L’attuale società, spesso dimentica del Vangelo, ha bisogno di un esempio di comunione tra i cristiani che superi ogni divisione. Così Benedetto XVI questo pomeriggio nella Basilica Ostiense durante i vespri nella solennità della Conversione di san Paolo, a conclusione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani: un dono di Dio – ha detto – che necessità di gesti concreti per guarire ricordi e rapporti.
Il pensiero del Papa è andato ai cristiani dell’India, “chiamati a volte a rendere testimonianza della fede in condizioni difficili”.
L’unità dei cristiani, mezzo privilegiato, presupposto per annunciare in modo credibile la fede a chi non conosce Cristo o a chi pur avendo già ricevuto il dono prezioso del Vangelo lo ha dimenticato.
Parla così il Papa celebrando i vespri con i rappresentanti di altre confessioni cristiane intorno alla tomba dell’apostolo Paolo, nel giorno in cui si ricorda la sua conversione.
L’unità tra cristiani – spiega il Santo Padre – è prima che frutto di sforzi umani, opera e dono dello Spirito Santo. La preghiera, l’ecumenismo spirituale è cuore dell’impegno ecumenico, che senza la fede, si ridurrebbe ad una forma di contratto cui aderire per un interesse comune. Premessa per una mutua fraternità è quindi la comunione con il Padre:
La nostra ricerca di unità nella verità e nell’amore, infine, non deve mai perdere di vista la percezione che l’unità dei cristiani è opera e dono dello Spirito Santo e va ben oltre i nostri sforzi. Il dialogo, quando riflette la priorità della fede, permette di aprirsi all’azione di Dio con la ferma fiducia che da soli non possiamo costruire l’unità, ma è lo Spirito Santo che ci guida verso la piena comunione, e fa cogliere la ricchezza spirituale presente nelle diverse Chiese e Comunità ecclesiali.
Di fronte ad una società come quella attuale in cui sembra che il Vangelo incida sempre meno, ma bisognosa di riconciliazione, dialogo e comprensione reciproca, le Chiese e le Comunità ecclesiali sono chiamate a raccogliere la sfida di annunciare insieme Cristo offrendo al mondo un luminoso esempio nella ricerca della comunione:
Mentre siamo in cammino verso la piena unità, è necessario allora perseguire una collaborazione concreta tra i discepoli di Cristo per la causa della trasmissione della fede al mondo contemporaneo.
Tuttavia – ha aggiunto il Papa – le questioni dottrinali che ancora ci dividono, non devono essere trascurate o minimizzate: vanno affrontate con coraggio, in spirito di fraternità e rispetto reciproco. L’ecumenismo – ha proseguito – non darà frutti duraturi se non sarà accompagnato da gesti concreti di conversione che favoriscano la guarigione dei ricordi e dei rapporti.
Il dono divino dell’unità, è inseparabile da quello della fede e la fede è inseparabile dalla santità personale, così come dalla ricerca della giustizia.
Pensando ai cristiani dell’India che hanno preparato i sussidi per la riflessione nella settimana di preghiera appena conclusa sul tema “Quel che il Signore esige da noi”, tratto dal profeta Michea, il Pontefice ha ricordato le condizioni difficili in cui essi sono a volte chiamati a rendere testimonianza:
«Camminare umilmente con Dio» significa anzitutto camminare nella radicalità della fede, come Abramo, fidandosi di Dio, anzi riponendo in Lui ogni nostra speranza e aspirazione, ma significa anche camminare oltre le barriere, oltre l’odio, il razzismo e la discriminazione sociale e religiosa che dividono e danneggiano l’intera società.
Hanno partecipato alla preghiera i rappresentanti del Patriarcato Ecumenico, della Chiesa Anglicana, delle chiese ortodosse, delle chiese ortodosse orientali e delle diverse e comunità ecclesiali. A nome di tutti ha portato il saluto al Successore di Pietro il card. Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani.
Fonte: Radio Vaticana