Mio caro Malacoda, adesso che se n’è andato, possiamo concedere l’onore delle armi a Benedetto XVI. Dobbiamo ammetterlo: è stato un gran nemico. Spero con questa nostra ammissione, se gli arriverà nel nascondiglio in cui si è chiuso, di provocare in lui almeno la tentazione del compiacimento, se non proprio della vanità.
Lo disse d’altronde già padre Gabriele Amorth, esorcista della diocesi di Roma: «Il demonio un giorno mi disse che Giovanni Paolo II era pessimo, ma il Papa attuale era peggio. Le parole del demonio furono un elogio per Benedetto XVI». Concordava con lui monsignor Andrea Gemma, emerito di Isernia, uno dei pochi vescovi esorcisti, il quale riferì le parole di una donna da noi posseduta: «È una tragedia: Benedetto XVI è ancora più forte, è ancora peggio di Giovanni Paolo II».
L’inimicizia profonda di Benedetto XVI nei nostri confronti si condensa in un punto strategico della sua predicazione: il battesimo. Vatti a rileggere tutte le omelie della notte di Pasqua e vedrai se non ho ragione.
Come sai nel battesimo ci si impegna a rinunciare «alle seduzioni del male». La sua riduzione sociologica a una sorta di rito di “ingresso in società” aveva convinto molti cristiani della nostra inesistenza. Senti, invece, che cosa diceva l’ex Papa.
«Che cosa sono queste seduzioni del male? Nella Chiesa antica c’era l’espressione: “Rinunciate alla pompa del diavolo?”. La pompa del diavolo erano soprattutto i grandi spettacoli cruenti, in cui la crudeltà diventa divertimento, in cui uccidere uomini diventa una cosa spettacolare: spettacolo, la vita e la morte di un uomo.
Questi spettacoli cruenti, questo divertimento del male è la pompa del diavolo, dove appare con apparente bellezza e, in realtà, appare con tutta la sua crudeltà. Ma oltre a questo significato immediato della parola “pompa del diavolo”, si voleva parlare di un tipo di cultura, di una way of life, di un modo di vivere, nel quale non conta la verità ma l’apparenza, non si cerca la verità ma l’effetto, la sensazione, e, sotto il pretesto della verità, in realtà, si distruggono uomini, si vuole distruggere e creare solo se stessi come vincitori.
Quindi, questa rinuncia era molto reale: era la rinuncia a un tipo di cultura che è un’anti-cultura, contro Cristo e contro Dio. Si decideva contro una cultura che, nel Vangelo di Giovanni, è chiamata “questo mondo”. (…) Non la Creazione di Dio, dell’uomo come tale, ma una certa creatura che è dominante e si impone come se fosse questo il mondo, e come se fosse questo il modo di vivere (…).
Essere battezzati significa emanciparsi, liberarsi da questa cultura. Conosciamo anche oggi un tipo di cultura in cui non conta la verità; anche se apparentemente si vuol fare apparire tutta la verità, conta solo la sensazione e lo spirito di calunnia e di distruzione. Una cultura che non cerca il bene, il cui moralismo è, in realtà, una maschera per confondere, creare confusione e distruzione. Contro questa cultura, in cui la menzogna si presenta nella veste della verità e dell’informazione (…) diciamo no». Ci aveva sgamati in pieno.
L’ha ridetto anche nell’ultimo discorso ai cardinali, parlando della Chiesa: «Essa è nel mondo, ma non è del mondo». Caro nipote, possiamo permetterci il peccato di orgoglio, parlava di noi!
Al prossimo Papa (che arriverà presto).
Tuo affezionatissimo zio Berlicche
articolo pubblicato sul sito Tempi.it