E’ stato ben accolto dalla popolazione siriana l’appello del Papa ieri all’Angelus per la fine delle violenze. Grande gioia è stata espressa dagli arcivescovi di Aleppo, armeno cattolico, Boutros Marayati, e greco-cattolico, Jean-Clément Jeanbart: le parole di Benedetto XVI rappresentano un segno di speranza. Ma purtroppo la guerra continua. L’assedio dell’esercito di Assad ad Aleppo non si ferma. Secondo l’Onu circa 200mila civili hanno lasciato la città negli ultimi due giorni: si tratta di una vera emergenza umanitaria.
Parigi ha chiesto un summit del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Da parte sua, Damasco assicura che i ribelli saranno sconfitti anche senza ricorrere alle armi chimiche. Si registrano intanto nuove diserzioni: un vice capo della polizia siriano si sarebbe rifugiato in Turchia insieme con altri 11 ufficiali. Sull’intervento del Papa e la situazione in Siria ascoltiamo il nunzio a Damasco, mons. Mario Zenari, al microfono di Sergio Centofanti:
R. – L’appello del Santo Padre affinché cessi la violenza, il suo cordoglio per le vittime, la sua vicinanza alle sofferenze della gente, sono sempre di grande conforto per i pastori, i fedeli e per tutti i siriani, i quali sono vivamente riconoscenti al Santo Padre per l’interesse e la vicinanza che porta continuamente alla Siria, per i suoi reiterati appelli. Del suo appello di ieri per esempio ne hanno parlato in maniera molto positiva anche i media locali governativi. Vorrei sottolineare l’accento che il Santo Padre ha messo sul dramma di tanti sfollati interni e rifugiati presso i Paesi limitrofi come pure la sua preghiera affinché Dio illumini la coscienza di quanti ricoprono posti di responsabilità in questi momenti così difficili. Questo mi sembra un rilievo molto importante.
D. – Qual è la situazione in Siria, pensiamo ai combattimenti ad Aleppo, Damasco e in altre città, quale atmosfera si sta respirando oggi nel Paese?
R. – Un’atmosfera molto pesante. Ci sono queste località che sono particolarmente colpite, di cui si parla continuamente, ma ormai direi che il cancro del conflitto è diffuso un po’ in tutta la Siria, e la gente è alquanto timorosa e incerta dell’avvenire. Pensavo in questi giorni al contrasto tra il clima dell’apertura in questi giorni dei giochi olimpici – a cui hanno assistito milioni di persone in tutto il mondo, che è stata la festa straordinaria della fratellanza universale dei popoli – e la situazione che si sta vivendo in Siria. Tuttavia direi che questa festa conserva anche la speranza, la fiamma della fratellanza universale, che non potrà essere spenta da venti fratricidi che soffiano qua e là in qualche parte del mondo. Dove è stata momentaneamente spenta questa fiamma della fratellanza universale, certamente sarà un giorno riaccesa con l’aiuto della solidarietà internazionale.
D. – Vuole lanciare un appello dai microfoni della Radio Vaticana?
R. – Dopo i reiterati e accorati appelli del Santo Padre, tutti ben apprezzati, ben accolti, per la cessazione della violenza in Siria e per una soluzione politica del conflitto, conoscendo per esperienza le buone relazioni interreligiose che esistono in Siria e il ruolo che la religione ha da queste parti, vorrei rivolgere un appello a tutti i responsabili religiosi musulmani, cristiani e altri: riunitevi tutti insieme e con tutto il peso della vostra autorità morale rivolgete in nome di Dio un unanime e severo monito a tutte le parti in conflitto affinché arrestino la violenza e la repressione che stanno portando il Paese alla distruzione a sofferenze indicibili e morte, rivolgete loro un pressante appello affinché abbiano il coraggio di intraprendere immediatamente e in tutta sincerità con l’assistenza della comunità internazionale il cammino per arrivare ad una adeguata soluzione politica della crisi.
Fonte: Radio Vaticana