Roma (AsiaNews) – I canti natalizi e le vetrate delle cattedrali sono un importante strumento di missione. Nei miei Natali passati a Pechino, la notte della Veglia, le chiese si riempivano – e si riempiono – di giovani universitari non cristiani, attirati dalla bellezza dei canti, dallo splendore delle luci, dal calore e dall’amicizia dei fedeli. Da lì, molti di loro cominciano a chiedersi chi è questo Dio Bambino che si celebra in quella notte e iniziano il catechismo che li porterà a farsi cristiani.
Anche durante la mia missione ad Hong Kong, non passava anno senza preparare dei cori per i “Christmas Carols”, da intonare alle fermate del traghetto o sulla strada principale, vicino a un supermercato. La gente stanca del lavoro o della spesa, di solito frettolosa, si fermava a godere dello splendore armonico delle voci, con una nostalgia di bellezza che è strada alla nostalgia di Dio.
Benedetto XVI, nel suo libro uscito in queste settimane, “L’infanzia di Gesù”, dice che i canti natalizi dei cristiani di oggi sono la continuazione del canto degli angeli la notte del primo Natale a Betlemme: “«E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini del [suo] compiacimento”» (Lc 2,12-14). L’evangelista dice che gli angeli «parlano». Ma per i cristiani era chiaro fin dall’inizio che il parlare degli angeli è un cantare, in cui tutto lo splendore della grande gioia da loro annunciata si fa percettibilmente presente.
E così, da quell’ora in poi, il canto di lode degli angeli non è mai più cessato… Si può ben comprendere che il semplice popolo dei credenti abbia poi sentito cantare anche i pastori, e, fino ad oggi, nella Notte Santa, si unisca alle loro melodie, esprimendo col canto la grande gioia che da allora sino alla fine dei tempi a tutti è donata” (pp. 87-88).
Nel nostro mondo si è persa la semplicità dei bambini a guardare la meraviglia del Natale, ma soprattutto si tenta di soffocare la nostalgia di Dio e la sua presenza, riempiendoci di presunzione, di autonomia, di potere, di consumi: tutti modi per sfuggire al vuoto e alla disperazione. Il separarsi da Dio ha reso la natura meno bella e la convivenza fra noi più difficile. Il nostro sguardo al mondo ha un tono catastrofista: disastri naturali e operati dall’uomo, guerre, distruzioni, oppressioni, torture. Il canto degli angeli a Natale e il nostro canto ci ricorda che Dio è presente per iniziare insieme all’uomo la redenzione della bellezza.
Fra gli “angeli” che danno speranza in questo anno che volge al termine, vorrei ricordare mons. Taddeo Ma Daqin, vescovo ausiliare di Shanghai, tuttora agli arresti domiciliari. Mons. Ma, 44 anni, ha avuto il coraggio di opporsi a una politica che dura da oltre 60 anni, che vede i vescovi cinesi ostaggio dell’Associazione patriottica. Ubbidendo alla fede e al papa, mons. Ma, appena ordinato, si è dimesso dall’Associazione patriottica, per rispondere meglio alle esigenze pastorali del suo mandato. Per tutta risposta, le autorità lo hanno segregato nel seminario di Sheshan, impossibilitato a compiere il suo ministero. Ma la sua testimonianza, il suo canto, supera ogni muro o prigione e giunge a tutti come segno di speranza di libertà per la Chiesa in Cina e per le Chiese del mondo.
Un altro “angelo” – e un altro canto – è Rimsha Masih, la 14enne cristiana disabile, accusata di blasfemia in Pakistan, che nelle scorse settimane è stata scagionata. Al suo posto è stato arrestato un imam che aveva inscenato l’incendio di alcune pagine del Corano per condannare Rimsha e la sua famiglia. Ciò che impressiona è che in Pakistan, una volta tanto, abbia vinto la giustizia e la verità. Lo sesso Paul Batthi, fratello di Shahbaz, ucciso per la sua lotta contro la blasfemia, ha definito l’episodio di Rimsha Masih un segno che “la società pakistana sta cambiando”.
Il “canto” di mons. Ma e di Rimsha sono solo alcune delle “melodie” che durante l’anno abbiamo presentato nelle pagine di AsiaNews; le loro testimonianze splendono nel buio come le vetrate di una cattedrale. Cari amici, alla fine dell’anno, vi chiediamo ancora una volta di sostenere la nostra missione, il nostro “canto”: senza di voi e senza AsiaNews, molte vetrate rimarrebbero spente.
Fonte: Asianews