Non serviva scomodare la Corte di Cassazione per dirlo. Bastava Catalano, indimenticabile personaggio delle ovvietà di “quelli della notte”: la Costituzione italiana non vieta a due persone dello stesso sesso di “generare figli”. E invece l’ha detto proprio la Cassazione! Il fatto è che i giudici non sanno più che inventarsi per essere sicuri che anche l’Italia riconosca la genitorialità per coppie gay: e quindi ci è toccato sentire pure questa frase surreale, cuore della sentenza con cui la Cassazione ha consentito di trascrivere l’atto di nascita di un bambino nato in Spagna da una coppia lesbica (una ha messo l’ovocita e l’altra ha partorito) e sicuramente da un uomo, presumibilmente un “donatore” di sperma. Il padre è cancellato, la madre raddoppiata.
L’avesse detto uno studente all’esame di diritto costituzionale, l’avrebbero cacciato su due piedi. Invece adesso fa parte della giurisprudenza italiana.
Continuando il ragionamento – tutto ciò che non è espressamente vietato è permesso, a prescindere dal fatto che esista o no – da oggi siamo certi che la nostra costituzione consente, perché non vieta, nell’ordine: il volo degli asini, lo schiamazzo notturno dei fantasmi, l’atterraggio degli ufo nelle aree urbane, la reincarnazione.
Quest’ultimo punto soprattutto ci conforta, viste le notizie dalla Cina, a proposito della quale Antonio Socci riferisce che “al Capitolo V (articoli 36-39) dei nuovi regolamenti sulle attività religiose del regime comunista di Pechino, si dispone che è vietato reincarnarsi senza il permesso del Partito”.
Si tratta di una disposizione per “controllare” le reincarnazioni dei “budda viventi”, che devono fare domanda ad apposito dipartimento. Tutto vero (v. anche Bernardo Cervellera, direttore di Asia News) e per niente divertente, visto che fa parte delle repressioni sanguinose antitibetane da parte del regime comunista cinese.
Ma il tasso di assurdità è lo stesso di quello espresso dall’ideologia dominante, che si serve anche di certi tribunali. Forse perché sempre di regimi si tratta: gratta gratta…
Fonte: L’Occidentale