiva o una notizia del telegiornale che s’intrattenga sul tema.
Proibite anche le feste colorate di lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersessuali, che andavano sotto il nome di gay-pride.
Eliminati nei Comuni gli uffici LGBTQI, come quello recentemente istituito a Bari dal Sindaco Emiliano, definito «dolcissimo omaggio alla famiglia tradizionale». Sono state richieste perfino le dimissioni di tutti i parlamentari e dei membri dei consigli di amministrazione di aziende pubbliche e private omosessuali.
È tutta una burla, naturalmente. La cultura omosessualista domina tutti i gangli della società italiana e propone l’esatto capovolgimento del diritto naturale, evitando accuratamente che s’insinui il dubbio che il disordine sessuale e l’alterazione dell’identità meritino le cure mediche.
Le potentissime lobby omosessuali, che hanno i loro aderenti e simpatizzanti all’interno di mondi impensabili, condizionano pesantemente l’azione di Governi e Parlamenti europei ed extra-europei. Il fine non è quello di riconoscere diritti che per le coppie dello stesso sesso già ci sono – come in Italia – ma è quello, subdolo, di scardinare l’istituto familiare formato da un uomo e una donna che intendano procreare.
Si allinea a questa prospettiva la terza carica dello Stato, il presidente della Camera, Laura Boldrini: «Le persone omosessuali – ha dichiarato qualche giorno fa ‒ devono veder riconosciute giuridicamente le loro unioni anche in Italia, come avviene già in diciotto ‒ e, a breve, in diciannove ‒ Paesi dell’Unione europea. L’Europa ce lo chiede. L’Europa non ci chiede solo il pareggio di bilancio, ci chiede anche di riconoscere diritti».
L’Europa alla quale fa riferimento l’onorevole Boldrini è la stessa Europa nella quale si consuma un aborto ogni 25 secondi; dove i matrimoni tra persone di sesso opposto sono diminuiti del 30% negli ultimi vent’anni; dove la natalità e il tasso di crescita della popolazione sono garantiti solo dagli immigrati.
È l’Europa che ha evitato di scrivere nella sua Costituzione i fondamenti cristiani della sua genesi; che incoraggia la distruzione degli embrioni umani al fine della sperimentazione scientifica.
È un continente che ha perduto la sua anima cristiana, che vive di edonismo e di desiderio di libertà e che è il principale attore di quella deriva anti-umana che prelude alla sua fine, sul piano storico e politico.
Fonte: Corrispondenza Romana