In Egitto è scontro aperto contro Morsi e la sua svolta autoritaria. Onu preoccupata

L’Egitto è in attesa del discorso del presidente Morsi, in una giornata scandita da forti tensioni, soprattutto al Cairo, contro la svolta autoritaria dei Fratelli musulmani, al potere nel Paese. Questa sera il Fronte di salvezza nazionle, che riunisce l’opposizione egiziana, ha invitato a manifestare in tutte le piazza egiziane, domani, per chiedere di annullare il decreto presidenziale e il referendum sulla costituzione.  

 

Gli egiziani aspettano le parole del loro presidente, in un giorno di proteste contro la svolta autoritaria dei Fratelli Musulmani. Mentre Morsi era a colloquio con il premier Qandil, e le principali cariche politiche e militari, nella capitale, stamattina continuavano le manifestazioni di centinaia di persone, sia pro sia contro Morsi, dopo una notte di scontri che hanno visto la morte di sette persone. La situazione al Cairo è ancora confusa, carri armati e blindati stazionano davanti al palazzo presidenziale, i militari hanno garantito che non useranno violenza contro le proteste, ma hanno imposto il divieto di manifestare.

Nonostante ciò tre cortei anti-Morsi si sono diretti nel pomeriggio verso il palazzo presidenziale. A Morsi è arrivata la richiesta dal principale ateneo egiziano, l’università di al-Azhar, di sospendere immediatamente il decreto e di avviare un dialogo con l’opposizione. Il capo del Fratelli Musulmani, Moahmed Badie, ha lanciato un appello all’unità del popolo, a evitare divisioni delle quali potrebbero beneficiare, ha detto, “i nemici della Nazione”. Si è intanto dimesso il vicepresidente del Partito Libertà e Giusitizia, dei Fratelli Musulmani, Rafiq Habib, consigliere di Morsi. Stessa decisione, per protesta contro la gestione del Paese, è stata presa dal presidente della tv di stato egiziana. Preoccupazione per la crescente tensione è stata intanto espressa da Ginevra dall’Alto commissario Onu per i diritti umani, Navy Pillay, che ha ricordato al governo egiziano il dovere di proteggere i manifestanti pacifici e di vietare e perseguire l’incitazione all’odio.

Della difficile situazione in Egitto Fausta Speranza ha parlato con il prof. Paolo Quercia, del centro militare Studi Strategici:

R. – La tensione è alta e questo è il primo grande scoppio di violenza di piazza dopo la caduta di Mubarak, che poi vede varie fazioni delle forze dell’ordine scontrarsi in un mix un po’ complesso. La situazione è preoccupante, anche per la delicata fase di transizione costituzionale in cui il Paese si trova.

D. – Ma davvero è la Costituzione il problema o il problema di fondo sono i Fratelli musulmani che hanno preso il controllo del Paese, e la scelta di Morsi di attribuirsi in questa fase poteri speciali?

R. – Direi che effettivamente è così. Il presidente Morsi ha messo il Paese di fronte ad una sorta di ricatto: o viene accettata questa Costituzione così come è stata elaborata da parte dell’Assemblea costituente, dominata comunque dagli islamisti, o altrimenti permangono i poteri eccezionali che si è arrogato il presidente. Quindi, a questo punto il referendum, che si potrebbe tenere a dicembre o subito dopo, prevede una alternativa tra una forma di dittatura o di forte autoritarismo e l’accettazione di questa Costituzione. Costituzione che poi è di per sé ambigua: non è un testo così pericoloso in quanto tale, ma presenta sicuramente numerosi punti di ambiguità, soprattutto sul ruolo delle religioni all’interno del sistema costituzionale egiziano.

D. – Ci dica di più di questo…

R. – Una parte dei partiti è uscita dall’Assemblea costituente, che era rappresentativa di un po’ tutte le forze politiche del Paese, post-rivoluzionarie. Quindi una parte di queste forze sono uscite dall’Assemblea costituente in protesta per alcune clausole di questa Costituzione, perché hanno ritenuto che non tutelassero sufficientemente la libertà religiosa nel Paese. Io non sono in grado di pronunciarmi esattamente su quanto questa limitazione o islamizzazione della Costituzione sia così forte. Ricordiamoci, però, che i Fratelli musulmani ci hanno abituato ad una forte ambiguità e ad un uso tattico tanto dei documenti scritti che dei processi elettorali. Probabilmente c’è una parte del Paese che teme una islamizzazione strisciante. I Padri costituenti di questa nuova Costituzione sicuramente sono islamisti, come d’altra parte lo è la maggioranza del Parlamento.

D. – La Guardia Repubblicana assicura che non ci sarà repressione: secondo lei, si può davvero uscire da questa impasse senza ulteriori prese di posizioni forti, violenza o repressione?

R. – Questo dipende da come andranno le vicende della piazza. Un altro elemento importante di quello che sta avvenendo in questi giorni è proprio il ruolo dei militari: sostanzialmente le azioni antidemocratiche del presidente Morsi e il percorso costituzionale sono difesi dai militari, così come era difeso il regime di Mubarak. Da questo punto di vista, il metodo con cui tenere il Paese sotto controllo non sembra molto cambiato. Credo che, però, siano cambiati i rapporti di forza: sicuramente i Fratelli musulmani hanno un sostegno popolare molto più alto di quello che aveva Mubarak e quindi non si dovrebbe – immagino – arrivare ai livelli di violenza o di disordine che abbiamo visto nella caduta del regime.

Francesca Sabatinelli

 

Fonte: Radio Vaticana