Dal sito Chiesa e post concilio
In simultanea con LifeSiteNews pubblichiamo la “Lettera aperta” ai vescovi della Chiesa Cattolica di venti eminenti studiosi laici ed ecclesiastici, preceduta da una breve introduzione. Un documento che non esito a definire storico, che si pone nell’alveo della Correctio filialis de heresibus propagatis [qui] e della Dichiarazione di fedeltà [qui]. Altri importanti riferimenti sono ampiamente riportati con i rispettivi link. Il nostro è il testo ufficiale italiano. Qui i testi in inglese, francese, olandese, tedesco, spagnolo.
Argomento della ‘Lettera Aperta’ ai vescovi della Chiesa Cattolica
Questa “Lettera Aperta” ai vescovi della Chiesa Cattolica costituisce la terza fase di un processo iniziatosi nell’estate del 2016. All’epoca, un gruppo selezionato di studiosi ecclesiastici e laici scrisse una lettera personale e privata a tutti i cardinali e ai patriarchi della Chiesa cattolica orientale, mettendo in rilievo eresie ed altri gravi errori che sembravano risultare o esser favoriti dall’Esortazione Apostolica “Amoris laetitia” di Papa Francesco.
L’anno successivo, avendo Papa Francesco continuato a propalare molte di quelle eresie mediante discorsi, atti e omissioni, molti studiosi di quello stesso gruppo, unitamente ad altri, ecclesiastici e laici, indirizzarono al papa una “Correzione Filiale”.
Questa seconda Lettera fu resa pubblica nel settembre del 2017 [qui]. Una petizione a suo sostegno ottenne circa 14.000 adesioni.
Gli Autori della Lettera, tuttavia, dichiararono di non aver cercato di stabilire se Papa Francesco fosse consapevole di disseminare eresie.
La presente “Lettera Aperta” ai vescovi della Chiesa Cattolica innalza il livello della denuncia con l’affermare che Papa Francesco è colpevole del crimine di eresia. Questo crimine viene perpetrato quando un Cattolico in modo consapevole e persistente nega una verità che egli sa esser insegnata dalla Chiesa in quanto rivelata da Dio.
Considerate nel loro insieme, le parole e le azioni di Papa Francesco concretano una ripulsa globale dell’insegnamento cattolico sul matrimonio e i rapporti sessuali, sulla legge morale, sulla grazia e il perdono dei peccati.
La “Lettera Aperta” mostra anche il nesso esistente fra la reiezione della dottrina cattolica e il favore accordato da Papa Francesco a vescovi e altri membri del clero colpevoli di peccati e crimini consistenti in abusi sessuali, come l’ex-cardinale McCarrick, o che hanno protetto ecclesiastici colpevoli di tali peccati e crimini, come nel caso del cardinale Danneels, recentemente scomparso.
Proteggere e promuovere ecclesiastici che rigettano l’insegnamento cattolico su materie quali il matrimonio, l’attività sessuale e la legge morale in generale, persino quando costoro hanno violato la legge morale e il codice penale in modi orrendi, mostra una coerenza rivelatrice di un vero e proprio indirizzo politico da parte di Papa Francesco.
A dir poco, dimostra mancanza di fede nelle verità insegnate dal Magistero della Chiesa in quelle materie.
Indica altresì la presenza di una strategia volta ad imporre alla Chiesa la ripulsa della dottrina della Chiesa in quelle stesse materie; attuata, la strategia, proprio con il nominare a posti di rilievo individui le cui vite personali si fondano sulla violazione di quelle verità.
Gli Autori ritengono che un papato eretico non può esser tollerato o ignorato con l’idea di evitare in tal modo un male peggiore.
Un papato del genere colpisce alle fondamenta il patrimonio di valori della Chiesa. Esso deve esser sottoposto a correzione.
Per tal motivo, lo studio contenuto in questa Lettera si conclude con la descrizione dei tradizionali principi teologici e giuridici applicabili in una situazione del genere.
Gli Autori chiedono rispettosamente ai vescovi della Chiesa di esaminare le accuse contenute nella Lettera: se le troveranno ben fondate potranno liberare la Chiesa dalla sua presente distretta – ottemperando al sacro adagio: Salus animarum prima lex (la salvezza delle anime è la prima legge) – con l’ammonire Papa Francesco a rinnegare le sue eresie; e, se dovesse ostinatamente rifiutarsi, con il dichiarare che egli si è liberamente privato del papato.
Questa “Lettera Aperta” è un documento insolito e, forse, persino storico.
Ma lo stesso diritto della Chiesa afferma che: “In modo proporzionato alla scienza, alla competenza e al prestigio di cui godono, i fedeli hanno il diritto, e anzi talvolta anche il dovere, di manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa“[CIC 1983, can. 212 § 3].
In conclusione, mentre i cattolici ritengono giustamente che il Papa si pronunci infallibilmente solo quando si verificano certe condizioni strettamente definite, la Chiesa non dice che egli non possa cadere nell’eresia, quando si esprima al di fuori di quelle condizioni.
Tra i firmatari di questa “Lettera Aperta“, oltre a professori di teologia e filosofia specialisti di determinati settori vi sono accademici e studiosi provenienti dai più ampi campi di ricerca.
Ciò ben si accorda con la tesi principale della Lettera Aperta, secondo la quale la negazione di verità rivelate da parte di Papa Francesco è evidente per ogni Cattolico istruito nella fede, il quale voglia effettivamente guardare in faccia l’evidenza.
Si noteranno le firme di P. Aidan Nichols OP e del Prof. John Rist. P. Nichols è uno dei più conosciuti teologi del mondo anglo-sassone, autore di molti libri su di un ampio spettro di argomenti teologici, incluse le opere di Hans Urs von Balthasar e di Joseph Ratzinger. Il Prof. Rist, di chiara fama per i suoi studi di filologia classica e di storia della teologia, ha insegnato nell’Università di Toronto, all’Augustinianum di Roma, nella Catholic University of America, nell’Università di Aberdeen e nell’Università Ebraica di Gerusalemme.
La “Lettera Aperta” viene pubblicata subito dopo la celebrazione della Settimana Santa e della settimana di Pasqua, nella speranza che la presente ‘passione’ della Chiesa si risolva presto in una piena risurrezione della verità salvifica di Dio.
I sacerdoti e gli studiosi che desiderassero firmare la “Lettera aperta” possono inviare il loro nome e le credenziali agli organizzatori all’indirizzo email: openlettertobishops@gmail.com. Tutte le richieste saranno accuratamente vagliate. Chi volesse firmare l’Appello è qui.
30 aprile 2019. Santa Caterina da Siena
* * *
Lettera aperta ai Vescovi della Chiesa cattolica
Settimana di Pasqua 2019
Vostre Eminenze, Vostre Beatitudini, Vostre Eccellenze,
Per mezzo di questa lettera ci rivolgiamo a Voi con due obiettivi: il primo è quello di accusare Papa Francesco del delitto canonico di eresia; il secondo, quello di sollecitarVi ad assumere le misure necessarie per affrontare la grave situazione che implica la presenza di un papa eretico.
Prendiamo questa iniziativa come ultima risorsa per contrastare i danni causati ormai da diversi anni dalle parole e dalle azioni di Papa Francesco – che hanno generato una delle peggiori crisi nella storia della Chiesa cattolica.
Accusiamo Papa Francesco del delitto canonico di eresia.
Per commettere il delitto canonico di eresia si devono verificare due condizioni: la persona in questione deve mettere in dubbio o negare, per mezzo di parole e/o azioni pubbliche, una verità rivelata della fede cattolica che dev’essere creduta con l’assenso di fede divina e cattolica; e il dubbio o la negazione devono essere pertinaci, ossia, espressi con la conoscenza del fatto che la verità messa in dubbio o negata è stata insegnata dalla Chiesa cattolica come verità divinamente rivelata che dev’essere creduta con l’assenso di fede; inoltre, il dubbio o la negazione devono essere persistenti.
Accusare un papa di eresia è ovviamente un passo eccezionale, che si deve basare su solide prove.
Ebbene, entrambe le condizioni succitate sono state soddisfatte da Papa Francesco in modo dimostrabile.
Non lo accusiamo di aver commesso il delitto di eresia ogni volta che è sembrato aver pubblicamente contraddetto una verità di fede.
Ci limitiamo ad accusarlo di eresia basandoci su occasioni in cui ha pubblicamente negato verità della fede ed ha poi agito in modo da confermare di non credere nelle verità che ha pubblicamente negato.
Non affermiamo che abbia negato verità della fede in dichiarazioni che soddisfano le condizioni necessarie per essere considerate un insegnamento papale infallibile. Asseriamo che ciò sarebbe impossibile, giacché sarebbe inconciliabile con la guida fornita alla Chiesa dallo Spirito Santo. Neghiamo che qualsiasi persona ragionevole possa anche lontanamente pensare che questo sia accaduto, dal momento che Papa Francesco non ha mai fatto una sola dichiarazione che soddisfi le condizioni necessarie per l’infallibilità.
Accusiamo Papa Francesco di aver dimostrato pubblicamente e pertinacemente, con le sue parole e con le sue azioni, di credere nelle seguenti proposizioni, contrarie a verità divinamente rivelate (per ogni proposizione forniamo una selezione di insegnamenti scritturistici e magisteriali che la condannano in quanto contraria alla divina rivelazione – riferimenti comprovanti l’evidenza, che tuttavia non vogliono essere esaustivi) :
I. Una persona giustificata non ha la forza di osservare – con l’aiuto della grazia di Dio – i comandamenti oggettivi della legge divina, come se alcuni dei comandamenti di Dio fossero impossibili ad obbedirsi da parte della persona giustificata; o come se la grazia divina, quando genera la giustificazione in un individuo, non provocasse invariabilmente e per la sua stessa natura la conversione da tutti i peccati gravi, o non fosse sufficiente per convertirsi da tutti i peccati gravi.
[Concilio di Trento, sessione VI, canone 18: “Se qualcuno dice che anche per l’uomo giustificato e costituito in grazia i comandamenti di Dio sono impossibili ad osservarsi, sia anatema “(DH 1568). Vedi inoltre: Gen 4, 7; Deut 30, 11-19; Ecclesiastico 15, 11-22; Mc 8, 38; Lc 9, 26; Ebr 10, 26-29; 1 Gv 5, 17; Zosimo, 15° (o 16°) Sinodo di Cartagine, canone 3 sulla grazia, DH 225; Felice III, 2° sinodo di Orange, DH 397; Concilio di Trento, Sessione V, canone 5; Sessione VI, canoni 18-20, 22, 27 e 29; Pio V, Bolla Ex omnibus afflictionibus, sugli errori di Michele Baio, 54, DH 1954; Innocenzo X, Costituzione Cum occasione, sugli errori di Cornelio Jansen, 1, DH 2001; Clemente XI, Costituzione Unigenitus, sugli errori di Pasquier Quesnel, 71, DH 2471; Giovanni Paolo II, Apostolica Esortazione Reconciliatio et paenitentia 17, AAS 77 (1985), 222; Veritatis splendor 65-70, AAS 85 (1993), 1185-89, DH 4964-67.]
