A dieci anni dalla sua scomparsa, la memoria di Papa Giovanni Paolo II non sembra essersi attenuata, semmai è sempre più radicata nella ricordo e nel cuore di coloro che ne hanno apprezzato le doti umane e lo hanno amato al di là del suo pontificato, intuendone la santità di vita. Se il giorno dei funerali un giusto istinto portò all’inusuale richiesta di immediata canonizzazione, i profondi risvolti della sua spiritualità sono rimasti sconosciuti a chiunque non avesse con lui una familiarità di lunga data e una frequentazione assidua.
Estremamente riservato e schivo per quanto riguardava i moti della sua anima, nulla lasciava trapelare dei suoi rapporti con il soprannaturale, pur conducendo una vita spirituale intensissima e ricca di interventi divini. Il 27 aprile 2014, nella festività di quella Divina Misericordia che egli stesso aveva voluto far conoscere e introdurre fra le devozioni più preziose della nostra religione, veniva canonizzato come richiesto a gran voce dai suoi devoti.
Ma, oltre alle notizie comunemente risapute, chi era veramente questo nuovo Santo? Di quali caratteristiche si componeva la sua spiritualità? Per quali vie il Signore lo aveva condotto a diventare quel gigante della fede che stupefaceva anche i non credenti per aver cambiato la storia del mondo senza spargimento di sangue? Da cosa era alimentato quello sguardo la cui intensità invadeva l’anima di chi lo incontrava?
Tutti questi interrogativi sarebbero rimasti senza risposta se in un giorno precedente il Natale del 2007 un personaggio misterioso non avesse convocato il giornalista e scrittore Antonio Socci in un palazzo di Roma. Tale personaggio, che chiese di rimanere anonimo, era “un prelato dalla voce flebile e dalle parole misurate” che conosceva molto bene Karl Woytjla e i suoi segreti.
Nel corso della conversazione ne svelò alcuni, eludendo le successive domande di chiarimento che il giornalista, turbato da quelle rivelazioni, gli poneva, e tacitamente lo indusse ad indagare personalmente su quanto vi fosse ancora di sconosciuto.
Una successiva serie di non casuali coincidenze condussero lo scrittore ad incontrare altri depositari dei segreti spirituali di Woytjla, spingendolo a rivisitare in quella nuova ottica gli episodi già conosciuti della sua vita e scoprendo così il filo conduttore del grandioso progetto di cui Dio lo aveva reso strumento.
Si snoda da tali premesse questo libro che Antonio Socci ha scritto con la sua ben nota capacità espositiva, che sa coniugare l’agilità dello stile giornalistico con la precisione documentale delle notizie riferite. Ma soprattutto l’autore, con la propria sensibilità, riesce a far percepire al lettore l’intensità delle esperienze mistiche di quel Pontefice, che fu sostenuto nella sua missione terrena dalla costante visione beatifica del cielo, con cui dialogava in frequenti incontri estatici.
Il libro riferisce innanzitutto le esperienze soprannaturali di Giovanni Paolo II, i suoi colloqui con Gesù e la Vergine Maria, le profezie che anticiparono il suo pontificato, i suoi rapporti spirituali con i maggiori mistici del novecento, come Suor Lucia e Padre Pio, svelando quale incidenza ebbero nel superamento degli avvenimenti drammatici che hanno caratterizzato il ventesimo secolo.
Non solo. Socci racconta come lo stesso Pontefice avesse conosciuto profeticamente gli avvenimenti che lo avrebbero riguardato, quali, fra gli altri, l’elezione a successore di Pietro e l’attentato di cui fu vittima, ma che aveva anche “visto” avvenimenti tragici riferiti al futuro, tanto da aver commentato con un collaboratore, che l’aveva scoperto a pregare disteso in terra, avvolto da una misteriosa luce: «Se sapessi quello che so io anche tu passeresti la notte a pregare con me»
Non vogliamo anticipare altro di questo libro che è sicuramente una pietra miliare nella biografia di quello che, grazie alle ricerche condotte da Antonio Socci, si scopre essere stato uno dei più fulgidi mistici di tutti tempi e sicuramente un Pontefice unico nella storia del Papato. E poiché le sue vicende personali sono strettamente connesse a quella della sua epoca, il saggio ha anche la valenza di una nuova lettura degli avvenimenti del secolo appena concluso.
Redazione La Madre della Chiesa