CITTA’ DEL VATICANO, 01 Dicembre 2014 (Zenit.org) – La teologia non è “pura speculazione” o “una teoria distaccata dalla vita dei credenti”, bensì è un elemento vivo della dimensione pastorale della Chiesa cattolica. Lo ha ribadito il card. Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, nel suo discorso d’apertura alla sessione plenaria della Commissione teologica internazionale, di cui è presidente.
Il cardinale ha introdotto la sua argomentazione partendo da un richiamo nei confronti di tutti i suoi colleghi, “teologi e teologhe”. Egli ha ricordato che è fondamentale comprendere “l’esigenza” e la “responsabilità” della “intelligenza della fede”, affidata appunto ai teologi che “lavorano nella Chiesa, per la Chiesa e a nome della Chiesa”.
Esigenza che deriva dal fatto che “la fede cristiana non è un’esperienza irrazionale”, come del resto sottolinea già san Pietro quando invita ad essere “sempre pronti a dare una risposta a chi vi chiede il motivo della vostra speranza” (1 Pietro, 3, 15).
Luogo “privilegiato di un impegno comunitario nel dare ragione della nostra speranza” – ha proseguito il porporato – è la Commissione teologica internazionale.
Il card. Müller, in veste di presidente della Commissione, ha dunque offerto “un’indicazione per il nostro ‘fare teologia’”. Precisando che “la teologia “non è mai una pura speculazione o una teoria distaccata dalla vita dei credenti”, egli ha affermato che “nell’autentica teologia non c’è stato mai un distacco o una contrapposizione tra l’intelligenza della fede e la pastorale o la prassi vissuta della fede”.
Tutto il pensiero teologico e le investigazioni scientifiche, nonché la dogmatica e la morale, hanno “sempre una profonda dimensione pastorale”.
Il prefetto ha aggiunto che “la sana doctrina non è una pagina morta”, pertanto “ogni divisione tra la ‘teoria’ e la ‘prassi’ della fede sarebbe il riflesso di una sottile ‘eresia’ cristologica di fondo”.
E ancora, “sarebbe frutto di una divisione nel mistero del Verbo eterno del Padre che si è fatto carne” e “l’omissione della dinamica incarnazionista di ogni sana teologia e di tutta la missione evangelizzatrice della Chiesa”.
Il porporato è risalito dunque a Gesù Cristo, “il teologo per eccellenza”, con il passo evangelico “io sono la via, la verità e la vita”, per far comprendere in modo più autentico il messaggio: “Non c’è la verità senza la vita, non c’è vita senza verità. In lui sta la via per comprendere sempre meglio la verità che si è offerta a noi e si è fatta nostra vita”.
Tornando al lavoro della Commissione, il card. Müller ha sottolineato che “siamo chiamati a custodire il vero volto della teologia cattolica costituito dalla mediazione cristologica ed ecclesiale della fede”.
Vero volto che può essere trovato “solo nella fede, testimoniata dalla Chiesa”, “nell’auto-rivelazione di Dio nella persona e nella storia di Gesù di Nazaret”.
Questa “auto-comunicazione” di Dio – la riflessione del cardinale – ha l’obiettivo di far sì “che gli uomini, per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, abbiano accesso al Padre nello Spirito Santo e siano resi partecipi della natura divina” (Costituzione dogmatica Dei Verbum, 2).
Secondo il porporato, “la relazione particolare della scienza teologica con la Chiesa non può ridursi a una realtà quasi solo esteriore”.
Del resto la teologia, “per sua essenza”, deve portare “il contributo della problematica specificamente teologica nella forma e nella mediazione ecclesiale della fede e presupporre d’altra parte già sempre in partenza, come propri principi, gli articoli di fede testimoniati dalla Chiesa”.
Il lavoro della Commissione – ha quindi osservato il card. Müller – sta nell’operare “un dibattito teologico sereno e costruttivo, nel rispetto del carisma del Magistero ecclesiale e nella coscienza di alta responsabilità di cui è riversata la vocazione dei teologi e delle teologhe nella Chiesa”.