II. Un fedele cristiano può possedere la piena conoscenza di una legge divina e decidere di sua spontanea volontà di trasgredirla in materie gravi, e ciononostante non trovarsi in stato di peccato mortale come conseguenza di tale azione.
[Concilio di Trento, sessione VI, canone 20: “Se qualcuno afferma che l’uomo giustificato e perfetto quanto si voglia, non è tenuto ad osservare i comandamenti di Dio e della Chiesa, ma solo a credere, come se il Vangelo non fosse altro che una semplice e assoluta promessa della vita eterna, non condizionata all’osservanza dei comandamenti, sia anatema”(DH 1570). Vedi inoltre: Mc 8, 38; Lc 9, 26; Ebr 10, 26-29; 1 Gv 5, 17; Concilio di Trento, sessione VI, canoni 19 e 27; Clemente XI, Costituzione Unigenitus, sugli errori di Pasquier Quesnel, 71, DH 2471; Giovanni Paolo II, Apostolica Esortazione Reconciliatio et paenitentia 17, AAS 77 (1985), 222; Veritatis splendor, 65-70, AAS 85 (1993), 1185-89, DH 4964-67.]
III. Una persona che osserva una divina proibizione può peccare contro Dio per via di quello stesso atto di obbedienza.
[Sal 18, 8: “La legge del Signore è senza macchia, rifà le anime”. Vedi inoltre: Ecclesiastico 15, 21; Concilio di Trento, sessione VI, canone 20; Clemente XI, Costituzione Unigenitus, sugli errori di Pasquier Quesnel, 71, DH 2471; Leone XIII, Libertas praestantissimum, ASS 20 (1887-88), 598 (DH 3248); Giovani Paolo II, Veritatis splendor, 40, AAS 85 (1993), 1165 (DH 4953).]
IV. La coscienza può giudicare con verità e giustizia che i rapporti sessuali tra persone che hanno contratto un matrimonio civile – nonostante una delle due sia sposata sacramentalmente con un’altra persona o tutt’e due lo siano – possano talvolta essere moralmente giusti, o richiesti o persino comandati da Dio.
[Concilio di Trento, sessione VI, canone 21: “Se qualcuno afferma che Gesù Cristo è stato dato agli uomini da Dio come redentore, in cui confidare e non anche come legislatore, cui obbedire: sia anatema”, DH 1571; Concilio di Trento, sessione XXIV, canone 2: “Chi dirà che è lecito ai cristiani avere nello stesso tempo più mogli e che ciò non è proibito da alcuna legge divina: sia anatema”, DH 1802; Concilio di Trento, sessione XXIV, canone 5: “Se qualcuno dirà che per motivo di eresia o a causa di una convivenza molesta o per l’assenza esagerata dal coniuge, si possa sciogliere il vincolo matrimoniale: sia anatema, DH 1805; Concilio di Trento, sessione XXIV, canone 7: “Se qualcuno dirà che la Chiesa sbaglia quando ha insegnato ed insegna che secondo la dottrina evangelica ed apostolica non si può sciogliere il vincolo del matrimonio per l’adulterio di uno dei coniugi, e che l’uno e l’altro (perfino l’innocente, che non ha dato motivo all’adulterio) non possono, mentre vive l’altro coniuge, contrarre un altro matrimonio, e che, quindi, commette adulterio colui che, lasciata l’adultera, ne sposi un’altra, e colei che, scacciato l’adultero, si sposi con un altro: sia anatema”, DH 1807. Vedi inoltre: Sal 5, 5; Sal 18, 8-9; Ecclesiastico, 15, 21; Ebr 10, 26-29; Giac 1, 13; 1 Gv 3, 7; Innocenzo XI, Condanna delle proposizioni dei ‘Lassisti’, 62-63, DH 2162-63; Clemente XI, Costituzione Unigenitus, sugli errori di Pasquier Quesnel, 71, DH 2471; Leone XIII, Enciclica Libertas praestantissimum, ASS 20 (1887-88), 598, DH 3248; Pio XII, Decreto del Sant’Uffizio sull’etica della situazione, DH 3918; Concilio Vaticano II, Costituzione pastorale Gaudium et spes, 16; Giovanni Paolo II, Veritatis splendor, 54, AAS 85 (1993), 1177; Catechismo della Chiesa Cattolica, 1786-87.]
V. È falso che gli unici rapporti sessuali buoni nel loro genere e moralmente leciti siano quelli tra marito e moglie.
[1 Cor 6, 9-10: “Non illudetevi: né fornicatori, né idolatri, né adulteri; né effeminati, né pederasti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci, erediteranno il regno di Dio”; Giuda 1, 7: “Così pure Sodoma e Gomorra e le città attorno, ree allo stesso modo di fornicazione e di vizi contro natura, ci restano ad esempio, soffrendo la pena di un fuoco eterno”. Vedi inoltre: Rom 1, 26-32; Efes 5, 3-5; Gal 5, 19-21; Pio XI, Casti connubii 10, 19-21, 73; Paolo VI, Humanae vitae, 11-14; Giovanni Paolo II, Evangelium vitae, 13-14.]
VI. I principi morali e le verità morali contenuti nella divina rivelazione e nella legge naturale non includono proibizioni di carattere negativo che proibiscano in modo assoluto certi tipi di atti, in quanto sempre gravemente illegittimi per via del loro oggetto.
[Giovanni Paolo II, Veritatis splendor 115: “Ciascuno di noi conosce l’importanza della dottrina che rappresenta il nucleo dell’insegnamento di questa Enciclica e che oggi viene richiamata con l’autorità del successore di Pietro. Ciascuno di noi può avvertire la gravità di quanto è in causa, non solo per le singole persone ma anche per l’intera società, con la riaffermazione dell’universalità e della immutabilità dei comandamenti morali, e in particolare di quelli che proibiscono sempre e senza eccezioni gli atti intrinsecamente cattivi”, DH 4971. Vedi inoltre: Rom 3, 8; 1 Cor 6, 9-10; Gal 5, 19-21; Apoc 22, 15; Quarto Concilio Lateranense, cap. 22, DH 815; Concilio di Costanza, Bolla Inter cunctas 14, DH 1254; Paolo VI, Humanae vitae 14, AAS 60 (1968) 490-91; Giovanni Paolo II, Veritatis splendor 83, AAS 85 (1993), 1199, DH 4970.]
VII. Dio non solo permette, ma vuole positivamente il pluralismo e la diversità delle religioni, tanto cristiane quanto non cristiane.
[Giov 14, 6: “Io sono la via, la verità, la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo mio”. Atti 4, 11-12: “Questa è la pietra, da voi edificatori disprezzata, che è divenuta pietra angolare. E in nessun altro è salvezza; poiché non c’è sotto il cielo alcun altro nome dato agli uomini, dal quale possiamo aspettarci d’esser salvati”. Vedi inoltre: Es 22, 20; Es 23, 24; 2 Cron 34, 25; Sal 95, 5; Ger 10, 11; 1 Cor 8, 5-6; Gregorio XVI, Mirari vos 13-14; Pio XI, Qui pluribus 15; Singulari quidem 3-5; Primo Concilio Vaticano, Professione di fede; Leone XIII, Immortale Dei 31; Satis cognitum 3-9; Pio XI, Mortalium animos 1-2, 6.]
Queste eresie sono tra loro connesse.
Il fondamento della morale sessuale cattolica consiste nella nozione secondo cui l’atto sessuale è finalizzato alla procreazione, può essere vissuto solo all’interno del matrimonio, ed è moralmente sbagliato se viene esercitato consapevolmente al di fuori di questo contesto.
La pretesa secondo la quale persone civilmente divorziate dai loro coniugi possono svolgere legittimamente atti sessuali con un’altra persona che non sia il proprio coniuge – che fa parte del punto IV qui sopra – ripudia questo fondamento.
Di conseguenza, sostenere il punto IV significa legittimare molti tipi di attività sessuale al di fuori del matrimonio, non solo i rapporti sessuali tra persone sposate civilmente.
Papa Francesco ha protetto e promosso religiosi che praticano l’omosessualità ed ecclesiastici apologeti degli atti omosessuali. Ciò dimostra che egli crede che gli atti omosessuali non costituiscano peccato grave.
Queste sue convinzioni rientrano nell’affermazione più ampia formulata al punto V, secondo la quale non tutti gli atti sessuali tra persone non sposate sarebbero moralmente sbagliati.
La pretesa secondo la quale un fedele cristiano che abbia la piena conoscenza di una legge divina possa scegliere di sua spontanea volontà di infrangerla in materie gravi e ciononostante non trovarsi in stato di peccato mortale come conseguenza di tale azione, si basa sul sostegno dato da Papa Francesco alla pretesa di Lutero secondo la quale la giustificazione non richiede l’osservanza della legge divina.
Prese tutte insieme, queste posizioni esprimono un rifiuto completo dell’insegnamento cattolico sul matrimonio e sulla sessualità, dell’insegnamento cattolico sulla natura della legge morale e dell’insegnamento cattolico sulla grazia e sulla giustificazione.
Prove del fatto che Papa Francesco è colpevole del delitto di eresia
La prova è duplice: viene infatti fornita dalle dichiarazioni pubbliche di Papa Francesco e dalle sue azioni pubbliche.
Le citazioni qui sotto riportate da “Amoris laetitia” non si dovrebbero leggere isolatamente ma secondo il loro autentico significato, quale risulta dal contesto dell’intero cap. VIII di quel documento.
Questi due tipi di prove sono correlati. Le sue azioni pubbliche servono a stabilire che le dichiarazioni elencate qui sopra sono state formulate da lui con l’intenzione che venissero interpretate in senso eretico.(1)
(A) Le dichiarazioni pubbliche di Papa Francesco che contraddicono verità della fede
1. Amoris laetitia 295: ‘San Giovanni Paolo II proponeva la cosiddetta “legge della gradualità”, nella consapevolezza che l’essere umano “conosce, ama e realizza il bene morale secondo tappe di crescita”. Non è una “gradualità della legge”, ma una gradualità nell’esercizio prudenziale degli atti liberi in soggetti che non sono in condizione di comprendere, di apprezzare o di praticare pienamente le esigenze oggettive della leggeʼ. (I, II, IV)
2. Amoris laetitia 298: ‘I divorziati che vivono una nuova unione, per esempio, possono trovarsi in situazioni molto diverse, che non devono essere catalogate o rinchiuse in affermazioni troppo rigide senza lasciare spazio a un adeguato discernimento personale e pastorale. Una cosa è una seconda unione consolidata nel tempo, con nuovi figli, con provata fedeltà, dedizione generosa, impegno cristiano, consapevolezza dell’irregolarità della propria situazione e grande difficoltà a tornare indietro senza sentire in coscienza che si cadrebbe in nuove colpe.
