In morte di una famosa showgirl

Ieri è mancata all’affetto del suo pubblico una notissima showgirl italiana, innegabilmente la migliore di tutte. La piangono affranti adulti di ogni età e orientamento sessuale, personaggi dello spettacolo e della politica, senza contare le reti televisive pubbliche e private che hanno tempestivamente cambiato i loro palinsesti per renderle i doverosi omaggi. E anche i giornali stranieri l’hanno commemorata. Ugualmente ammirati e riconoscenti sono stati  pure i social media cattolici, persino quelli di alcuni autorevoli religiosi che si sono uniti compatti al cordoglio, tant’è che ora mancherebbe solo la preghiera personale del Papa per completare il peana universale.

Non è deceduto quindi solo un personaggio dello spettacolo, ma parrebbe essere scomparsa addirittura una benefattrice dell’umanità. Ma chi rappresentava in realtà colei? Era una donna bella, brava, famosa, fortunata per sua stessa ammissione e certamente molto ricca. La perfetta antitesi della seguace di Cristo, con la sua faticosa e sofferente vita, condita tanto più di fallimenti e miserie umane quanto più vicina a Dio.

Ma non solo questo. Era anche un’influente showgirl che ha contribuito a diffondere per decenni una visione pagana della vita. Col suo bel modo di fare instillava nelle personalità più deboli dei suoi telespettatori la convinzione del diritto al libero amore, ai rapporti sessuali intercambiabili e all’ambizione, per i giovani, di raggiungere successi facili ed effimeri. Era, in breve, lo strumento di apertura ad una civiltà scristianizzata ed egocentrata, mascherata da un buonismo d’effetto.

Ha rappresentato, insieme ad altri suoi colleghi, la terra di mezzo che ha condotto all’attuale televisione superficiale con prevalenza di contenuti immorali e dissacranti. Il classico sepolcro imbiancato, il perfetto modello di una cultura senza valori e tutta incentrata sulla materialità del godere la vita senza fini ultimi. Basta ascoltare le parole delle sue canzonette e osservare la sua vita personale.

Non sembri un giudizio troppo severo, perché quello spetta solo a Nostro Signore, è invece una lucida presa d’atto e di distanza dal veleno che, magari senza sua consapevolezza, è stato subdolamente instillato nel pubblico anche attraverso di lei da burattinai ben determinati a perseguire il fine di trasformare le civiltà saldamente cristiane in altre formate da fantocci vuoti di spiritualità ed etica sociale.

Si è già scritto del perché questa trasformazione, lenta ma inesorabile, sia potuta avvenire (qui), e ormai è conclamata.

E guarda caso quella che ha subito gli assalti e i danni peggiori è stata proprio la famiglia, come profetizzò Suor Lucia di Fatima al Cardinale Caffarra. (qui)

In Matteo (12,36) leggiamo: “Ma io vi dico che di ogni parola infondata gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio”, per cui il cristiano nel suo parlare deve tenere sempre presente come unico riferimento la Parola di Dio e i suoi insegnamenti e laddove non può lodare deve usare la carità della preghiera.

Che il Giudice della nostra vita, che non sembra aver mai avuto troppo spazio nella sua esistenza, abbia pietà di lei e di noi.

 

Paola de Lillo