«I numeri “nascosti” dell’eutanasia: è ucciso anche chi non vuole»

«Secondo il governo olandese nel 2011 ci sono state 3.695 morti per eutanasia, il 18% in più rispetto  al 2010. Ma i numeri reali sono altri, molto molto più alti». Tempi.it  ha intervistato Alex Schadenberg (nella foto), direttore esecutivo della  Coalizione per la prevenzione dell’eutanasia, associazione canadese «che si  occupa di offrire assistenza legale a chi va in tribunale contro l’eutanasia e  che attraverso incontri e conferenze cerca di far capire che l’eutanasia alla  fine è solo questo: un uomo che uccide un altro uomo».

Partiamo dalle basi. Quali sono i requisiti per richiedere  l’eutanasia in Olanda? L’eutanasia in Olanda all’inizio poteva  essere richiesta da chi era affetto da una malattia in stato terminale, ora  invece il criterio è la sofferenza personale. Può richiedere l’eutanasia chi è  soggetto a sofferenze insopportabili. Il problema è che non si può definire la  sofferenza, è un criterio soggettivo. Dopo diverse sentenze del tribunale ora  può essere ucciso così chi ha depressioni croniche, chi soffre di demenza e  anche chi è affetto da malattie psichiatriche. Per questo credo anche che i  numeri cresceranno col tempo: la pratica è sempre più accettata.

Anche i bambini possono richiedere l’eutanasia? Sì. In  Olanda la legge dice che non puoi morire per eutanasia se sei sotto i 12 anni,  ma ora l’associazione dei medici olandesi e il governo hanno accettato le linee  guida del protocollo di Groningen, che la prevede anche per i bambini nati  con disabilità. Così oggi i bambini possono ottenerla. Diciamo che in Olanda le  leggi e le sentenze dei tribunali non vanno sempre insieme.

Perché dice che i numeri forniti dal governo olandese sull’eutanasia  sono sbagliati? Secondo i dati forniti, nel 2011 ci sono stati 3.695  casi di eutanasia riportati. È importante sottolineare la parola “riportati”. Infatti, secondo uno studio del 2010 pubblicato sul New England Journal of  Medicine, in Olanda il 23% di tutte le morti per eutanasia non vengono  riportate, quindi a 3.695 bisogna aggiungere almeno un 23% in più. E arriviamo  così a 4.544. Non solo. In Olanda eutanasia e suicidio assistito sono  considerate cose molto diverse. Nel 2010 ci sono stati 192 casi di suicidio  assistito, aggiungiamo l’aumento del 18%, e arriviamo a 226 casi di suicidio  assistito nel 2011. Sommiamo tutto e otteniamo un altro numero: 4.770 persone  morte in Olanda nel 2011 per l’eutanasia. Non 3.695.

Perché crescono così tanto i numeri dell’eutanasia dal 2010 al  2011? Non è un problema nuovo, purtroppo è un trend costante. Nel  2006 le morti riportate per eutanasia in Olanda sono state 1.923, nel 2007  2.120, nel 2008 2.331, nel 2009 2.636, nel 2010 3.136 e nel 2011 3.695. E i  numeri, ripetiamolo, non considerano le morti nascoste. Questi numeri dimostrano  che la pratica in Olanda sta diventando comune, accettata dalla società. Anche  in Oregon, Belgio e Svizzera i numeri sono in continuo aumento. Perché più passa  il tempo, più l’opposizione a questa pratica si indebolisce.

Perché? Come detto prima, perché il  criterio è la sofferenza, perché la società si abitua e perché i dottori  accettano questa pratica.

Ci sono anche ragioni economiche? Secondo me le ragioni  economiche ci sono, ma non sono quelle principali. Certo, le  pressioni sulle persone più vulnerabili esistono ma il problema vero è che  la gente crede sempre di più che l’eutanasia sia la soluzione giusta a certi  tipi di problemi della vita dell’uomo, come la sofferenza. Questo poi non vuole  dire che non ci siano ragioni economiche, perché è chiaro che si risparmia a  uccidere un malato invece che curarlo. Bisogna anche dire che in Olanda la  sanità è buona, ma se si dovessero affrontare certe malattie con cure palliative  di riduzione del dolore, il costo sarebbe molto alto e la qualità della sanità  forse diminuirebbe. È più economico così, ma voglio sottolineare che per me non  è la ragione principale della diffusione dell’eutanasia.

