«La Chiesa non è in ritardo sui tempi, anzi ha un pensiero forte che fa correre. E’ la modernità ad essere in crisi», afferma a «Vatican Insider» padre Enzo Fortunato, teologo francescano, direttore della «Rivista di San Francesco»
I movimenti e la Chiesa-istituzione sono ai ferri corti?
«Nella Chiesa non ho mai ascoltato parole contro i movimenti ecclesiali dal Papa o dai dicasteri competenti. Ho sempre registrato invece la bellezza e la ricchezza dei movimenti. Mi piace immaginarli come dei “vasi comunicanti” che si arricchiscono l’un l’altro».
La Chiesa ha una difficoltà di rapporto con la modernità?
«Credo che sia la modernità ad avere difficoltà di rapporto con se stessa. La modernità è fondamentalmente caratterizzata da un pensiero debole, a corto respiro, che non aiuta l’uomo ad affrontare la realtà dei suoi problemi. Quello della Chiesa è un pensiero forte che ti fa correre».
Va adeguata la struttura della Chiesa?
«La Chiesa è fondata sulla collegialità che vuole il bene comune e non persegue interessi di parte. Questa profonda crisi economica e sociale che il mondo contemporaneo sta attraversando è il frutto di un’azione di governanti e di Stati troppo impegnati a curare propri interessi particolari».
Il vertice della Chiesa è scollegato dalla base?
«Potrebbe sembrare così, ma se ci confrontiamo con queste sorelle e fratelli (e noi lo facciamo quotidianamente con i pellegrini che giungono ad Assisi) ci rendiamo conto che i mezzi d’informazione non restituiscono compiutamente la realtà di un volontariato più che mai vivo, partecipe, impegnato nella testimonianza cristiana e nella solidarietà. Da 2000 anni, la Chiesa si apre con misura e saggezza al mondo, ne sa cogliere idee e aspirazioni».
Da cosa nascono Vatileaks e gli scandali nella Chiesa?
«Benedetto XVI sta purificando la Chiesa. Gli scandali ci sono sempre stati. Il primo fu quello di Giuda, ma l’importante è intervenire anche “chirurgicamente” per debellare ogni forma di “cancro”. Il resto lo affidiamo alla misericordi di Dio. L’unica eredità che conosciamo è quella della buona novella. Poi bisogna dialogare anche con chi ci attacca. La Chiesa l’ha fatto, lo fa e lo farà sempre. Mai parole di condanna e chiusura, distinzione fra peccato e peccatore: la via del giustizialismo non appartiene alla Chiesa».
Qual è la soluzione?
«Come ricorda il cardinale Gianfranco Ravasi, San Francesco rappresenta oggi per l’uomo contemporaneo : “l’emblema del dialogo, dell’incontro, dell’amicizia. Il Poverello è una figura che attira tutti, al di là di fedi, religioni, condizioni sociali. E’ una figura universale come Cristo. Ma non un santino, perché è capace di parlare al cuore di ognuno di noi. E’ schietto ed essenziale, diretto, senza fronzoli quando parla di povertà, di amicizia, di difesa del creato, di ambiente come dono di Dio, di dialogo. Come dimenticare il suo incontro col Sultano d’Egitto? Come non fare propria quella voglia di Francesco di incontrare gli altri, i lontani, i diversi, gli ultimi, gli ammalati? Francesco, ripeto, è figura universale, attualissima, in grado di ammaestrare col suo esempio sulla strada di Cristo le genti di oggi anche dopo oltre 800 anni dalla morte».
La Chiesa sa comunicare?
«Mai come in questo momento la Chiesa è aperta alla comunicazione e anche alle nuove modalità di informazione, ai nuovi linguaggi frutto dello sviluppo tecnologico. La domanda va capovolta: i mass media contemporanei sono solo attenti al gossip ecclesiale o sono realmente interessati alla straordinaria ricchezza – spirituale, umana, solidale – che esprime il mondo cattolico?»
Fonte: Vatican Insider