La Chiesa riconosce situazioni in cui “l’uomo e la donna, per seri motivi – quali, ad esempio, l’educazione dei figli – non possono soddisfare l’obbligo della separazione”. [Nota a piè di pagina 329: In queste situazioni, molti, conoscendo e accettando la possibilità di convivere “come fratello e sorella” che la Chiesa offre loro, rilevano che, se mancano alcune espressioni di intimità, “non è raro che la fedeltà sia messa in pericolo e possa venir compromesso il bene dei figli”.]
C’è anche il caso di quanti hanno fatto grandi sforzi per salvare il primo matrimonio e hanno subito un abbandono ingiusto, o quello di “coloro che hanno contratto una seconda unione in vista dell’educazione dei figli, e talvolta sono soggettivamente certi in coscienza che il precedente matrimonio, irreparabilmente distrutto, non era mai stato valido”.
Altra cosa invece è una nuova unione che viene da un recente divorzio, con tutte le conseguenze di sofferenza e di confusione che colpiscono i figli e famiglie intere, o la situazione di qualcuno che ripetutamente ha mancato ai suoi impegni familiari.
Dev’essere chiaro che questo non è l’ideale che il Vangelo propone per il matrimonio e la famiglia. I Padri sinodali hanno affermato che il discernimento dei Pastori deve sempre farsi “distinguendo adeguatamente”, con uno sguardo che discerna bene le situazioni. Sappiamo che non esistono “semplici ricette”’. (III, IV)
3. Amoris laetitia 299: ‘Accolgo le considerazioni di molti Padri sinodali, i quali hanno voluto affermare che “i battezzati che sono divorziati e risposati civilmente devono essere più integrati nelle comunità cristiane nei diversi modi possibili, evitando ogni occasione di scandalo.
La logica dell’integrazione è la chiave del loro accompagnamento pastorale, perché non soltanto sappiano che appartengono al Corpo di Cristo che è la Chiesa, ma ne possano avere una gioiosa e feconda esperienza. Sono battezzati, sono fratelli e sorelle, lo Spirito Santo riversa in loro doni e carismi per il bene di tutti. […]
Essi non solo non devono sentirsi scomunicati, ma possono vivere e maturare come membra vive della Chiesa, sentendola come una madre che li accoglie sempre, si prende cura di loro con affetto e li incoraggia nel cammino della vita e del Vangelo. Questa integrazione è necessaria pure per la cura e l’educazione cristiana dei loro figli, che debbono essere considerati i più importanti”’. (II, IV)
4. Amoris laetitia 301: ‘Per questo non è più possibile dire che tutti coloro che si trovano in qualche situazione cosiddetta “irregolare” vivano in stato di peccato mortale, privi della grazia santificante. I limiti non dipendono semplicemente da una eventuale ignoranza della norma.
Un soggetto, pur conoscendo bene la norma, può avere grande difficoltà nel comprendere “valori insiti nella norma morale” o si può trovare in condizioni concrete che non gli permettano di agire diversamente e di prendere altre decisioni senza una nuova colpa’. (II, III, IV)
5. Amoris laetitia 303: ‘Ma questa coscienza può riconoscere non solo che una situazione non risponde obiettivamente alla proposta generale del Vangelo; può anche riconoscere con sincerità e onestà ciò che per il momento è la risposta generosa che si può offrire a Dio, e scoprire con una certa sicurezza morale che quella è la donazione che Dio stesso sta richiedendo in mezzo alla complessità concreta dei limiti, benché non sia ancora pienamente l’ideale oggettivo’. (II, IV, V)
6. Amoris laetitia 304: ‘Prego caldamente che ricordiamo sempre ciò che insegna san Tommaso d’Aquino e che impariamo ad assimilarlo nel discernimento pastorale: “Sebbene nelle cose generali vi sia una certa necessità, quanto più si scende alle cose particolari, tanto più si trova indeterminazione. […]
In campo pratico non è uguale per tutti la verità o norma pratica rispetto al particolare, ma soltanto rispetto a ciò che è generale; e anche presso quelli che accettano nei casi particolari una stessa norma pratica, questa non è ugualmente conosciuta da tutti. […]
E tanto più aumenta l’indeterminazione quanto più si scende nel particolare”. È vero che le norme generali presentano un bene che non si deve mai disattendere né trascurare, ma nella loro formulazione non possono abbracciare assolutamente tutte le situazioni particolari’. (VI)
7. Il 5 settembre 2016 i vescovi della Regione Pastorale di Buenos Aires hanno emesso una dichiarazione sull’applicazione dell’Amoris laetitia, in cui affermano:
6) En otras circunstancias más complejas, y cuando no se pudo obtener una declaración de nulidad, la opción mencionada puede no ser de hecho factible. No obstante, igualmente es posible un camino de discernimiento. Si se llega a reconocer que, en un caso concreto, hay limitaciones que atenúan la responsabilidad y la culpabilidad (cf. 301-302), particularmente cuando una persona considere que caería en una ulterior falta dañando a los hijos de la nueva unión, Amoris laetítía abre la posibilidad del acceso a los sacramentos de la Reconciliación y la Eucaristía (cf. notas 336 y 351). Estos a su vez disponen a la persona a seguir madurando y creciendo con la fuerza de la gracia. […]
9) Puede ser conveniente que un eventual acceso a los sacramentos se realice de manera reservada, sobre todo cuando se prevean situaciones conflictivas. Pero al mismo tiempo no hay que dejar de acompañar a la comunidad para que crezca en un espíritu de comprensión y de acogida, sin que ello implique crear confusiones en la enseñanza de la Iglesia acerca del matrimonio indisoluble. La comunidad es instrumento de la misericordia que es “inmerecida, incondicional y gratuita” (297).
10) El discernimiento no se cierra, porque “es dinámico y debe permanecer siempre abierto a nuevas etapas de crecimiento y a nuevas decisiones que permitan realizar el ideal de manera más plena” (303), según la “ley de gradualidad” (295) y confiando en la ayuda de la gracia.
(traduzione)
[6) In altre circostanze più complesse, e quando non sia stato possibile ottenere una dichiarazione di nullità, l’opzione menzionata può essere di fatto impraticabile. Ciononostante, è sempre possibile un cammino di discernimento. Se si arriva a riconoscere che, in un caso concreto, vi sono limiti che attenuano la responsabilità e la colpa (cfr. 301-302), in particolare quando una persona consideri di poter cadere in una colpa ulteriore facendo del male ai figli della nuova unione, Amoris laetitia apre la possibilità dell’accesso ai sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucarestia (cfr. note 336 e 351). Questi ultimi dispongono a loro volta la persona a continuare a maturare e a crescere con la forza della grazia. […]
9) Può essere conveniente che un eventuale accesso ai sacramenti si realizzi in modo riservato, soprattutto quando si prevedono situazioni di conflitto. Ma allo stesso tempo non bisogna smettere di accompagnare la comunità perché cresca in uno spirito di comprensione e di accoglienza, senza che questo implichi creare confusioni nell’insegnamento della Chiesa sul matrimonio indissolubile. La comunità è uno strumento della misericordia, che è “immeritata, incondizionata e gratuita” (297).
10) Il discernimento non finisce mai, perché “è dinamico e deve rimanere sempre aperto a nuove tappe di crescita e a nuove decisioni che consentano di realizzare l’ideale in modo più pieno” (303), secondo la “legge della gradualità” (295) e nutrendo fiducia nella grazia.]
In questo modo si asserisce che secondo l’Amoris laetitia – nonostante in essa non venga negata l’indissolubilità del matrimonio – i “divorziati e risposati” possono ricevere i sacramenti, e che persistere in questo stile di vita è compatibile con la ricezione dell’aiuto della grazia.
Lo stesso giorno Papa Francesco ha scritto una lettera ufficiale al Vescovo Sergio Alfredo Fenoy, di San Miguel, un delegato dei vescovi argentini della Regione Pastorale di Buenos Aires, in cui afferma che i vescovi della Regione Pastorale di Buenos Aires hanno fornito l’unica interpretazione possibile dell’Amoris laetitia:
Querido hermano:
Recibí el escrito de la Región Pastoral Buenos Aires “Criterios básicos para la aplicación del capítulo VIII de Amoris laetítia”. Muchas gracias por habérmelo enviado; y los felicito por el trabajo que se han tomado: un verdadero ejemplo de acompañamiento a los sacerdotes… y todos sabemos cuánto es necesaria esta cercanía del obíspo con su clero y del clero con el obispo. El prójimo “más prójimo” del obispo es el sacerdote, y el mandamiento de amar al prójimo como a sí mismo comienza para nosotros obispos precisamente con nuestros curas.
El escrito es muy bueno y explícita cabalmente el sentido del capitulo VIII de Amoris laetitia. No hay otras interpretaciones.
[Caro fratello,
Ho ricevuto lo scritto della Regione Pastorale di Buenos Aires, “Criteri basici per l’applicazione del capitolo VIII dell’Amoris laetitia”. Vi ringrazio molto per avermelo mandato e vi faccio i miei complimenti per lo sforzo che avete intrapreso: si tratta di un autentico esempio di accompagnamento dei sacerdoti… e tutti sappiamo quanto sia necessaria questa vicinanza del vescovo col suo clero e del clero col suo vescovo. Il prossimo “più prossimo” del vescovo è il sacerdote, e il comandamento di amare il prossimo come se stessi comincia per noi vescovi esattamente con i nostri sacerdoti.
Lo scritto è molto buono ed esprime perfettamente il senso del capitolo VIII dell’Amoris laetitia. Non sono possibili altre interpretazioni.]
Questa lettera ai vescovi di Buenos Aires è stata poi pubblicata negli Acta Apostolicae Sedis dell’ottobre 2016, con una nota che spiega che Papa Francesco ha ordinato la sua pubblicazione come atto di magistero autentico. Questa nota non afferma che le dichiarazioni dell’ “Amoris laetitia” o quelle dei vescovi di Buenos Aires fanno parte del magistero autentico: asserisce con autorità magisteriale che l’interpretazione dei vescovi di Buenos Aires di quanto Papa Francesco voleva dire nell’Amoris laetitia è corretta. (II, IV, V).
Si deve ricordare che il negare la Comunione alle coppie divorziate e invalidamente risposatesi o coabitanti, è in se stesso dottrina fondata sulla Sacra Scrittura e ancorata sulla legge divina.
