La comunità scientifica esulta e si pone già nuovi traguardi di ricerca all’indomani della straordinaria scoperta annunciata ieri mattina dal Cern di Ginevra: dopo 48 anni dalla sua formulazione teorica è stata infatti provata l’esistenza di una particella grazie alla quale tutte le altre prendono consistenza, chiamata “Bosone di Higgs”, dal nome dello scienziato britannico che nel 1964 ne aveva formulato l’impianto teorico. Il servizio di Roberta Gisotti.
Il mondo intero guarda con stupore alla nuova scoperta soprannominata “particella di Dio” che apre nuovi scenari di conoscenza dell’Universo e rimanda pure – come sempre di fronte a nuove conquiste scientifiche – alle domande ultime sull’origine e sul senso della vita. Il bosone teorizzato dal fisico britannico Peter Higgs, oggi 83 anni, – sicuramente ora destinato al Premio Nobel – è la particella che conferisce massa a tutte le altre microparticelle, appesantendole, facendole diventare materia, tranne i fotoni della luce che restano immateriali nel cosmo.
Forse l’Universo non ha più segreti? No di certo, gli scienziati sono piuttosto stimolati ad arricchire, aggiornare e rivedere teorie e conoscenze. “Penso che attualmente la fisica sia molto eccitante”, ha commentato Higgs, rimandando ad ulteriori ricerche oltre quel “Modello Standard” ipotizzato dai fisici, che dà ordine all’Universo. Non solo i fisici raccolgono con entusiasmo la possibilità di progredire nelle loro conoscenze, ma l’intera comunità scientifica, in particolare i medici. Interpellati anche i teologi: cambierà la nostra concezione dell’Universo? Sottolineava Tommaso d’Aquino che se non abbiamo idee giuste sulle cose create, non possiamo neanche avere un’idea corretta di Dio.
Benedetto XVI a colloquio con i giovani in Piazza San Pietro nel 2006, osservava che la coincidenza tra quanto noi abbiamo pensato e il come si realizza e si comporta la natura siano un enigma e una sfida grandi:
“La nostra ragione non potrebbe scoprire quest’altra, se non vi fosse un’identica ragione a monte di ambedue”.
Vediamo allora – proseguiva il Papa – che “c’è una razionalità soggettiva ed una razionalità oggettivata nella materia, che coincidono”:
“E quanto più noi possiamo strumentalizzare il mondo con la nostra intelligenza, tanto più appare il disegno della Creazione”.
Del resto concludeva Benedetto XVI o si riconosce “la priorità della ragione, Ragione creatrice che sta all’inizio di tutto” “o si sostiene la priorità dell’irrazionale”, per cui “la ragione sarebbe un prodotto dell’irrazionalità”:
“Non si può ultimamente ‘provare’ l’uno o l’altro progetto, ma la grande opzione del Cristianesimo è l’opzione per la razionalità e per la priorità della ragione. Questa mi sembra un’ottima opzione, che ci dimostra come dietro a tutto ci sia una grande Intelligenza, alla quale possiamo affidarci”.
Fonte: Radio Vaticana 5/7/12