Sono a dir poco “ignobili” gli insulti che alcuni utenti Facebook hanno rivolto a don Fortunato Di Noto, fondatore di ‘Meter’, rivolte sulla pagina de Il Messaggero che riportava la notizia della denuncia da parte dell’associazione di 40 filmati che riprendevano decine di bambine legate e stuprate dentro stanze di hotel da soggetti adulti. Erano quest’ultimi a riprendere con telecamere le scene, per poi scambiarle con altri video pedopornografia.
Un circolo osceno che ‘Meter’ ha smantellato con un lavoro capillare svolto su internet, come da oltre un ventennio compie contro questi crimini, segnalando tutto alla Polizia Postale di Catania.
Non tutti però hanno apprezzato l’operazione del sacerdote e dei suoi volontari. “A me non sembra normale che un prete deve (sic) occuparsi di pedofilia, c’è la polizia che indaga perché è il suo lavoro, ci sono i giornali”; “ho capito bene… ma dovrebbe parlare di quello che succede tra i prelati prima di parlare di altri”, sono alcuni dei commenti rivolto a don Di Noto.
Insieme ad altri più ingiuriosi come: “Si è fatto fotografare pure davanti al monitor sto…”; “ma che parli a fare! Per me hai fiducia zero!”; “vergognati!”; “schifoso”. La lista è lunga ma noi preferiamo non riportarli per non darvi ulteriore peso e non urtare l’altrui sensibilità.
Pronta la risposta dell’associazione siciliana: “Ciò che fa più male è notare la superficialità con cui alcuni giustizieri da tastiera abbiano equivocato tra l’immagine di don Di Noto pubblicata sul post del Messaggero – si legge in una nota – mentre ci addolora l’idiozia con cui altri abbiano trovato da sindacare su 25 anni d’impegno a favore dell’infanzia e dei più piccoli solo perché don Fortunato è un prete”.
“È stupido – prosegue il comunicato – dire che un prete non debba occuparsi di pedofilia: allora, come don Luigi Ciotti, non dovrebbe nemmeno occuparsi di mafia o come don Maurizio Patriciello non dovrebbe occuparsi della Terra dei Fuochi.
Ma tant’è: il nero attira e non sempre commenti intelligenti”. A don Fortunato Di Noto riconfermiamo dunque la nostra stima per l’impegno coraggioso che da 25 anni lo vede – a volte anche a rischio della propria vita – in prima fila contro la piaga della pedofilia.
Fonte: Zenit