(2) Sostenere che sia possibile dare la Santa Comunione a coloro che sono divorziati e invalidamente risposati implica, per necessaria deduzione logica, il credere nelle eresie II, IV e V, oppure la negazione del dogma della indissolubilità del matrimonio. (3)
8. Il 16 giugno 2016, in un Congresso Pastorale della diocesi di Roma, Papa Francesco ha affermato che molte coppie di “conviventi” possiedono la grazia del matrimonio. (II, IV, V)
9. Nella conferenza stampa del 26 giugno 2016, Papa Francesco ha affermato:
“Penso che le intenzioni di Martin Lutero non fossero sbagliate. Era un riformatore. Forse alcuni suoi metodi non erano corretti. […] E oggi luterani e cattolici, protestanti, tutti noi siamo d’accordo sulla dottrina della giustificazione. Su questo punto, che è molto importante, egli non era nell’errore.” (I)
10. In un’omelia nella Cattedrale luterana di Lund, in Svezia, il 31 ottobre 2016, Papa Francesco ha affermato:
“L’esperienza spirituale di Martin Lutero ci sfida a ricordare che senza Dio non possiamo fare nulla. “Come posso propiziarmi Dio?”. Questa era la domanda che assillava Lutero. In effetti, la questione di una giusta relazione con Dio è la questione decisiva per le nostre vite. Come è noto, Lutero ha incontrato quel Dio propizio nella Buona Novella di Gesù, incarnato, morto e risorto. Col concetto “mediante la sola grazia”, egli ci ricorda che è sempre Dio a prendere l’iniziativa, ancor prima di ogni risposta umana, anche se Egli cerca di suscitare tale risposta. La dottrina della giustificazione esprime pertanto l’essenza dell’esistenza umana di fronte a Dio. (I)
11. Il 31 ottobre 2016, in occasione della Commemorazione Congiunta Cattolico-Luterana della Riforma, Papa Francesco ha firmato la Dichiarazione Congiunta, che contiene l’affermazione: “Siamo profondamente grati per i doni spirituali e teologici ricevuti per mezzo della Riforma”. (I)
12. Il 4 febbraio 2019, Papa Francesco e Ahmad Al-Tayyeb, il Gran Imam della moschea di Al-Azhar, hanno firmato pubblicamente ed emanato una dichiarazione intitolata “Documento sulla Fraternità Umana”, in cui si trovano le seguenti affermazioni:
La libertà è un diritto di ogni persona: ogni individuo gode di libertà di fede, di pensiero, di espressione e di azione. Il pluralismo e la diversità delle religioni, dei colori, dei sessi, delle razze e delle lingue sono stati voluti da Dio, che li ha pensati così nella Sua Sapienza, tramite la Quale Egli ha creato gli esseri umani.
Questa divina Sapienza è la fonte da cui emana il diritto alla libertà di fede e alla libertà di essere diversi.(4) (VII)
(B) Atti pubblici di Papa Francesco che dimostrano il suo rifiuto di verità di fede
Se vengono interpretate nel senso più ovvio, le dichiarazioni elencate qui sopra sono eretiche. Ciò è stato fatto notare – a proposito di molte di esse – nella Correzione Filiale inviata a Papa Francesco e nelle censure teologiche all’Amoris laetitia inviate al collegio dei cardinali da 45 studiosi cattolici. Sono state interpretate come eresie da gran parte della Chiesa, intese a legittimare credenze e comportamenti ad esse conformi. Papa Francesco non ha mai corretto coloro che le hanno pubblicamente interpretate in senso eretico, nemmeno quando si trattava di vescovi o cardinali.
Tuttavia, queste dichiarazioni non sono l’unica prova dell’adesione pubblica di Papa Francesco all’eresia.
È possibile mostrare di credere in una proposizione non solo a parole ma anche con le azioni. Il diritto canonico ha sempre ammesso che azioni non verbali possano essere prove di eresia; per esempio, il rifiuto di inginocchiarsi di fronte al Santo Sacramento è stato interpretato come una prova della mancanza di fede nella dottrina della Presenza Reale.
Le azioni non verbali possono costituire prova di eresia da sole o in concomitanza con dichiarazioni verbali e scritte. In quest’ultimo caso, forniscono un contesto che rende chiaro che le dichiarazioni verbali e scritte in questione devono essere interpretate in senso eretico.
Un gran numero di azioni pubbliche di Papa Francesco ha reso evidente la sua fede nelle eresie elencate qui sopra, nell’uno o nell’altro di questi due modi.
Forniamo qui sotto un elenco sommario di siffatte azioni, che non pretende di essere esauriente, né deve esserlo: se vengono prese in esame insieme alle dichiarazioni di Papa Francesco sopra riportate, il numero e la gravità delle azioni elencate è sufficiente per provare oltre ogni ragionevole dubbio che Papa Francesco ha manifestato pubblicamente di credere nelle eresie che lo accusiamo di sostenere.
Le azioni di Papa Francesco manifestano in vari modi il suo credere nelle eresie sopra elencate: esse includono la protezione, la promozione e l’elogio di sacerdoti e laici che hanno manifestato di credere in tali eresie, o che hanno agito costantemente in modi che sfidano le verità che tali eresie contraddicono.
Il diritto canonico ha sempre considerato che la protezione, la promozione e l’aiuto forniti agli eretici può essere in sé una prova di eresia.
Elogiando sacerdoti e laici che promuovono queste eresie, o affidando loro incarichi importanti, o proteggendo dal castigo o dalla destituzione sacerdoti di questo tipo pur colpevoli di atti gravemente immorali e criminali, egli li aiuta a diffondere il loro credo eretico.
Scegliendo prelati eretici per i posti più importanti nella Curia Romana, egli manifesta l’intenzione di imporre queste eresie a tutta la Chiesa.
Proteggendo sacerdoti colpevoli di atti sessuali immorali e criminali anche quando tale protezione causa grave scandalo per la Chiesa e rischia di provocare un intervento distruttivo da parte delle autorità civili, egli dimostra di non credere nell’insegnamento cattolico sulla morale sessuale e di ritenere l’appoggio ai prelati eretici e criminali più importante del bene della Chiesa.
Elogiando pubblicamente individui che hanno dedicato le loro carriere ad opporsi all’insegnamento della Chiesa e alla fede cattolica e a promuovere e a commettere crimini condannati dalla rivelazione divina e dalla legge naturale, egli trasmette il messaggio, secondo il quale il credo e le azioni di questi individui sono legittimi e degni di lode.
È notevole il fatto che questa approvazione e questo appoggio pubblici non sono indiscriminati: egli non è solito estendere il suo elogio a quei cattolici che sono noti per essere interamente fedeli all’insegnamento della fede, o a quelli che ritengono il comportamento di questi ultimi un esempio da seguire.
E bisogna anche osservare che Papa Francesco ha destituito o messo da parte le persone di tendenze fedeli e ortodosse.
Elenco di azioni papali indicanti adesione alle eresie sopra menzionate.
Cardinale Domenico Calcagno
Il Cardinal Calcagno era noto per aver protetto Nello Giraudo, un prete che aveva abusato un minore dello stesso sesso, prima dell’elezione di Papa Francesco. Quest’ultimo lo ha mantenuto nel suo ufficio di presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Santa Sede finché non ha raggiunto l’età pensionabile nel 2017. (II, V)
Cardinale Francesco Coccopalmerio
Nel 2014 il Cardinale Coccopalmerio ha affermato pubblicamente che i leader cattolici devono enfatizzare gli elementi positivi delle relazioni omosessuali, e che in certi casi sarebbe sbagliato negare la comunione a persone che vivono in relazioni adulterine o chieder loro di por fine a tali relazioni. Ha mostrato anche in altro modo la sua approvazione degli atti omosessuali.
Papa Francesco gli ha affidato numerosi incarichi importanti, tra cui la guida di un gruppo di lavoro incaricato di velocizzare il processo di dichiarazione di nullità del matrimonio, e quella di una commissione della Congregazione per la Dottrina della Fede che scrutina gli appelli dei religiosi dichiarati colpevoli di abuso sessuale su minori. (II, IV, V)
Cardinale Blase Cupich
Nel Sinodo sulla Famiglia del 2015 il Cardinale Cupich ha sostenuto la proposta di permettere alle persone che vivono in relazioni adulterine e agli omosessuali sessualmente attivi di ricevere l’Eucarestia in buona coscienza, in alcune circostanze. Papa Francesco lo ha nominato Arcivescovo di Chicago nel 2014, cardinale nel 2016, e membro della Congregazione dei Vescovi e della Congregazione per l’Educazione Cattolica. (II, IV, V)
Cardinale Godfried Danneels
Nel 1997 e nel 1998 il Cardinale Danneels è stato esortato a intervenire sul testo del catechismo Roeach, utilizzato nelle scuole cattoliche del Belgio sotto la sua autorità. Questo testo corrompeva i minori proponendo un’educazione sessuale contraria ai principi cattolici, insegnando loro a ricercare qualsivoglia piacere sessuale volessero – solitario, eterosessuale od omosessuale. Riportava le affermazioni tipiche della propaganda utilizzata per legittimare l’abuso sessuale dei fanciulli pre-pubescenti.
Danneels difese il testo e si rifiutò di mutarlo o sopprimerlo, anche di fronte alle obiezioni dei genitori belgi che gli obiettavano come esso incoraggiasse la pedofilia. Danneels è intervenuto per proteggere il vescovo pedofilo Roger Vangheluwe, dopo che si venne a sapere aver quest’ultimo sessualmente abusato di suo nipote sin da quando era un bambino di cinque anni. Allorché il nipote, ormai adulto, richiese a Danneels di intervenire contro Vangheluwe, costui si rifiutò dicendo al nipote di tacere sulla vicenda e di riconoscere la sua propria colpa. Tutto ciò era di pubblico dominio nel 2010. Il cardinale Danneels si trovava a fianco di Papa Francesco quando questi fece la sua prima apparizione pubblica dopo l’elezione. Papa Francesco lo ha nominato delegato speciale del Sinodo sulla Famiglia del 2015. Nel 2019, dopo la sua morte, Papa Francesco lo ha elogiato definendolo “un pastore zelante”. (II, IV, V)
Cardinale John Dew
Il Cardinale Dew ha presentato argomenti a favore dell’ammissione di coppie adultere all’Eucarestia al Sinodo sull’Eucarestia del 2005. Papa Francesco lo ha nominato cardinale nel 2015 e lo ha nominato delegato speciale del Sinodo della Famiglia del 2015. (II, IV, V)
Cardinale Kevin Farrell
Il Cardinal Farrell ha espresso il suo appoggio alla proposta che i “divorziati e risposati” possano ricevere la comunione. Papa Francesco lo ha nominato prefetto del neo-formato Dicastero per il Laicato, per la Famiglia e per la Vita, lo ha promosso al rango di cardinale e lo ha nominato cardinale camerlengo. (II, IV, V)
Cardinale Oswald Gracias
Il Cardinal Gracias ha pubblicamente espresso l’opinione secondo cui l’omosessualità potrebbe essere un orientamento dato agli uomini da Dio. Papa Francesco ha fatto di lui uno degli organizzatori del summit vaticano sugli abusi sessuali del febbraio 2019. (II, IV, V)
Cardinale Jozef de Kesel
Nel 2014 il Cardinal de Kesel, allora Vescovo di Bruges, ha nominato Padre Tom Flamez titolare di parrocchia dopo la sua condanna per abuso sessuale. Non ha rimosso Padre Antoon Stragier dal suo ministero fino al 2015, nonostante i crimini di Stragier fossero noti alla diocesi dal 2004. Papa Francesco ha scelto il Vescovo de Kesel come Arcivescovo di Mechelen-Bruxelles nel novembre 2015 e lo ha nominato cardinale nel novembre 2016. (II, IV, V)
Cardinale Rodriguez Maradiaga
In un discorso all’Università di Dallas nel 2013, il Cardinale Maradiaga ha affermato che il Concilio Vaticano Secondo “aveva l’intenzione di chiudere le ostilità tra la Chiesa e il modernismo, che era stato condannato dal Concilio Vaticano Primo”, e ha sostenuto che il “modernismo era, nella maggioranza dei casi, una reazione alle ingiustizie e agli abusi che violavano la dignità e i diritti della persona”. Ha dichiarato che “all’interno del popolo cristiano non vi è una bipartizione fondata su una differenza essenziale tra laici e religiosi” e che “per parlare in modo corretto, non dovremmo parlare di sacerdozio e laicato, bensì di comunità e ministero”. Ha asserito: “Nemmeno Cristo ha proclamato o predicato Se Stesso, ma il Regno. La Chiesa, come Sua discepola e Sua serva, dovrebbe fare la stessa cosa”.
