Benedetto XVI è arrivato su Twitter. Il Papa ha lanciato oggi il suo primo tweet al termine dell’udienza generale e a significare l’universalità del gesto, accanto a lui vi erano 5 ragazzi in rappresentanza dei 5 Continenti. Nel corso della giornata, ha poi risposto a tre domande, sempre via Twitter. Intanto, il suo account, @Pontifex, in 8 lingue, è arrivato a oltre 1 milione e 400mila follower, alle ore 20.
“Cari amici, è con gioia che mi unisco a voi via twitter. Grazie per la vostra generosa risposta. Vi benedico tutti di cuore”. E’ il primo tweet di Benedetto XVI inviato al termine dell’udienza generale: 140 caratteri che resteranno nella storia. Seguito da più di un milione e 400mila follower, i suoi interventi sono stati ritwittati già migliaia di volte e la notizia ha fatto il giro del mondo con breaking news dei principali media internazionali. Poco dopo le 12, poi, il Papa ha risposto alla prima domanda via Twitter, rivoltagli attraverso #askpontifex, su come vivere l’Anno della fede. “Dialoga con Gesù nella preghiera – dice Benedetto XVI – ascolta Gesù che ti parla nel Vangelo, incontra Gesù presente in chi ha bisogno”. Quindi, intorno alle 15 ha risposto ad un’altra domanda: “Come vivere la fede in Gesù Cristo in un mondo senza speranza?”. “Con la certezza – scrive il Papa – che chi crede non è mai solo. Dio è la roccia sicura su cui costruire la vita e il suo amore è sempre fedele”. Infine, circa alle 18, è arrivato l’ultimo tweet di oggi di Benedetto XVI, cioè la risposta alla domanda su come essere più portati alla preghiera, “quando – si legge nel testo – siamo così occupati con le questioni del lavoro, della famiglia e del mondo?”. “Offrire ogni cosa che fai al Signore – risponde il Papa – chiedere il suo aiuto in ogni circostanza della vita quotidiana e ricordare che ti è sempre accanto. Il suo account è stato aperto lunedì 3 dicembre durante una conferenza nella Sala stampa vaticana.
Debora Donnini
In occasione del primo tweet del Papa, Alessandro Gisotti ha intervistato padre Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà Cattolica:
R. – Intenderei questa presenza come una presenza “normale”: oggi è chiaro che la comunicazione non coincide più con la semplice trasmissione di un messaggio, ma con la condivisione di questo all’interno di reti sociali. E nel Magistero di Benedetto XVI sulle comunicazioni questo elemento è un elemento chiave, da leggere molto bene. La Chiesa sa che oggi i messaggi di senso passano attraverso i network sociali, che sono dei veri e propri “luoghi di senso”, dove la gente condivide la vita, i desideri, le impressioni, le domande, le risposte… Quindi, la presenza del Papa su Twitter è una presenza che sostanzialmente vedrei come in continuità con la presenza del Papa in strumenti come la radio, quindi alla decisione di Pio XI di trasmettere il messaggio del Vangelo attraverso la Radio Vaticana. Direi che la Chiesa è sempre stata molto attenta all’avanguardia comunicativa, proprio perché il Vangelo va incarnato nel tessuto comunicativo della storia.
D. – Qualcuno, riferendosi al fatto che c’è chi sta usando Twitter per offendere il Papa, per offendere la fede cristiana, sostiene che questa iniziativa è troppo rischiosa. Cosa ne pensa?
R. – Certamente è rischioso, perché significa comunque esporre il messaggio del Vangelo. In ogni caso, questo è essenziale. Chi commenta negativamente il fatto che ci siano vari messaggi polemici nei confronti del Papa, probabilmente non si è accorto che in realtà questi sono ovunque nella Rete, ma direi anche nei giornali, in tante altre forme di espressione… E direi che questi commenti fanno parte della comunicazione ordinaria: certamente verranno meno. Ci sono anche domande molto interessanti che vengono poste al Pontefice. Quindi, direi che è una tappa in un cammino di crescita, ma non le vedrei come problematiche.
D. – La presenza del Papa su Twitter dovrebbe suscitare un rinnovato impegno dei cristiani sulle reti sociali – sui social network – specie dei giovani, dei cosiddetti “nativi digitali”?
R. – Io penso che la presenza del Papa su Twitter incoraggi i cattolici a essere presenti nell’ambiente digitale e questo per me è un elemento di riflessione assolutamente fondamentale. Cioè, l’uomo oggi vive anche in Rete: si può essere d’accordo o meno, si può essere contenti o meno di questo fatto, però di fatto la Chiesa è chiamata a essere presente lì dove sono gli uomini. E oggi gli uomini sono anche in Rete, perché una parte della loro vita di comunicazione è lì, in questo ambiente digitale. Quindi: la vita è una sola, sia che essa sia nell’ambiente fisico, sia che sia nell’ambiente digitale. La realtà della Rete non è una realtà parallela, rispetto all’esistenza. E quindi, i cattolici sono chiamati a essere nell’ambiente digitale così come nell’ambiente fisico. Il Papa, sostanzialmente, incoraggia questa presenza.
D. – Come raccogliere, soprattutto da parte dei pastori e dei sacerdoti, delle persone più impegnate nella vita della Chiesa, la sfida lanciata dal Papa affinché soprattutto questa, come altre iniziative, non restino delle “cattedrali nel deserto”?
R. – Direi che una sfida molto interessante riguarda il rapporto tra la Parola annunciata e il contesto culturale attuale. Noi sappiamo che il contesto ordinario delle persone, dell’uomo di oggi, è un contesto frammentato, frazionato e proprio all’interno di questo contesto si avverte la necessità di messaggi di senso, di sapienza, anche profondi, ma brevi, appuntiti. E il Papa stesso, nel suo messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni del 2012, ha affermato che in Rete – proprio in Rete – è possibile trovare spazi di silenzio. Quindi, vedrei come la comunicazione in Rete non sia, non debba essere, contrapposta a una comunicazione silenziosa. Il tweet del Papa è un messaggio molto breve che può aiutare le persone a riflettere, quindi a porsi domande importanti, anche a dialogare grazie all’hashtag #askpontifex con il Papa.
D. – Come uomo di fede e di comunicazione, impegnato proprio sulla frontiera delle nuove tecnologie, cosa le dice personalmente, cosa la colpisce di questa presenza di Benedetto XVI su Twitter?
R. – Mi colpisce la disponibilità: la disponibilità del Papa a mettersi in gioco su un terreno su cui anche altri leader religiosi, come sappiamo, si sono messi in gioco. Quindi, la disponibilità a entrare con coraggio e con semplicità anche all’interno di questo mondo comunicativo. In fondo, ciò che caratterizza la Chiesa è la passione per l’umanità. Chiaramente, i rischi sono tanti, ci sono sempre e ovunque. Penso che la strada migliore sia affrontare le sfide con coraggio ed essere presenti: comprendere le sfide ed i problemi dall’interno, non trincerarsi all’interno di una situazione comoda o già nota. Quindi, questa disponibilità, questa flessibilità mi colpisce e credo sia una spinta molto interessante per i cristiani a vivere con coraggio il contesto delle sfide attuali.
Fonte: Radio Vaticana