Caos nell’aula gremita di gente, insulti agli avvocati: sono bastati pochi minuti alla giudice indiana Namrita Aggarwal per decidere di tenere a porte chiuse il processo nei confronti del ‘branco’ che ha stuprato ed ucciso la ragazza di 23 anni a New Delhi, un caso che continua a sconvolgere l’India. Anche per dichiarazioni scioccanti di un personaggio ritenuto un famoso guru sulla presunta colpevolezza anche della ragazza che non avrebbe saputo fermare gli aggressori chiamandoli fratelli. La prossima udienza giovedì 10 gennaio.
Sarà a porte chiuse il processo contro cinque uomini accusati dell’omicidio e stupro della ragazza di New Delhi, morta il 28 dicembre dopo una terribile agonia di 13 giorni. Gli imputati sono comparsi per la prima volta davanti ad un magistrato della capitale indiana per la notifica di una lunga lista di accuse, tra cui omicidio e stupro di gruppo, reati che prevedono la pena di morte.
Si è scatenato il pandemonio quando un legale ha rotto il patto dell’Associazione degli avvocati di non difendere gli stupratori. Sono volati insulti tra le toghe e si è scatenato il caos nella piccola aula, gremita di curiosi e di giornalisti.
La giudice Namrita Garwala ha quindi rinviato l’udienza a giovedì ed ha deciso di chiudere al pubblico il dibattimento per evitare che diventi un fenomeno mediatico, come ha detto. Una scelta che è stata criticata dalle associazioni femministe che vorrebbero invece la massima pubblicità della vicenda che continua a monopolizzare l’attenzione pubblica indiana.
Maria Grazia Coggiola
Fonte: Radio Vaticana