Il Cardinal Maradiaga è rimasto inattivo di fronte all’accusa di molestie sessuali ai seminaristi e di peculato nei confronti di Juan José Pineda Fasquelle, Vescovo ausiliare di Tegucigalpa.
Tali accuse sono state l’oggetto di una visita apostolica condotta dal Vescovo Alcides Jorge Pedro Casaretto, il quale ha presentato una relazione a Papa Francesco nel maggio 2017. Il Vescovo Fasquelle si è dimesso dal suo ufficio nel luglio 2018 all’età di 57 anni. Maradiaga si è rifiutato di indagare le accuse di molestie sessuali di indole omosessuale presentate da 48 dei 180 seminaristi del seminario dell’Honduras, e si è anzi scagliato contro gli accusatori. Papa Francesco ha nominato Maradiaga membro e coordinatore del consiglio di nove cardinali da lui formato nel 2013 per assisterlo nel governo della Chiesa universale. (II, IV, V)
Ex-Cardinale Theodore McCarrick
Secondo numerosi e credibili accusatori, l’ex-Cardinale McCarrick costringeva i seminaristi ad avere relazioni omosessuali con lui. Queste accuse erano ben note alla Santa Sede già dal 2002. Tra il 2005 e il 2007, la diocesi di Metuchen e l’arcidiocesi di Newark hanno pagato risarcimenti pecuniari a due sacerdoti che avevano accusato McCarrick di abuso. Nel 2013 Papa Francesco è stato informato personalmente del comportamento di quest’ultimo e del fatto che Papa Benedetto gli aveva imposto restrizioni. Papa Francesco ha richiamato McCarrick dal pensionamento e lo ha utilizzato per molti compiti importanti, tra cui viaggi come rappresentante della Santa Sede in Israele, Armenia, Cina, Iran e Cuba.
McCarrick ha accompagnato Papa Francesco nei suoi viaggi in Israele e a Cuba. Quando, nell’agosto 2018, l’Arcivescovo Carlo Maria Viganò ha affermato che Papa Francesco sapeva già dal 2013 che McCarrick era un predatore abituale, il papa ha rifiutato di rispondere a quest’accusa. Nel febbraio 2019, l’ex-cardinale è stato ridotto allo stato laicale. Nonostante l’esempio negativo fornito dal suo comportamento, l’argomento dell’abuso omosessuale di adulti, in modo particolare di seminaristi, è stato escluso dalle discussioni del summit sugli abusi sessuali che si è svolto a Roma lo stesso mese. (II, IV, V)
Cardinale Donald Wuerl
Il Cardinale Wuerl ha permesso a George Zirwas di mantenere il suo ministero dopo aver appreso che aveva commesso numerosi abusi sessuali. Wuerl si è dimesso dall’ufficio di Arcivescovo di Washington dopo che il suo comportamento in vari casi di abuso sessuale era stato censurato nel Rapporto di un Gran Giurì della Pennsylvania.
Quando Wuerl si è dimesso a causa di queste sue mancanze, Papa Francesco lo ha elogiato per la sua nobiltà, lo ha mantenuto in carica affidandogli il ruolo di amministratore apostolico dell’Arcidiocesi di Washington e lo ha mantenuto quale membro della Congregazione per i Vescovi. (II, IV, V)
Arcivescovo Mario Enrico Delpini
Come vicario generale dell’arcidiocesi di Milano, Delpini ha trasferito Padre Mauro Galli in una nuova parrocchia dopo esser stato informato del fatto che egli aveva abusato sessualmente di un giovane. Delpini ha ammesso il fatto in una deposizione giudiziale, nel 2014. La Santa Sede è stata informata di tutto ciò e Papa Francesco ha nominato Delpini Arcivescovo di Milano nel 2017. (II, IV, V)
Vescovo Juan Barros Madrid
Barros ha coperto i gravi reati sessuali di Padre Fernando Karadima, condannato per abuso sessuale da un tribunale ecclesiastico nel 2011. Nel 2015 Papa Francesco ha nominato Barros Vescovo di Osorno nonostante le forti proteste dei fedeli, e ha definito quanti lo criticavano calunniatori. Il Vescovo Barros ha ammesso le sue responsabilità e si è dimesso nel 2018 dopo che Papa Francesco ha ammesso che aveva compiuto “gravi errori” nella gestione del suo caso. (II, IV, V)
Vescovo Juan Carlos Maccarone
Maccarone è stato Vescovo di Santiago de Estero in Argentina e decano della Facoltà di Teologia dell’Università Pontificia di Buenos Aires. Nel 2005 è stato reso di pubblico dominio un video che mostrava Maccarone mentre veniva sodomizzato da un taxista. In seguito a ciò, egli si è dimesso dall’ufficio di vescovo. Dopo questo incidente, l’allora Arcivescovo Bergoglio ha firmato una dichiarazione di solidarietà a Maccarone emanata dalla conferenza episcopale argentina, di cui era allora capo. (II, IV, V)
Vescovo José Tolentino Mendonça
Nel 2013 Mendonça ha elogiato la teologia di Suor Teresa Forcades, la quale sostiene che gli atti omosessuali sono morali, che l’aborto è un diritto e ha affermato che “Gesù di Nazareth non ha codificato o stabilito regole”. Nel 2018 Papa Francesco lo ha fatto arcivescovo e lo ha nominato capo degli Archivi Segreti Vaticani. Lo stesso anno lo ha anche scelto per predicare nel ritiro spirituale quaresimale del papa e degli alti dignitari curiali. (II, IV, V, VI)
Vescovo Gustavo Óscar Zanchetta
Zanchetta è stato nominato da Papa Francesco vescovo di Orán, in Argentina, nel 2013. Zanchetta si è reso colpevole di reati sessuali di indole omosessuale, ivi comprese molestie sessuali a seminaristi. Prove fotografiche di ciò sono state presentate alla Santa Sede nel 2015. Nel dicembre 2017 Papa Francesco ha nominato Zanchetta assessore dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica. (II, IV, V)
Monsignor Battista Mario Salvatore Ricca
Battista Ricca ha commesso gravi reati sessuali di indole omosessuale quando prestava la sua opera presso la Nunziatura in Uruguay. In un’occasione è rimasto intrappolato in un ascensore con un prostituto e ha dovuto essere liberato dai pompieri. Dopo che questi scandali erano diventati di pubblico dominio, Papa Francesco lo ha incaricato della gestione della sua residenza, Casa Santa Marta, e lo ha nominato prelato dell’Istituto delle Opere di Religione. (II, IV, V)
Padre Julio Grassi
Grassi è stato condannato nel 2009 per aver abusato sessualmente di un ragazzo adolescente. La conferenza episcopale argentina, sotto la presidenza dell’allora Cardinal Bergoglio, ha profuso grandi sforzi per prevenire la condanna di Grassi, facendo preparare al proposito un dossier di quattro volumi che gettava fango sulle vittime di Grassi. Grassi ha dichiarato che l’Arcivescovo Bergoglio “gli ha tenuto la mano” durante tutto il suo iter giudiziale. (II, IV, V)
Padre Mauro Inzoli
Nel 2012, Inzoli è stato ridotto allo stato laicale dalla Congregazione per la Dottrina della Fede per abuso sessuale su minori. L’esecuzione della sentenza di prima istanza fu sospesa in seguito all’appello dell’Inzoli. Nel giugno 2014 Papa Francesco ha commutato la condanna nell’assai più mite obbligo di condurre una vita ritirata. Nel 2016 egli fu arrestato e condannato dalla Giustizia italiana. Solo dopo questa condanna, Papa Francesco si è finalmente deciso a ridurlo allo stato laicale (II, IV, V).
Padre James Martin S.J.
Martin è un noto sostenitore della legittimazione delle relazioni e degli atti omosessuali. Nel 2017 Papa Francesco lo ha nominato consulente del Segretariato delle Comunicazioni della Santa Sede. (II, IV, V)
Padre Timothy Radcliffe O.P.
Nel 2013 Radcliffe ha affermato che gli atti omosessuali possono essere un’espressione del dono di Sé del Cristo. Papa Francesco lo ha nominato consulente del Consiglio Pontificio per la Giustizia e la Pace nel maggio 2015. (II, IV, V)
Emma Bonino
Emma Bonino è l’attivista politica più accanitamente a favore dell’aborto e dell’eutanasia in Italia. Ella stessa si è vantata di aver procurato molti aborti. Nel 2015 Papa Francesco l’ha ricevuta in Vaticano, e nel 2016 l’ha elogiata come uno dei “grandi personaggi dimenticati” d’Italia. (II, IV. V, VI)
Pontificia Accademia per la Vita
Nel 2016 Papa Francesco ha mandato a casa tutti i 132 membri della Pontificia Accademia per la Vita [vedi]. Ha eliminato il requisito in base al quale i membri dell’Accademia devono giurare di credere negli insegnamenti cattolici sulla vita umana, di non condurre ricerche distruttive sugli embrioni o sui feti, di non procurare l’aborto libero o l’eutanasia.
Tra i 45 nuovi membri dell’Accademia che egli ha nominato vi sono numerose persone che rinnegano gli insegnamenti della morale cattolica. Padre Maurizio Chiodi si è dichiarato a favore dell’eutanasia mediante la sospensione del nutrimento e ha rifiutato l’insegnamento della dottrina morale cattolica sulla contraccezione [qui].
