Sono sempre più scatenati: ad ogni latitudine, ad ogni longitudine del pianeta gli attacchi alla vita si fanno sempre più feroci. Gli ultimi fuochi son giunti dagli Stati Uniti, dove, nonostante il sostegno bipartisan appena ricevuto dalla Camera dei Rappresentanti, la risoluzione a tutela della libertà religiosa è stata definita un «azzeramento del processo democratico» ed un male per le donne.
A dir questo è stato il portavoce di Hillary Clinton, candidata alla Casa Bianca per i Democratici. In realtà la risoluzione per la libertà religiosa si propone di tutelare in ambito sanitario i pro-life e le organizzazioni religiose dal devastante Atto di non-discriminazione per la salute riproduttiva, che impone ai datori di lavoro di assumere indipendentemente dalle convinzioni e dalle azioni dei candidati, nonché di dare copertura assicurativa ai dipendenti anche per le spese abortive.
Ora la risoluzione dovrà passare al Senato, ma il Presidente Obama ha anticipato il proprio veto. E la Clinton ha già dimostrato di voler proseguire sulla stessa linea.
Nel frattempo, anche le multinazionali dell’aborto hanno intensificato la loro offensiva su scala planetaria: Cecile Richards, presidente di Planned Parenthood ̶ tristemente leader mondiale nel settore ̶ , lo scorso 28 aprile dalle colonne della rivista “Time”, ha suonato la carica: «Giovani donne, volete raggiungere i vostri sogni e cogliere le vostre opportunità? Spegnere una vita innocente può essere proprio ciò che fa per voi!», ha tuonato, lodando i media per l’incredibile assist fornito alla sua Fondazione, peraltro finanziata col denaro dei contribuenti, loro malgrado.
L’errore è culturale, di fondo e deriva dalla convinzione che per la vita si schierino solo i credenti.
Non è così: «L’aborto è sbagliato in sé – ha scritto l’agenzia “LifeSiteNews” –, l’aborto è un atto di violenza che distrugge un essere umano durante il suo sviluppo nel grembo materno: su tale definizione possono essere tutti d’accordo, dall’ateo Christopher Hitchens al Papa. Una panoramica dei testi di embriologia in uso presso le scuole di Medicina dovrebbe bastare, per capire se il bambino che cresce in grembo sia un essere umano o meno e quindi se meriti il diritto alla vita o meno».
È proprio a partire da qui che occorre diffondere la consapevolezza di quanto il valore della vita sia universale, di come alla vita tutti possano e debbano credere, di come essa sia da tutelare senza compromessi al di là della propria fede, dei propri ideali, delle proprie convinzioni.
È quel che le Marce per la Vita, promosse ormai in tutto il mondo, vogliono testimoniare.
Ed il successo da esse ovunque riscosso dimostra come la gente, tutto ciò, lo capisca eccome, nonostante gli sforzi martellanti compiuti dalle potenti lobby abortiste per farlo loro dimenticare.
Poiché è vero come in campo etico siano emerse anche altre urgenze – in particolar modo, gender, eutanasia e via dicendo –, ma non è certo l’attualità a stabilire le priorità: alla base di tutto, a fondamento di tutto, al di là di ogni attualità contingente, stanno i principi non negoziabili – tra cui quello della Vita –, come ebbe già a dire nel 2006 Benedetto XVI: «Questi principi non sono verità di fede, anche se sono illuminati e confermati dalla fede; sono insiti nella natura umana e pertanto sono comuni a tutta l’umanità. L’azione della Chiesa nella loro promozione non è quindi di carattere confessionale, ma si dirige a tutte le persone».
Il prossimo appuntamento, come noto, è a Roma per domenica 10 maggio con la V edizione della Marcia per la Vita italiana, prevista dalle ore 14 a partire dalla centralissima via della Conciliazione per giungere sino a piazza Bocca della Verità attorno alle ore 16.
Moltissimi sono i pullman previsti, provenienti da tutta Italia e dall’estero, soprattutto da Polonia, Romania e Spagna, contando sul sostegno di tanti Vescovi e sul coinvolgimento di parrocchie, associazioni ecclesiali, folte rappresentanze pro-life dall’Europa e dal resto del mondo.
Mons. Livio, Melina Preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia esprime la sua più «cordiale adesione alla quinta Marcia per la Vita, che intende proclamare il “Vangelo della Vita”, di cui fu araldo intrepido e gioioso San Giovanni Paolo II. Difendendo i più piccoli, i più deboli e i più minacciati da una cultura egoistica e dello scarto, si testimonia il valore unico di ogni persona umana, dal suo concepimento alla fine naturale, e si promuove la famiglia autentica, radicata nel mistero nuziale dell’unione tra uomo e donna, fondata sul matrimonio fedele e indissolubile, aperta alla procreazione, santuario della vita e cellula primaria della società.».
Parole chiare. Senza compromessi. In perfetta sintonia con lo spirito dell’ormai imminente Marcia nazionale per la Vita di Roma.
Mauro Faverzani
articolo pubblicato su Corrispondenza Romana