« La clamorosa ingerenza di Bergoglio nelle presidenziali USA: contro Trump e per l’abortista Biden » di Antonio Socci

Proprio stamani Bergoglio ha annunciato la creazione di 13 nuovi cardinali (di cui 9 elettori). Sono tutti ultra bergogliani. La frettolosa scelta dei tempi, alla vigilia del voto Usa, è significativa: Trump è in forte rimonta e ora il Vaticano bergogliano teme fortemente che possa vincere ancora. A Trump Bergoglio, con tutto l’establishment globalista, ha dichiarato guerra totale.

Se Trump dovesse davvero vincere, questo pontificato, già al tramonto, sarebbe di fatto finito, essendosi schiacciato sulla Cina e totalmente screditato. Nello spot elettorale pro Biden di cui parlo nell’articolo, proprio sul finale, viene lanciato platealmente il card. Tagle come colui che Bergoglio vuole come suo successore. Tutto è esplicito. Con i nuovi cardinali Bergoglio vuole assicurarsi il risultato del prossimo Conclave.

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Il docufilm “Francesco” ha fatto enorme clamore per il “sì” papale alle unioni civili per le coppie gay. Ma era questo era lo scopo principale?

Non proprio. Di sicuro era intenzione del Vaticano dare il massimo risalto a questo prodotto. Infatti mercoledì scorso, prima dell’Udienza generale, papa Bergoglio ha ricevuto – con tanto di fotografi – il regista Evgeny Afineevsky e i suoi collaboratori “dando così la sua benedizione al lavoro”, come scrive il “Fatto quotidiano”, in un clima di tale familiarità che il papa argentino ha addirittura offerto una torta al regista visto che era il suo compleanno.

Poi, il giorno dopo, c’è stata la presentazione del documentario apologetico alla Festa del cinema di Roma, diretta da Antonio Monda, fratello del direttore dell’Osservatore Romano, Andrea (presente in sala), e la premiazione del film nei Giardini Vaticani, dove ha ricevuto il Premio “Kinéo Movie for Humanity Award”, assegnato a chi promuove temi sociali e umanitari.

Ma quale obiettivo si perseguiva? Quello palese era lo scopo autocelebrativo: papa Bergoglio è assetato di popolarità e di consenso mondano, specialmente oggi che il suo pontificato è in ribasso e – a sentire i suoi stessi sostenitori – si è totalmente impantanato (basti considerare il Sinodo sull’Amazzonia e quello tedesco). Soprattutto vuole recuperare il favore mondano in queste settimane in cui il suo Vaticano è al centro di notizie scandalistiche che mostrano – anche sul lato della riforma interna – il fallimento dell’attuale pontificato.

L’esca che è stata usata, per avere il maggior risalto possibile e ottenere il grande e unanime plauso dei media mainstream e delle élite progressiste, è stato il clamoroso segnale sulla questione omosessuale.

Era risaputo che Bergoglio – da cardinale di Buenos Aires – era stato a favore delle “unioni civili” in Argentina. E sappiamo che, come papa, ha “orientato nel 2015 e nel 2016 la posizione della Conferenza episcopale italiana sulla legge voluta dal governo italiano di Matteo Renzi, accettandone la formulazione” (lo scrive Maria Antonietta Calabrò sull’Huffington post).

Mai però aveva fatto un pronunciamento pubblico esplicito così, perché contraddice il magistero ufficiale, di sempre, della Chiesa. La novità dunque è enorme.

A Sinistra, in Italia, c’è chi l’ha interpretato addirittura come un segnale positivo per l’approvazione del Ddl Zan (che secondo la Cei rischia“derive liberticide” contro le opinioni non allineate).

L’esternazione papale ha gettato il mondo cattolico nello sconcerto e nella confusione. Ma di questo Bergoglio non si preoccupa. Per lui le questioni dottrinali o morali o spirituali servono solo strumentalmente per raggiungere uno scopo che è sempre, solo e totalmente politico.

Il recente libro del professor Loris Zanatta, uscito da Laterza, “Il populismo gesuita (Peron, Fidel, Bergoglio)”, mostra benissimo la natura tutta politica del gesuitismo sudamericano e di Bergoglio in particolare.

Dunque qual era il principale scopo politico di questa operazione? Il bersaglio più grosso, quello contro cui tutto il sistema mediatico e le élite globaliste sono scatenate: Donald Trump.

E’ lui che mina il progetto obamiano e clintoniano che, nella forsennata finanziarizzazione dell’economia occidentale, impose la Cina come fabbrica del mondo, a spese del ceto medio e dei lavoratori occidentali (e curiosamente l’attacco più micidiale alla riconferma di Trump – che era sicura a gennaio – gli è arrivato proprio dalla Cina: il Covid 19).

Il pontificato di Bergoglio è figlio dell’epoca Obama/Clinton e condivide la loro ideologia globalista, dentro cui c’è migrazionismo e fanatismo ecologista. L’eventuale riconferma di Trump sarebbe un colpo durissimo per questa ideologia e per questo blocco di potere.

Così stanno scatenando il finimondo e anche Bergoglio partecipa alla campagna anti Trump perché l’elettorato cattolico americano è decisivo. Così, a pochi giorni dal voto, è stato lanciato questo incredibile super spot a favore di Biden.

Basta vedere il trailer del film. Infatti comincia con il Covid in chiave ecologista, perché nell’ideologia bergogliana il virus sarebbe un prodotto non del regime cinese, ma delle nostre offese all’ambiente (ci sono pure le immagini del terremoto che non si sa cosa c’entri con l’ecologia).

Poi c’è la glorificazione di Bergoglio come divo mondiale, “purificatore” della Chiesa e “salvatore” dell’umanità. Ed ecco immagini scelte ad hoc: quelle relative a George Floyd (il cui tragico caso è stato usato immotivatamente contro Trump); quindi “casualmente” spunta l’attuale candidato Dem, Biden, che è accanto a Bergoglio mentre parla al Congresso americano. Infine è la volta della “profetessa” della religione ecologista, Greta Thunberg, inquadrata in Piazza San Pietro mentre saluta Bergoglio.

A questo punto inizia un lungo comizio migrazionista che culmina sul muro fra Usa e Messico. Qui appare l’immagine di Trump e si sentono le parole di fuoco di Bergoglio che tuona: “una persona che pensa solo a fare muri e non fare ponti non è cristiano”.

E’ il famoso attacco a Trump che Bergoglio fece nella campagna elettorale del 2016. E’ riproposto oggi in questo trailer “elettorale” nonostante sia noto che il muro col Messico lo abbiano voluto (anche) i Dem e soprattutto dopo quattro anni in cui Trump, a differenze dei predecessori, non ha fatto neanche una guerra e ha realizzato molti accordi di pace nel mondo. Alla fine appare il card. Tagle (filippino di origini cinesi) che è il candidato di Bergoglio alla sua successione.

Questa la clamorosa intrusione di Bergoglio nella campagna presidenziale, a dieci giorni dal voto. Come si ricorderà giorni fa Bergoglio si rifiutò di ricevere il Segretario di Stato americano, Mike Pompeo, arrivato a Roma per scongiurare il rinnovo dell’accordo Vaticano/Cina, perché – fece sapere Bergoglio – sarebbe stata un’interferenza a favore di Trump nella campagna presidenziale.

Lui – che nel frattempo ha rinnovato il nefasto accordo con la Cina – aveva in serbo un clamoroso comizio: pro Biden.

 

Antonio Socci

Da “Libero”, 25 ottobre 2020

 

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