Era ancora in corso il viaggio in Africa di Papa Francesco e dal sito web dei vescovi tedeschi arrivava una curiosa reprimenda alla Chiesa africana. Dopo aver ricordato la tirata d’orecchi che il Papa ha recentemente riservato ai vescovi tedeschi in visita ad limina, Björn Odendahl, autore del pezzo, si lancia in una spericolata analisi della Chiesa africana.
«Naturalmente la Chiesa sta crescendo in Africa», deve riconoscere l’autore del post su katholisch.de, ma «cresce, perché la gente è socialmente dipendente e spesso non ha nulla a parte la propria fede. Cresce, perché la situazione sul fronte dell’educazione si colloca, in media, a un livello alquanto basso e la gente accetta risposte semplici alle domande difficili sulla fede.
Risposte, come quelle date dal cardinale Sarah della Guinea. Compreso il crescente numero di sacerdoti, anch’essi risultato non solo dello zelo missionario, bensì anche delle scarse possibilità di contare su di una sicurezza sociale nel Continente nero».
Altrochè “nova patria Christi”, qui l’Africa è dipinta come il Terzo Mondo della fede. Se cresce è solo perché imperano ignoranza e miseria. Indirettamente si dà dell’ignorante anche al cardinale Sarah, il quale si limiterebbe a dare risposte semplici a domande difficili.
Inutile ricordare che il cardinale guineiano con il suo libro Dio o niente, e con il suo impegno sui temi del Sinodo, si è mosso su posizioni decisamente alternative a certe soluzioni pastorali proposte da vari ambienti della Conferenza episcopale tedesca.
La cosa che colpisce è che una analisi come questa trovi spazio non su un sito qualsiasi della blogosfera, ma proprio sul canale di comunicazione ufficiale della conferenza episcopale di Germania.
Non servono troppi commenti, possiamo ricordare anche un siparietto antipatico che venne messo in scena durante il Sinodo straordinario del 2014, quando il cardinale Walter Kasper, celebre teologo tedesco, si lasciò scappare un infelice commento a proposito della resistenza che i padri africani avevano fatto in aula su alcuni temi in discussione (coppie omosessuali e divorziati risposati).
Intervistato dal vaticanista americano Edward Pentin, il cardinale disse che i padri africani al Sinodo non sarebbero dovuti entrare in merito a certe problematiche, in particolare quella degli omosessuali, in quanto queste cose «a casa loro sono ancora un tabù». Per questo, aggiunse Kasper, «non dovrebbero dirci troppo cosa dobbiamo fare». Uno strano esercizio di sinodalità.
Velatamente il bravo Odendahl accenna anche una critica alla Chiesa povera per i poveri. «Naturalmente», scrive nel suo post, «si vuole per l’Europa maggior vitalità e forza missionaria».
Esattamente quello che il Papa ha chiesto ai vescovi tedeschi nella recente visita in Vaticano, «ma un ideale romantico della povertà», dice, non aiuta. «La Chiesa ha bisogno anche di un apparato e del denaro per fare del bene».
In effetti, la Chiesa tedesca è particolarmente forte sulle strutture e il denaro. Nessuno mette in dubbio che abbiano la loro importanza «per fare del bene», ma il problema, come ha detto Francesco, è che «vengono inaugurate strutture sempre nuove, per le quali alla fine mancano i fedeli».
Il dato di fatto è che la Chiesa è in ripresa proprio là dove la gente è più povera, dove ancora si danno risposte semplici a domande difficili. E la gente accetta queste risposte non perché è ignorante, ma perché sa andare all’essenziale. Come il cardinale Sarah, o Dio o niente.
Fonte: La NBQ