Invocazione per la pace: programma dettagliato dell’incontro in Vaticano

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Briefing presso la Sala Stampa della Santa Sede, per presentare lo svolgimento dell’iniziativa “Invocazione per la pace”, alla quale Papa Francesco ha invitato i presidenti Shimon Peres e Mahmoud Abbas.  L’evento avrà luogo in Vaticano nel tardo pomeriggio di domenica 8 giugno. Presenti al briefing, padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa, e padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede.

 

Padre Lombardi ha ricordato l’invito rivolto dal Papa ai due presidenti durante il suo viaggio in Terra Santa “ad elevare insieme con me un’intensa preghiera invocando da Dio il dono della pace. Offro la mia casa in Vaticano per ospitare questo incontro di preghiera. Tutti desideriamo la pace.

Tante persone la costruiscono ogni giorno con piccoli gesti. Molti soffrono e sopportano pazientemente la fatica di tanti tentativi per costruirla, e tutti – specialmente coloro che sono posti al servizio dei propri popoli – abbiamo il dovere di farci strumenti e costruttori di pace, prima di tutto nella preghiera.

Costruire la pace è difficile, ma vivere senza pace è un tormento. Tutti gli uomini e le donne di questa terra e del mondo intero ci chiedono di portare davanti a Dio la loro ardente aspirazione alla pace”.

L’evento – ha detto padre Lombardi – comincia nel pomeriggio di domenica con l’arrivo dei due presidenti in Vaticano; l’arrivo è previsto per Peres alle 18.15 e per Abbas alle 18.30, entrando dal Perugino e arrivando a Santa Marta.

Il Papa riceve distintamente l’uno e poi l’altro all’ingresso di Santa Marta, poi ha un breve colloquio, prima con l’uno e poi con l’altro all’interno di Santa Marta. Verso le 18.45 circa, i tre si incontrano nella hall di Santa Marta ed è presente anche il Patriarca Bartolomeo, che sarà arrivato a Roma la sera precedente e avrà celebrato la mattina nella chiesa di San Teodoro, che è la chiesa della comunità greco-ortodossa e che abiterà a Santa Marta.

Quindi sarà presente all’incontro; è stato invitato dal Papa a partecipare a questo evento. Poi, insieme, su un pullmino, un’auto adatta, si trasferiscono al luogo dell’incontro. Padre Pizzaballa sarà presente per aiutare lo svolgimento dell’incontro.

 

Il luogo dove l’evento avviene – ha proseguito padre Lombardi – è un bellissimo prato triangolare che si trova tra la Casina Pio IV, l’Accademia delle Scienze e i Musei Vaticani. Questo triangolo è orientato verso la cupola di San Pietro. Quindi è una collocazione molto bella, molto interessante, nei Giardini; l’incontro avviene tra due siepi molto alte, quindi è un ambiente raccolto.

 

Sono presenti le delegazioni e i cantori.

Il lato aperto verso i Musei, dove passa la strada – ha detto padre Lombardi – è il lato dove si troverà la stampa, dove i colleghi giornalisti che vogliono seguire hanno uno spazio abbastanza adeguato per potersi disporre e vedere, quindi, tutto l’evento in questo grande triangolo che è davanti a loro.

Le delegazioni avranno già preso posto in questo triangolo, e i quattro protagonisti: il Papa, i due presidenti e il Patriarca Bartolomeo – scendono dalla loro vettura e a piedi percorrono questo spazio triangolare e arrivano a disporsi alle loro sedi, verso la punta di questo triangolo.

 

Quando i nostri protagonisti hanno preso posto alle loro sedi, ci sarà il Papa tra i due presidenti – il presidente Peres alla destra e il presidente Abbas alla sinistra e il Patriarca in una sede distinta, vicina e con posizione particolare, inizia questo tempo di invocazione per la pace.

C’è un’apertura musicale, c’è una breve monizione in inglese che spiega lo svolgimento dell’evento, e poi ci sono tre momenti che si svolgono in ordine cronologico delle tre religioni, cioè prima il momento dell’ebraismo, poi quello del cristianesimo e poi quello dell’islam.

 

Il momento ebraico, evidentemente, ha testi in ebraico; il momento cristiano ha testi in inglese, italiano e arabo; il momento musulmano ha testi in arabo.

Lo schema è ternario: prima un momento di ringraziamento per la Creazione, poi un momento di richiesta di perdono, poi un momento di invocazione per la pace, in tutti e tre i momenti delle tre religioni. Vi sono degli interludi musicali molto semplici, curati da mons. Palombella con la collaborazione di musicisti.

All’inizio c’è un quartetto d’archi che eseguirà di Simon Baber l’adagio del quartetto per archi in Si minore; poi, nel momento ebraico, vi sarà un clarinetto e due violini con musiche ebraiche sul tema della pace; nel momento cristiano si useranno un’arpa e un flauto; nel momento musulmano, un violino e ognuno naturalmente userà melodie caratteristiche e adatte ad accompagnare i testi scelti per le preghiere.