Padre Alain Thomasset ha negato l’idea dell’esistenza di atti intrinsecamente cattivi e ha dichiarato che alcune relazioni omosessuali possono essere cammini di santità.
Padre Humberto Miguel Yáñez ritiene che la contraccezione artificiale possa essere lecita in alcune circostanze.
La professoressa Marie-Jo Thiel rifiuta l’insegnamento della Chiesa secondo il quale gli atti omosessuali sono intrinsecamente cattivi e l’insegnamento secondo cui la contraccezione è moralmente sbagliata.
Il professor Nigel Biggar sostiene che l’aborto fino alle diciotto settimane di gravidanza sia lecito, e ammette che l’eutanasia possa essere in certi casi giustificata. (II, IV, V, VI)
La promozione della ricezione dell’Eucarestia da parte dei “divorziati risposati”
Papa Francesco ha persistentemente promosso la ricezione dell’Eucarestia, in determinate circostanze, da parte di persone divorziate civilmente dal loro coniuge e aventi relazioni sessuali con un’altra persona.
La citata sua lettera ai vescovi di Buenos Aires ha approvato esplicitamente tale pratica. Bergoglio è intervenuto nella composizione della Relatio post disceptationem per il Sinodo sulla Famiglia del 2014.
La sua aggiunta a tale Relatio proponeva di permettere l’accesso alla Comunione ai cattolici divorziati e risposati, “giudicando caso per caso”, e affermava che i pastori dovrebbero enfatizzare gli “aspetti positivi” di stili di vita che la Chiesa considera gravemente peccaminosi, ivi compresi un secondo matrimonio dopo il divorzio e la coabitazione prematrimoniale.
Queste proposte sono state introdotte nella Relatio dietro sua insistenza personale, nonostante il mancato raggiungimento della maggioranza di due terzi dei consensi richiesta dal regolamento del Sinodo per le proposte da includere nella Relatio stessa.
Papa Francesco ha, inoltre, emanato linee guida per la diocesi di Roma che permettono la ricezione dell’Eucarestia, in determinate circostanze, da parte di cattolici divorziati e risposati civilmente che vivono more uxorio con il loro partner civile.
Questi insegnamenti e atti costituiscono in se stessi un’offesa contro la fede: l’insegnamento secondo cui i cattolici con un coniuge ancora in vita apertamente conviventi con un’altra persona non possono ricevere l’Eucarestia, è una verità che appartiene come minimo all’oggetto secondario dell’infallibilità della Chiesa.
Si tratta come minimo di una verità la cui accettazione è necessaria affinché il deposito della fede possa essere efficacemente difeso o proposto con sufficiente autorità. Noi non neghiamo che ciò faccia parte della Sacra Tradizione divinamente rivelata. Ma la negazione di questa verità non è stata elencata fra le eresie abbracciate da Papa Francesco perché alcuni teologi cattolici di rispetto hanno sostenuto che essa non fa parte del deposito della fede divinamente rivelato. Ciononostante, la negazione di questa verità fornisce le basi per le eresie (IV) e (V) sopra elencate.
Altre indicazioni
Il 9 giugno 2014 Papa Francesco ha ricevuto in Vaticano i leader dell’organizzazione argentina di militanza filo-omosessuale Tupac Amaru e ha benedetto le foglie di coca che essi usano nei loro rituali religiosi pagani, atto che comporta il riconoscimento della coca come pianta sacra. (II, IV, V, VII)
Papa Francesco non ha speso nemmeno una parola a favore delle campagne popolari per evitare che l’aborto e l’omosessualità venissero legalizzati in paesi cattolici: per esempio, prima del referendum sull’introduzione dell’aborto in Irlanda, nel maggio 2018. (II, IV, V, VI)
Alla messa di apertura del Sinodo sulla Gioventù del 2018, Papa Francesco recava un pastorale a forma di stang, un bastone biforcuto simile a quello usato nei rituali satanici. (VI, VII)
Durante il Sinodo sulla Gioventù del 2018, Papa Francesco portava una croce sghemba coi colori dell’arcobaleno, noto simbolo, quest’ultimo, della promozione di massa del movimento omosessuale. (II, IV, V)
Papa Francesco ha stretto un accordo con la Cina che permette al governo cinese di scegliere i vescovi cattolici di quel paese, e ha ordinato a vescovi cattolici rimasti fedeli a Roma di cedere le loro diocesi a vescovi nominati dallo Stato cinese.
La Cina è uno Stato ateo che perseguita i cristiani e applica una immorale politica di controllo delle nascite, la quale prevede tra l’altro la promozione della contraccezione e l’aborto obbligatorio su scala massiccia. Questa politica demografica è di alta priorità per il governo cinese e ha causato incalcolabili danni.
Il controllo della Chiesa da parte del governo cinese garantirà che la Chiesa in Cina non opponga alcuna resistenza a tale politica. (II, VI)
Papa Francesco ha rifiutato di negare che l’Amoris laetitia insegni le eresie (IV), (V) e (VI) elencate sopra, quando è stato esortato a farlo nei Dubia [qui] presentatigli dai Cardinali Brandmüller, Burke, Caffarra e Meisner nel settembre 2016. Questi Dubia menzionavano esplicitamente un grave senso di smarrimento e la grande confusione di molti fedeli su materie di fede e di morale provocata dall’Amoris laetitia.
La presentazione di Dubia da parte di vescovi e la formulazione di una risposta da parte del papa fa parte di una procedura normale, assolutamente tradizionale: il rifiuto di Papa Francesco di rispondere a questi Dubia è pertanto del tutto deliberato.
(C) L’adesione pertinace di Papa Francesco alle proposizioni eretiche
Papa Francesco ha completato gli studi teologici necessari per l’ordinazione, ha ottenuto la licenza in filosofia e la licenza in teologia ed è diventato professore di teologia presso le Facultades de Filosofía y Teología di San Miguel, un’università e seminario dei Gesuiti argentini.
Successivamente è stato nominato rettore di queste facoltà. L’esortazione apostolica Familiaris consortio e l’enciclica Veritatis splendor, che condannano molte delle eresie elencate qui sopra, sono state pubblicate quando egli era rispettivamente sacerdote e vescovo.
Bergoglio ha citato la Familiaris consortio nei suoi scritti e nel 2004 ha partecipato a una conferenza sulla Veritatis splendor in cui ha presentato un contributo che asseriva la dottrina negata nell’eresia (VI), elencata qui sopra.
I summenzionati Dubia, fatti pervenire in privato a Papa Francesco nel settembre 2016 e resi pubblici nel novembre dello stesso anno, richiamano passi della Veritatis splendor e della Familiaris consortio.
È pertanto da presumere che egli possieda una buona conoscenza della dottrina cattolica, sufficiente a renderlo cosciente del fatto che le eresie che professa sono ad essa contrarie. La loro natura eretica gli è stata documentata e messa in evidenza anche in una Correzione Filiale inviatagli da studiosi cattolici nell’agosto 2017, resa pubblica nel settembre dello stesso anno. [qui] (5)
Le richieste che porgiamo a Voi in quanto vescovi
Chiediamo pertanto alle Vostre Eccellenze di affrontare urgentemente la questione dell’adesione pubblica di Papa Francesco all’eresia. Riconosciamo con gratitudine che alcuni di Voi hanno riaffermato le verità contrarie alle eresie che abbiamo elencato o hanno allertato i fedeli sui gravi pericoli che minacciano la Chiesa sotto questo pontificato.
Ricordiamo che, per esempio, Sua Eminenza il Cardinale Burke ha affermato già nel 2014 che la Chiesa sembra una nave senza timone e che nel settembre 2016, insieme a Sua Eminenza il Cardinale Pujats, al Cardinale Caffarra e a vari altri vescovi, ha firmato una Dichiarazione di Fedeltà all’insegnamento immutabile della Chiesa sul matrimonio [qui – qui].
Ricordiamo anche la dichiarazione di Sua Eminenza il Cardinale Ejik dello scorso maggio [qui], secondo la quale l’attuale incapacità dei vescovi in unione col successore di Pietro di trasmettere la dottrina della Chiesa fedelmente, fa pensare al grande inganno degli ultimi tempi profetizzato dall’Apocalisse.
E ricordiamo che Sua Eminenza il Cardinale Gerhard Müller ha fatto in tempi ancor più recenti dichiarazioni simili nel suo Manifesto della Fede [qui]. Per questi e per altri interventi da parte di cardinali e vescovi, che hanno intrapreso in qualche modo azioni intese a rassicurare i credenti, rendiamo grazie a Dio.
Tuttavia, in un’emergenza così grave e senza precedenti come la presente, crediamo che non sia più sufficiente insegnare la verità in termini che possono sembrare astratti, o deprecare la “confusione” che regna nella Chiesa in termini abbastanza generici.
Infatti, i cattolici faticheranno a credere che il papa stia attaccando la fede se ciò non verrà espresso esplicitamente; pertanto, le denunce di carattere meramente astratto rischiano di sortire l’effetto contrario, fornendo a Papa Francesco una copertura per andare avanti e raggiungere i suoi obiettivi.
Nonostante le prove presentate in questa Lettera, riconosciamo che non spetta a noi dichiarare il papa colpevole del delitto di eresia in modo tale che la dichiarazione abbia conseguenze canonicamente rilevanti per i cattolici.
Facciamo pertanto appello a Voi in quanto nostri padri spirituali, vicari di Cristo all’interno delle Vostre giurisdizioni e non vicari del romano pontefice, affinché ammoniate pubblicamente Papa Francesco ingiungendogli di abiurare le eresie che ha professato.
Anche prescindendo dalla questione della sua adesione personale a queste credenze eretiche, il comportamento del Papa in relazione alle sette proposizioni contrarie alla fede menzionate all’inizio di questa lettera, giustifica l’accusarlo del delitto di eresia.
È fuor di dubbio che egli promuove e diffonde concezioni eretiche relative a quelle proposizioni. Il promuovere e il diffondere concezioni eretiche giustifica di per sé l’imputazione di questo delitto.
Vi sono pertanto ragioni più che sufficienti affinché i vescovi prendano seriamente in considerazione queste accuse di eresia e cerchino di por rimedio alla situazione che si è creata.
Dato che egli ha manifestato eresie tanto con le parole che con i fatti, l’abiura deve includere il ripudio e il rinnegamento di quei suoi fatti, ivi comprese le nomine di vescovi e cardinali che hanno promosso quelle eresie con le loro parole o con le loro azioni.
Una siffatta ammonizione è dovere di carità fraterna nei confronti del papa e della Chiesa.
Se ciononostante – Dio non voglia! – in Papa Francesco non maturerà il frutto del pentimento sincero in risposta a tali ammonizioni, Vi chiediamo di compiere il Vostro dovere – sancito dal Vostro ufficio – di dichiarare che egli ha commesso il delitto canonico di eresia e ne deve subire le conseguenze previste dal Diritto della Chiesa.
