Teheran (AsiaNews/Agenzie) – Rischia la pena di morte Saeed Abedini, il cittadino statunitense di origini iraniane convertito al cristianesimo arrestato in settembre durante un viaggio nel suo Paese natale. L’uomo, 32 anni, è accusato di attentato alla sicurezza nazionale. A diffondere la notizia è la moglie Naghmeh Abedini. Secondo la donna il processo contro il marito inizierà il prossimo 21 gennaio.
Sarà presieduto da Abbas Pir-Abassi, giudice della corte rivoluzionaria accusato di violazioni dei diritti umani per le dure condanne inflitte ai giovani protagonisti nel 2009 delle manifestazioni contro il presidente Mahmoud Ahmadinejad.
Nel 2010 egli ha condannato Jila Baniyaghoob, giornalista e attivista per i diritti umani a 30 anni di carcere.
Nato in Iran, Saeed Abedini vive da anni negli Stati con la moglie e due figli, ma ha mantenuto stretti contatti con il Paese di origine. I problemi con le autorità iraniane iniziano nel 2009 dopo la sua conversione al cristianesimo.
Nel corso di una visita la polizia lo arresta, ma lo rilascia dopo alcuni mesi, facendogli firmare un documento dove l’uomo si impegna a non fare proselitismo o attività religiose. Dopo questo episodio Abedini visita altre nove volte l’Iran, senza alcun problema. In questi anni aiuta alcuni amici di una cittadina del nord del Paese a costruire un orfanotrofio. Nel corso dell’ultimo viaggio avvenuto nel settembre 2012 la polizia lo ha di nuovo arrestato accusandolo di aver violato l’accordo.
Nei mesi scorsi, Victoria Nuland, portavoce della Segreteria di Stato americana, ha esortato il governo iraniano a concedere all’uomo un avvocato. Ma secondo la moglie nessun legale ha mai visitato il marito.
La Costituzione iraniana riconosce i diritti di alcune minoranze religiose, tra cui i cristiani, ma punisce anche con la morte i musulmani che cambiano religione.