 

Dopo questi tre momenti, che sono la parte sostanziale dell’invocazione per la pace, abbiamo di nuovo un breve intervento del lettore, che fa la monizione in inglese e introduce l’ultimo momento, che sono i tre interventi del Santo Padre, del presidente Peres e del presidente Mahmud Abbas, che diranno le parole che ritengono appropriate e la loro invocazione per la pace.

Dopo avere fatto i loro tre interventi, c’è un gesto di pace – probabilmente una stretta di mano comune – e poi c’è il gesto del piantare un ulivo, gesto abituale in questi momenti in cui si prega o ci si incontra per la pace, e l’ulivo sarà posto vicino alle sedi dei quattro protagonisti, che si avvicinano a questo ulivo e depongono la terra per piantare simbolicamente questa pianta, simbolo di pace.

Dopo di questo, i quattro si trovano alle loro sedi, e le delegazioni passano a salutarli: tutte le delegazioni passano a salutare il Papa e i due presidenti e il Patriarca Bartolomeo.

Dopodiché, sempre questi quattro protagonisti dell’incontro, si spostano e si recano all’edificio dell’Accademia delle Scienze che è a poche decine di metri di distanza, di fatto, dal luogo dove si trovano nella celebrazione, attraversando un breve spazio di siepe e di strada; è quel cortile ovale, chiamato il “Ninfeo”, e lì c’è un’immagine di loro quattro insieme sulla porta dell’ambiente in cui entreranno, e poi entrano in questo ambiente e c’è un incontro di tipo riservato, che non è seguito dalle telecamere o dai giornalisti in cui i quattro protagonisti terminano l’incontro stando liberamente tra di loro.

Terminato questo momento riservato, li vedremo poi uscire di nuovo da questo ambiente dell’Accademia delle Scienze e poi prenderanno ciascuno la propria macchina e i due presidenti lasceranno direttamente il Vaticano, e il Papa e il Patriarca rientrano a Santa Marta, dove alloggiano.

 

L’inizio del tempo della celebrazione comune – ha proseguito padre Lombardi – è previsto alle 19.00 e si può pensare che duri un’oretta, praticamente, e che poi la fase finale con l’incontro dei quattro protagonisti, il saluto e la partenza prenderà poi una mezz’ora.

Quindi ci immaginiamo che intorno alle 20.30, le 20.40 tutto sia terminato. I testi saranno a disposizione integrali in lingua inglese; ci sarà un libretto in cui ci sarà una traduzione in inglese di tutti i testi della preghiera e che verrà distribuito.

 

Quindi è intervenuto padre Pizzaballa: “Il senso di questo incontro – ha detto – è stato anticipato dal Santo Padre, ma è bene richiamarlo. E’ un momento di invocazione, di preghiera ma soprattutto di invocazione a Dio per il dono della pace.

E’ una pausa, rispetto alla politica: il Santo Padre non vuole entrare in questioni politiche del conflitto israelo-palestinese, che tutti ormai conosciamo in tutti i minimi dettagli, dalla A alla Z.

E’ una pausa rispetto alla politica: la politica ha le sue dinamiche, i suoi tempi, il suo respiro più o meno lungo o più o meno corto, come si vuole; ma il desiderio del Papa è quello di alzare lo sguardo e andare un po’ oltre l’aspetto politico, invitando anche i politici a fare anch’essi a fare una pausa.

I due presidenti sono due personalità politiche: una pausa rispetto alla politica, per orientarci tutti, guardare in alto e poi dall’alto anche guardare la realtà della Terra Santa.

E naturalmente, nessuno ha la presunzione di credere che dopo questo evento scoppierà la pace in Terra Santa, ma l’intento, l’idea è quello di fare un gesto forte – come questo – per riportare nell’ambito della discussione politica anche quel respiro – che un po’ manca – ampio, di visione dall’alto e verso l’altro e anche per avere un impatto sull’opinione pubblica.

La pace non si fa soltanto nei salotti della politica, ma anche con il consenso popolare, dell’opinione pubblica, dei media, eccetera.

Ecco: riportare questo respiro che da un po’ di tempo manca, se non altro riaprire questa strada nel dialogo israelo-palestinese che non deve essere lasciato soltanto ai politici, ma deve diventare un atteggiamento comune.

Ecco, questa iniziativa di così forte impatto con il Santo Padre, il Patriarca Bartolomeo e i due presidenti ha questo scopo. Ma ripeto: non scoppierà – tutti sappiamo – non scoppierà improvvisamente la pace, ma è un’iniziativa molto importante per riaprire questa strada dove tutti sentono nuovamente il bisogno di questa pace.