Non c’è bisogno che queste iniziative vengano intraprese da tutti i vescovi della Chiesa cattolica e nemmeno dalla loro maggioranza. Un gruppo rilevante e rappresentativo dei vescovi fedeli alla dottrina della Chiesa avrebbe il potere sufficiente per intraprenderle. Data la natura aperta, estesa e devastante dell’eresia di Papa Francesco, l’essere disposti ad ammonirlo pubblicamente per il fatto di propagare l’eresia sembra esser ormai una condizione necessaria per essere davvero vescovi fedeli della Chiesa cattolica.
Questa linea d’azione si fonda sul diritto canonico e sulla tradizione della Chiesa ed è da entrambi richiesta. Aggiungiamo qui di seguito un breve sommario delle basi canoniche e teologiche che lo dimostrano.
Chiediamo alla Santa Trinità di illuminare Papa Francesco affinché rinneghi ogni eresia contraria alla sana dottrina, e preghiamo affinché la Beata Vergine Maria, madre della Chiesa, infonda nelle Eccellenze Vostre la luce e la forza necessarie per difendere la fede di Cristo.
Permetteteci di affermare in tutta franchezza che, agendo in questo modo, non dovrete affrontare il rimprovero del Signore: “Voi non siete saliti sulle brecce né avete rifabbricate le mura della casa d’Israele, affinché possa resistere nella battaglia, nel giorno del Signore “(Ez 13, 5).
Chiediamo umilmente la Vostra benedizione, e Vi assicuriamo delle nostre preghiere per il Vostro ministero e per la Chiesa.
Vostri in fedeltà a Cristo,
Georges Buscemi, Presidente di Campagne Québec-Vie, membro della John-Paul II Academy for Human Life and Family
Robert Cassidy, STL
P. Thomas Crean OP
Prof. Matteo D’Amico, Professore di Storia e Filosofia, Liceo di Ancona
Diacono Nick Donnelly MA
Maria Guarini STB, Pontificia Università Seraphicum, Roma; editore del sito web Chiesa e Postconcilio
Prof. Robert Hickson, PhD, già professore di Letteratura e studi strategico-culturali
P. John Hunwicke, già Senior Research Fellow, Pusey House, Oxford
Peter Kwasniewski PhD
John Lamont Dphil (Oxon.)
Brian M. McCall, Professore di Giurisprudenza presso la Fondazione Orpha and Maurice Merrill; Direttore di Catholic Family News
P. Cor Mennen JCL, diocesi di ‘s-Hertogenbosch (Paesi Bassi), canonico del Capitolo cattedrale, docente presso il Seminario diocesano di ‘s-Hertogenbosch
Stéphane Mercier, STB, PhD, già docente presso l’Università Cattolica di Lovanio
P. Aidan Nichols OP
Paolo Pasqualucci, già professore di Filosofia nell’Università di Perugia
Dr Claudio Pierantoni, professore di Filosofia Medievale nell’Università del Cile; già professore di Storia della Chiesa e Patrologia nell’Università Cattolica Pontificia del Cile
Professore John Rist
Dr Anna Silvas, Adjunct Senior Research Fellow, Facoltà di Studi umanistici, delle arti, scienze sociali ed educazione, Università del New England
Prof. dr. W. J. Witterman, fisico, professore emerito, Università di Twente
Il codice di diritto canonico e la teologia cattolica sull’eventualità di un papa eretico
L’eventualità che un papa cada nell’eresia è da lungo tempo oggetto di discussione presso i teologi cattolici. Tale eventualità venne alla ribalta dall’AD 681, quando il Terzo Concilio Ecumenico di Costantinopoli anatematizzò l’eresia monotelita e il già defunto Papa Onorio come eretico per aver appoggiato tale eresia. La condanna di Onorio fu poi ribadita da Papa San Leone II nel ratificare gli Atti di quel Concilio. A partire da allora, i teologi e i canonisti cattolici hanno raggiunto un consenso su vari punti essenziali, concernenti l’eresia pubblica di un papa.
Questi sono in breve i punti:
Si è concordi sul fatto che nessun papa possa sostenere un’eresia quando insegni ponendo in essere le condizioni necessarie affinché il suo magistero possieda il carattere dell’infallibilità. Questa restrizione non implica però che un papa non possa rendersi colpevole di eresia, giacché i papi possono rilasciare – e rilasciano – molte dichiarazioni pubbliche che non posseggono il carattere dell’infallibilità. Di fatto, molti papi non hanno mai emanato definizioni infallibili.
Si è concordi sul fatto che la Chiesa non abbia giurisdizione sul papa, e che pertanto essa non possa rimuovere un papa dall’ufficio esercitando un’autorità superiore alla sua, persino nel caso di eresia.
Si è concordi sul fatto che il male rappresentato da un papa eretico è così grande che non può essere tollerato in nome di un presunto bene più grande.
Suárez esprime nel modo seguente il consenso su questo punto: “Sarebbe estremamente dannoso per la Chiesa avere un siffatto pastore e non essere in grado di difendersi da un pericolo così grande; inoltre, sarebbe contrario alla dignità della Chiesa costringerla a rimanere soggetta a un pontefice eretico senza essere in grado di espellerlo dal suo corpo; giacché il popolo è abituato a comportarsi allo stesso modo dei suoi prìncipi e dei suoi sacerdoti”.
San Roberto Bellarmino afferma: “La Chiesa verserebbe in condizioni miserevoli se fosse costretta a prendere come suo pastore una persona che si comportasse in modo manifesto come un lupo” (Controversie, 3ª Controversia, Libro 2, Cap. 30).
Si è concordi sul fatto che sulle autorità ecclesiastiche gravi la responsabilità di agire per porre rimedio al male rappresentano da un papa eretico. La maggioranza dei teologi sostiene che siano i vescovi della Chiesa le autorità a cui corrisponde il dovere assoluto di agire di concerto in modo da rimediare a questo male.
Si è concordi sul fatto che un papa colpevole di eresia che continui ostinatamente a mantenere i suoi punti di vista eretici non possa continuare ad esser papa.(6)
I teologi e i canonisti dibattono su questa questione come parte dell’argomento avente ad oggetto la perdita dell’ufficio papale.
Le cause della perdita dell’ufficio papale che essi elencano comprendono sempre la morte, le dimissioni e l’eresia. Questo consenso coincide con il punto di vista spontaneo del senso comune, il quale afferma che per essere papa bisogna innanzitutto esser cattolico. Questa posizione si basa sulla tradizione patristica e sui principi teologici fondamentali riguardanti l’ufficio ecclesiastico, l’eresia e lo status di membri della Chiesa.(7)
I Padri della Chiesa hanno negato che un eretico possa esser titolare di una giurisdizione ecclesiastica di qualsiasi tipo. I successivi dottori della Chiesa hanno ritenuto che questo insegnamento si riferisse all’eresia pubblica, che è soggetta a sanzioni ecclesiastiche, e hanno sostenuto che esso si basa sulla legge divina e non sulla legge positiva ecclesiastica.
Essi hanno dichiarato che un siffatto eretico non potrebbe esercitare nessuna giurisdizione perché la sua eresia lo separerebbe dalla Chiesa, e nessuna persona espulsa dalla Chiesa può detenere alcuna autorità al suo interno.(8)
Il diritto canonico sostiene questo consenso realizzatosi fra i teologi. Il canone che ha preso per la prima volta in considerazione esplicita la possibilità dell’eresia di un papa si trova nel Decretum di Graziano.
Il canone 6 della Distinctio XL del Decretum afferma che un papa non può essere giudicato da nessuno, a meno che non si scopra che egli abbia deviato dalla fede:
Cunctos ipse iudicaturus a nemine est iudicandus, nisi deprehendatur a fide devius (‘egli, l’unico giudice di tutti, non può essere giudicato da nessuno, a meno che non si scopra che abbia deviato dalla fede’).
Sembra che i termini usati in questa affermazione siano stati influenzati dal De Sancta Romana Ecclesia (1053) del Cardinal Humbert, opera in cui si afferma che il papa è immune dal giudizio di chicchessia, eccetto in questioni di fede: ‘a nemine est iudicandus nisi forte deprehendatur a fide devius’.
La regola contenuta nel canone è uno sviluppo di quella di Papa Gregorio Magno, secondo cui i cattivi prelati devono essere tollerati da quanti sono loro soggetti , purché non ci sia pericolo per la fede (Moralia XXV c. 16: ‘Subditi praelatos etiam malos tolerant, si salva fide possint […]’).
L’affermazione canonistica che asserisce esser il papa giudicabile per eresia è sorta come spiegazione del principio canonistico secondo cui il papa non può essere giudicato da alcuno. L’affermazione contenuta in questo canone è pertanto originariamente l’enunciato di un privilegio; il suo obiettivo è quello di asserire che il papa ha la più grande esenzione possibile dai giudizi degli altri.
Questo canone è stato incluso insieme al resto del Decretum di Graziano nel Corpus iuris canonici, che ha formato le basi del diritto canonico della Chiesa Latina fino al 1917 e la cui autorità è sorretta dall’autorità papale, dato che il diritto della Chiesa è sostenuto dall’autorità papale stessa.
Ciò è stato insegnato da Papa Innocenzo III, che ha asserito nel suo sermone sulla consacrazione del Sommo Pontefice: “Posso essere giudicato dalla Chiesa solo per i peccati commessi contro la fede, mentre per gli altri peccati solo Dio è il mio giudice”. [“In tantum enim fides mihi necessaria est, ut cum de caeteris peccati solum Deum iudicem habeam, propter solum peccatum quod in fide committitur possem ab Ecclesia judicari.”] Il rifiuto del canone contenuto nel Decretum minerebbe i fondamenti canonistici dello stesso primato petrino, dato che questo canone è ricompreso nei fondamenti giuridici del principio secondo cui il papa non può essere giudicato da alcuno. Il canone è stato universalmente accettato dalla Chiesa dopo la compilazione e la pubblicazione del Decretum.
L’eresia a cui questo canone si riferisce è interpretata praticamente da tutti gli autori come eresia manifestata esteriormente (la tesi secondo cui un papa può perdere il suo ufficio per la semplice eresia interiore è stata avanzata da Juan de Torquemada O.P. ma è stata definitivamente refutata e respinta da tutti i canonisti e i teologi successivi). Né il Codice di Diritto Canonico del 1917 né quello del 1983 abrogano il principio secondo cui un papa eretico perde l’ufficio papale. Tutti i commentatori di entrambi i codici sono concordi nell’affermare che questo principio è corretto.(9)
La tradizione canonistica antica esige in generale che, nel caso specifico dell’eresia papale, il pontefice sia ammonito varie volte prima di essere trattato come un eretico. La Summa di Rufino, la Summa de antiquitate et tempore (scritta dopo il 1170) e la Summa di Johannes Faventius (scritta dopo il 1171) asseriscono che si deve ingiungere al papa di desistere dall’eresia una seconda e una terza volta prima che egli possa essere giudicato come eretico.
