Alla vigilia del voto sulla legge che introdurrebbe le nozze gay, sostenuta dal premier conservatore David Cameron, il nuovo arcivescovo di Canterbury Justin Welby userà la sua investitura ufficiale, nella cattedrale londinese di St. Paul’s, per affermare che il matrimonio dovrebbe rimanere “l’unione di un uomo e di una donna”.
Le sue parole – riferisce l’agenzia Sir – vengono anticipate dalla stampa britannica mentre il primo ministro si prepara a usare i voti del partito liberaldemocratico, suo alleato in coalizione, e di quello laburista, all’opposizione, per ottenere un sì a una legislazione alla quale sono contrari quasi 200 parlamentari Tory. Anche la Chiesa cattolica, insieme a quella anglicana, ha condotto una lunga battaglia contro le nuove norme, diffondendo in ogni parrocchia cartoline che i fedeli potevano usare per chiedere ai parlamentari della loro zona di votare no al “gay marriage bill”, come è denominata la legge.
I vescovi hanno anche diffuso un opuscolo tra i parlamentari che spiegava le ragioni della loro opposizione. Durante una Messa celebrata ieri, l’arcivescovo di Southwark, diocesi del sud di Londra, Peter Smith, ha chiesto preghiere affinché la legge non sia approvata. Parlando al quotidiano britannico più venduto, il “Daily Telegraph”, l’arcivescovo Smith ha spiegato che la “definizione di matrimonio come unione di un uomo e una donna precede sia lo Stato che la Chiesa e nessuna di queste due istituzioni ha il diritto di cambiarla”. Anche l’arcivescovo cattolico di Birmingham, Bernard Longley, ha invitato tutti i parlamentari che erano “incerti o stavano pensando di astenersi” a votare contro “una legge pensata male”.
“Il Primo ministro fa approvare in fretta dal Parlamento queste nuove norme senza un mandato e senza un’adeguata consultazione”, ha avvertito l’arcivescovo Longley. Benché il ministro della cultura Maria Miller, responsabile della nuova legge, abbia promesso che nessuna organizzazione religiosa sarà costretta a sposare coppie gay, negli opuscoli, diffusi tra i parlamentari alla vigilia del voto, sia la Chiesa cattolica sia quella anglicana, esprimono i loro dubbi. Secondo i vescovi le Chiese che si rifiuteranno di condurre matrimoni omosessuali potrebbero essere portate davanti alla Corte europea dei diritti umani.
La Chiesa teme anche che gli insegnanti nelle scuole religiose saranno costretti a promuovere il matrimonio gay presentandolo come identico a quello eterosessuale e che rischieranno di venire incriminati sulla base della nuova legislazione se non lo faranno. Le Chiese hanno ricordato che la nuova legislazione non faceva parte del manifesto elettorale di nessun partito, mentre il governo ha deciso d’ignorare le firme di oltre 625mila persone che hanno firmato una petizione contro le nuove norme. (R.P.)
Fonte: Radio Vaticana