La preghiera – ha sottolineato – ha la stessa struttura per tutte le tre le comunità. Il primo, come è già stato detto, è la lode a Dio per il dono della Creazione, perché ci ha creati tutti come suoi figli e quindi siamo tutti fratelli, e su questo ci riconosciamo tutti. Questo è fuori discussione.

Il secondo momento è una presa di coscienza che, pur essendo tutti creati come suoi figli e quindi tutti fratelli, noi siamo peccatori, abbiamo peccato contro questa vocazione comune: quindi, una invocazione di perdono.

Il terzo momento è una invocazione a Dio perché ci renda tutti capaci di costruire la pace in Terra Santa, ciascuno nel proprio contesto. Una invocazione, quindi: è una preghiera in forma di invocazione, di invocare Dio – lodarlo, ma poi invocare da Dio, invocare da Dio l’aiuto perché possiamo tutti diventare veramente costruttori di pace nel proprio contesto.

Anche per quanto riguarda i due presidenti non sono previsti discorsi di carattere politico, non ci saranno dichiarazioni di nessuna specie; anche i due presidenti, insieme al Papa, quando interverranno, il senso del loro intervento è un intervento di invocazione; anche essi si uniranno al Papa a questa invocazione per la pace.

I due presidenti sono credenti: il presidente Mahmoud Abbas conosce molto bene – quasi a memoria – il Corano e il presidente Peres conosce molto bene la Scrittura, e quindi si uniranno in questo contesto a questa invocazione di pace.

Il senso – ha ribadito padre Pizzaballa – è cronologico. La composizione delle delegazioni è un aspetto importante. Non è una preghiera interreligiosa tra cristiani, ebrei e musulmani; è un’invocazione di pace che israeliani e palestinesi fanno a Dio.

Israeliani e palestinesi che sono ebrei, cristiani e musulmani: per evitare anche forme di sincretismo, c’è da fare questa distinzione.

Ma le delegazioni, che sono religiose e politiche, appartengono ai due Paesi: il presidente Peres non è presidente solo degli ebrei, è presidente anche dei cristiani, dei musulmani, dei drusi che sono in Israele; il presidente Mahmoud Abbas è presidente dei musulmani e dei cristiani che sono in Palestina.

Per cui, le delegazioni che i presidenti porteranno con sé sono delegazioni composite, che cioè sono rappresentative dei rispettivi Paesi e delle rispettive popolazioni.

E poi, quando si prega, naturalmente, ciascuno appartiene alla propria nazione ma anche appartiene alla propria fede; in questo caso c’è questa distinzione. Ma è bene tenere presente che non è un incontro di preghiera interreligioso; è un incontro di invocazione della pace dei popoli palestinese e israeliano che sono composti da ebrei, cristiani, musulmani; ci saranno anche drusi che non seguiranno la preghiera perché altrimenti non finiremmo più se dobbiamo metterli tutti – abbiamo messo solo quelli più rappresentativi – ma saranno nelle delegazioni presenti membri non di tutte, ma della maggior parte delle comunità religiose che compongono i rispettivi Paesi.

Questo è un aspetto importante. Quindi, se la preghiera è distinta dal punto di vista delle comunità di fede, però l’intento è che ci saranno i due Paesi che si uniscono nella preghiera rappresentati dai due presidenti.

 

Naturalmente – ha proseguito padre Pizzaballa – ogni delegazione ha scelto i suoi testi: nessuno ha imposto nulla. I testi della comunità ebraica sono in gran parte testi biblici, soprattutto Salmi, che rispettano, seguono questi temi: creazione, richiesta di perdono e invocazione; quindi, Salmi che saranno letti da diversi membri della delegazione. In più, ci saranno anche alcune preghiere tratte dal Siddur, cioè dal Libro di preghiera ebraico.

Alcune preghiere, per esempio la richiesta di perdono è tratta dal giorno dello Yom Kippur; ci saranno anche testi molto famosi, molto conosciuti nel mondo ebraico: preghiera alla pace o altre invocazioni di diversi personaggi molto conosciuti, come Nachman di Breslav ed altri …

Dalla comunità cristiana, sono testi biblici, anche qui, naturalmente, dall’Antico Testamento, dal Libro di Isaia, ci sarà una preghiera, una invocazione di perdono tratti dai testi di San Giovanni Paolo II e altre preghiere di invocazione alla pace di Santi.

Insomma, con preghiere e orazioni che sono state composte appositamente per l’occasione. Come composti appositamente sono stati i testi islamici: sono delle preghiere, naturalmente, che evocano il Corano, evocano i grandi testi di preghiera musulmana, ma sono stati composti appositamente per questa occasione.

Le delegazioni non dovrebbero essere composte da più di 15-20 persone ciascuna per mantenere soprattutto il contesto familiare, quando più possibile, di raccoglimento e di preghiera.

 

Testo proveniente  dal sito di Radio Vaticana