Forte preoccupazione nelle scuole paritarie dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del regolamento dell’Imu del Ministero dell’Economia, secondo il quale le scuole paritarie non pagheranno l’Imu solo se l’attività è svolta a titolo gratuito o se il corrispettivo simbolico è tale da coprire solo una frazione del costo del servizio, tenuto conto dell’assenza di relazione con lo stesso.
Debora Donnini ha intervistato don Francesco Macrì, presidente nazionale della Fidae, la Federazione che riunisce la maggior parte delle scuole cattoliche paritarie in Italia:
R. – Questo ci mette in una condizione impossibile perché, oltre a stabilire che l’attività per essere dichiarata non commerciale debba essere svolta a titolo gratuito – ovvero come recita il regolamento “dietro versamento di corrispettivi di importo simbolico e tali da coprire solamente una frazione del costo effettivo di servizio” – mette altre condizioni che sono importanti, ma che di per sé erano state già definite dalla Legge 62, la cosiddetta legge sulla parità scolastica. Queste condizioni sono quelle di accogliere tutti gli alunni, senza discriminazione, compresi i portatori di handicap, di applicare una contrattazione collettiva al personale docente e non docente, di avere un’adeguatezza delle strutture standard previste.
Tutte queste condizioni rendono impossibile la richiesta di questo regolamento, per poter essere esenti dall’Imu. Come si fa, infatti, a gestire un’attività così complessa, come quella della scuola, con costi di gestione altissimi, senza avere un finanziamento pubblico e senza poter richiedere una retta per cercare di coprire queste voci di uscita del bilancio?
D. – L’Agesc, l’Associazione Genitori Scuole Cattoliche, e l’Agidae, l’Associazione Gestori Istituti Dipendenti dall’Autorità Ecclesiastica, lanciano l’allarme sul rischio di chiusura delle scuole paritarie, a fronte di questa novità, perché tra l’altro viene sottolineato che le scuole che chiedono anche la retta più alta non sono in grado di coprire tutto il servizio offerto…
R. – E’ un rischio non solo temuto, ma è un rischio oggettivo, perché le scuole paritarie, specialmente quelle senza finalità di lucro, come sono quelle cattoliche, hanno già dei bilanci in rosso. Ora, andare ad aggiungere a questo bilancio in rosso un’altra voce di uscita considerevole come può essere l’Imu, le mette in condizioni oggettive di chiusura e quindi di non rispondere a quel diritto fondamentale che è la libertà di scelta educativa.
A questo proposito, nei giorni scorsi, precisamente il 4 ottobre, è stata approvata una risoluzione del parlamento europeo, nella quale si stabiliva in maniera chiarissima che gli Stati dell’Unione sono tenuti a riconoscere, non solo, a promuovere le scuole paritarie in quanto occasione dell’esercizio della libertà di scelta educativa delle famiglie, e a promuoverle anche finanziariamente. Questo regolamento contraddice tutto questo, perché oltre ad una serie di vincoli già imposti dalla Legge 62, oltre a non avere nessun finanziamento pubblico, sono costrette a differenza di quelle statali, a pagare una tassa aggiuntiva, che è quella dell’Imu.
D. – Questo, tra l’altro, comporterà problemi per il personale docente e non docente delle scuole…
R. – Certo, se le scuole paritarie chiudono, ci saranno migliaia e migliaia di lavoratori che verranno messi sulla strada, famiglie messe allo sbando.
D. – Secondo dati recenti, le scuole paritarie farebbero risparmiare allo Stato circa sei miliardi di euro all’anno. Quindi, alla fine, questo sarebbe un onere in più per la scuola pubblica…
R. – La cifra è inferiore rispetto alla vera cifra, perché si riferisce solamente alle spese correnti, attribuibili al bilancio del Ministero dell’Istruzione e ai bilanci delle province e dei comuni. Non calcola altre voci di uscita, come per esempio la costruzione degli edifici, la manutenzione straordinaria e ordinaria, le strumentazioni didattiche… Se si andassero a calcolare tutte queste voci, la somma diventerebbe molto, molto più grande.
D. – Quindi, comunque c’è un risparmio molto alto?
R. – La scuola paritaria rende un risparmio altissimo allo Stato. Quindi, lo Stato, soprattutto in una situazione di grave difficoltà economica per il suo bilancio, avrebbe tutto l’interesse a sostenerle e a promuoverle, perché sono un investimento produttivo per il suo bilancio.
Fonte: Radio Vaticana