Qual è allora la ragione principale? La gente pensa che  uccidere sia giusto. E questo è un grande problema, io sono molto preoccupato,  ad esempio, che le persone disabili non capiscano che questo trend va contro di  loro. Dietro la facciata umanitaria, l’eutanasia rappresenta un enorme rischio  soprattuto per i disabili. Ma loro sembrano non accorgersene, e questo mi  spaventa.

Ognuno fa le sue scelte, no? Ecco, dobbiamo capire che  quando si dice che l’eutanasia è un problema di scelta, della mia scelta,  diciamo una cosa falsa. L’eutanasia non riguarda la scelta ma il modo in cui noi  affrontiamo la sofferenza. Nella nostra società aumentano i suicidi e le  depressioni. Come rispondiamo a questo? La gente è sempre più disperata, non ha  più speranza. Come rispondiamo a questo? Uccidendo queste persone? Così però non  risolviamo il problema.

Se una persona però vuole morire? Non può obbligare  un’altra persona a farlo. Noi vogliamo che uccidere sia lecito nella nostra  società? Ecco la domanda. La sofferenza non si affronta uccidendo chi soffre ma  fornendo cure migliori per il dolore, da un lato, e maggiore attenzione verso  chi soffre. Aiutandoli a trovare il senso della sofferenza. Uno dei motivi per  cui la gente chiede l’eutanasia è che si sente abbandonata, un peso per la  società.

Prima ha parlato di morti per eutanasia non riportate. Perché  succede? Quel 23% riguarda la gente che muore di eutanasia, anche se  non lo voleva, anche se non l’ha richiesta. Nel 2010, 310 persone sono morte di  eutanasia senza volerlo. Perché alcune morti non vengono riportate? Perché i  medici non hanno rispettato la legge. Sono omicidi fuori legge e questo è uno  dei più grandi problemi cui l’eutanasia porta.

Conosce dei casi particolari? In Olanda è molto difficile  opporsi all’eutanasia, per questo si parla poco anche di questi casi di errore.  Ma durante una conferenza che abbiamo tenuto in Scozia è intervenuta una donna  che ha dichiarato che i medici avevano provato a uccidere il nonno senza il suo  consenso. Ci sono persone e storie, ma è difficile parlare. È comunque  dimostrato che in Belgio il 32% di tutte le morti per eutanasia viene praticato  senza il consenso dei pazienti. È un numero enorme ma per l’Olanda ho solo  statistiche, non storie personali. Ma può stare sicuro che molta gente ha paura  di questa possibilità reale.

Perché si arriva a uccidere una persona anche se non lo  vuole? Quando si accetta il principio che c’è anche  una sola vita che non merita di essere vissuta, che anche in un solo caso va  bene che un uomo ne uccida un altro, allora, alla lunga, si arriverà per forza  alla conclusione che uccidere un altro uomo va bene quasi sempre o sempre.

In Europa sono pochi i paesi dove l’eutanasia è legale. Un buon  segno? È questione di tempo, nessuno può sentirsi  al sicuro o salvo. Neanche voi in Italia. La politica dell’eutanasia, infatti, è  appoggiata da lobby ben organizzate: esiste addirittura la federazione mondiale  delle associazioni per il diritto alla morte, hanno molte risorse e riescono a  diffondere la loro posizione in tutto il mondo. Se devo essere sincero, mi fanno  paura. Ma tutti dovremmo esserne spaventati. L’importante è però parlare  dell’eutanasia per quello che è davvero: un uomo che uccide un altro uomo. E non  è ammissibile che nella società qualcuno corra il rischio di essere ucciso anche  se non vuole. Ecco perché l’eutanasia dovrebbe essere vietata. Al suo posto si  dovrebbe incrementare la cura delle persone.

LeoneGrotti

Fonte: Tempi.it