La Summa di Huguccio afferma che prima che il papa possa essere giudicato come eretico gli dev’essere stato ingiunto di abbandonare l’eresia e in risposta a tale ingiunzione egli deve aver difeso il suo errore alla maniera di un contumace.
Gli autori sedevancantisti hanno sostenuto che un papa perderebbe automaticamente l’ufficio pontificio come conseguenza della sua eresia pubblica, senza che sia necessario richiedere o permettere un intervento da parte della Chiesa. Tale opinione non è compatibile con la tradizione e la teologia cattoliche e dev’essere respinta. Come hanno osservato molti teologi, la sua accettazione precipiterebbe la Chiesa nel caos nel caso in cui un papa abbracciasse l’eresia, dato che spetterebbe allora ad ogni singolo cattolico decidere se e da quando il papa debba essere considerato eretico e abbia perso il suo ufficio. Bisognerebbe invece tener per fermo che un papa non può perdere il suo ufficio senza un’azione da parte dei vescovi della Chiesa.
Tale azione deve comprendere la ripetuta ingiunzione al papa di abbandonare l’eresia che abbia adottato e la dichiarazione, rivolta ai fedeli, che egli si rende colpevole di eresia nel caso in cui rifiuti di rinnegarla. L’incompatibilità tra l’eresia e l’appartenenza alla Chiesa è ciò che porta un papa eretico alla perdita dell’ufficio papale. La constatazione del fatto che un papa è eretico fatta dalla Chiesa e l’annuncio di tale eresia effettuato dai vescovi della Chiesa, trasformano l’eresia del papa in un fatto giuridico, un fatto che ha come conseguenza la perdita dell’ufficio.
Esistono minori divergenze d’opinione tra i teologi cattolici a proposito delle misure che la Chiesa deve prendere nell’affrontare la questione del papa eretico.
La scuola di Gaetano e di Giovanni di San Tommaso afferma che affinché un papa perda il suo ufficio, la Chiesa, dopo aver accertato e dichiarato il fatto che egli è eretico, deve anche ordinare ai fedeli di evitarlo a causa della sua eresia.
La scuola di San Roberto Bellarmino non respinge l’idea di ordinare ai fedeli di evitare il papa in quanto eretico, ma non la considera una condizione necessaria affinché il papa perda il suo ufficio a causa della sua eresia. Entrambe queste opinioni hanno avuto e hanno tuttora i loro sostenitori. Noi non prendiamo posizione su queste questioni ancora sottoposte a dibattito, la cui soluzione spetta ai vescovi della Chiesa.
_____________________________
1. L’eresia o le eresie inerenti a ogni singola dichiarazione o atto del papa, sono indicate tra parentesi con il numero romano dell’eresia ricompresa nella lista di cui sopra.
2. Vedi: Familiaris consortio 84. In aggiunta: Dichiarazione del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi: Circa l’ammissibilità alla Santa Comunione dei divorziati risposati (L’Osservatore Romano, 7 luglio 2000, p. 1; Communicationes 32 [2000]).
3. Vedi: Card. G. Müller, in: Riccardo Cascioli, “Vogliono far tacere Benedetto perché dice la verità”, La Nuova Bussola quotidiana: “Un vescovo emerito, quando celebra una Messa, nell’omelia non deve dire la verità? Non deve parlare sulla indissolubilità del matrimonio solo perché altri vescovi ancora in attività hanno introdotto nuove regole che non sono in consonanza con la legge divina? Piuttosto sono i vescovi ancora in attività a non avere il potere di cambiare il diritto divino nella Chiesa. Non hanno alcun diritto di dire a un sacerdote che deve dare la comunione a una persona che non è in piena comunione con la Chiesa cattolica. Nessuno può cambiare questa legge divina, se uno lo fa è un eretico, è uno scismatico”. Vedi Sandro Magister [qui]
4. Papa Francesco ha offerto spiegazioni informali su questa dichiarazione ma nessuna mostra di essere priva di quell’ambiguità che la rende incompatibile con la fede cattolica. Una dichiarazione che fosse ortodossa, infatti, dovrebbe specificare che Dio vuole positivamente l’esistenza della sola religione cattolica.
Ma la dichiarazione è una dichiarazione congiunta con il Gran Imam, ragion per cui non può esser interpretata in un senso che il Gran Imam rigetterebbe.
E poiché il Gran Imam rigetta la posizione secondo la quale Dio vuole positivamente unicamente l’esistenza della religione cattolica, risulta impossibile conferire un significato ortodosso alla dichiarazione. Pertanto, noi ne manteniamo il senso naturale, di per sé opposto a una verità della fede Cattolica.
5. Vedi Correctio filialis
6. Vedi per es. Tommaso De Vio Gaetano, De Comparatione auctoritatis papae et concilii cum Apologia eiusdem tractatus (Roma, Angelicum, 1936); Melchior Cano, De Locis theologicis, libro 6, capitolo 8; Bàñez, In IIa IIae q. 1 a. 10; Giovanni di San Tommaso, Cursus theologici II-II, De auctoritate Summi Pontificis, d. 8, ad. 3, De depositione papae; Suárez, De fide, disp. 10; San Roberto Bellarmino, De Romano Pontifice, libro 2; Billuart, Cursus theologiae, Pars II-II; Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, Vindiciae pro suprema Pontificis potestate adversus Justinum Febronium; Cardinal Charles Journet, L’Église du Verbe Incarné, vol. 1: La hiérarchie apostolique (Éditions Saint-Augustin, 1998), pp. 980-83.
7. Vedi per es. Sant’Agostino, Sermone 181; Papa Pio IX, Bolla Ineffabilis che definisce la dottrina dell’Immacolata Concezione.
8. Questo principio si applica alla perdita dell’ufficio papale per eresia secondo quanto affermato da San Roberto Bellarmino, De Romano Pontifice, Libro 2, Capitolo 30. Gli autori successivi hanno convalidato quest’asserzione accettando il fatto che i chierici eretici possano esercitare la loro autorità in alcune circostanze straordinarie, perché in quel caso viene loro supplita dalla Chiesa. Nessuno di questi autori ha però accettato il fatto che un papa la cui eresia sia manifesta e stabilita possa detenere o esercitare l’autorità papale. Infatti, la Chiesa non può assegnare la giurisdizione papale, e un papa eretico non se la può assegnare da solo.
9. Vedi per es. Jus Canonicum ad Codicis Normam Exactum, Franciscus Wernz and Petrus Vidal (Gregorianum, 1924-1949), II (1928), n. 453; Introductio in Codicem, 3ª ed., Udalricus Beste (Collegeville, St John’s Abbey Press, 1946), Canone 221; New Commentary on the Code of Canon Law, a cura di John P. Beal, James A. Coriden e Thomas J.
* * *
BIBLIOGRAFIA SCELTA A SOSTEGNO DEGLI ARGOMENTI CONTENUTI NELLA ‘LETTERA APERTA AI VESCOVI DELLA CHIESA CATTOLICA’ CONTRO LE ERESIE PROPALATE DA PAPA FRANCESCO
Fr. Robert Dodaro OSA, Remaining in the Truth of Christ. Marriage and Communion in the Catholic Church. Contributions by Paul Mankowsky SJ, Dr. John M. Rist, Archbishop Cyril Vasil’ SJ, Walter Card. Brandmueller, Gerhard Ludwig Card. Mueller, Carlo Card. Caffarra, Velasio Card. De Paolis, Raymond Leo Card. Burke. Ignatius Press, San Francisco, 2014.
John Finnis and Germain Grisez, “An Open Letter to Pope Francis”,
Fr. Thomas Weinandy OFM Cap., “Letter of to Pope Francis”,
Fr. Aidan Nichols, “Lecture of to the Fellowship of St Alban and St Sergius”
Fr. Brian Harrison OS, “Analysis of Amoris Laetitia”
Fr. Thomas Crean OP, “Amoris Laetitia is not a Thomistic Document”
+ Athanasius Schneider, “Amoris laetitia: a need for clarification in order to avoid a general confusion”.
Dr. Christian Brugger, “Five serious problems with chapter 8 of Amoris Laetitia”, The Catholic World Report April 22, 2016
Dr. Josef Seifert “Amoris Laetitia, Joy, Sadness and Hopes”, Aemaet Wissenschaftliche Zeitschrift für Philosophie und Theologie Bd. 5, Nr. 2 (2016) 160-249.
http://aemaet.de, ISSN 2195-173X
Dr. Claudio Pierantoni, “The Arian crisis and the current controversy about Amoris laetitia: a parallel” AEMAET Wissenschaftliche Zeitschrift für Philosophie und Theologie, Bd. 5, Nr. 2 (2016) 250-278:
https://aemaet.de/index.php/aemaet/article/view/40
Dr. Robert A. Gahl jr., “Healing through Repentance”, in «First things», 7.26.16.
Fr. Brian Harrison OS, “Divorced and Invalidly Remarried Catholics. The Magisterial Tradition – Part II”, Latin Mass, Fall 2017, 14-19.
Benito Amado (pseudonym), “Elenchus rationum sophisticarum Rocci Buttiglionis”, in: Adelante la fe (18 de mayo 2017)
Dr. Josef Seifert, “Does pure Logic threaten to destroy the entire moral Doctrine of the Catholic Church?” in: Aemaet, Wissenschaftliche Zeitschrift für Philosophie und Theologie. Bd. 6, Nr. 2 (2017) 2-9:
Dr. Christian Brugger, “Yes, Amoris Laetitia 303 really undermines Catholic moral teaching: scholar.”
Dr. John R. T. Lamont, “The meaning of Amoris laetitia according to Pope Francis.”
Dr. Claudio Pierantoni, “Le fallacie di Rocco Buttiglione in materia di Teologia morale e Teologia sacramentaria”, in: Antonio Livi, ed., La legge eterna di Dio e l’insegnamento morale della Chiesa di oggi. Discussioni teologiche sulla riforma della prassi pastorale voluta dall’Amoris laetitia. Contributi di Luca Gili, Ivo Kerze, Claudio Pierantoni.
Casa Editrice Leonardo Da Vinci, Roma (in print).
Dr. John Lamont “Francis and the Joint Declaration on Human Fraternity: A Public Repudiation of the Catholic Faith”
Dr. Josef Seifert, “Grave Concerns About Pope Francis’ Abu Dhabi Document”:
Benedict XVI, Pope Emeritus: https://www.corriere.it/cronache/19_aprile_11/papa-ratzinger-chiesa-scandalo-abusi-sessuali-3847450a-5b9f-11e9-ba57-a3df5eacbd16.shtml?refresh_ce-cp
Gerhard Card. Mueller: Interview with Riccardo Cascioli (qui e qui)