Si celebra oggi, festa di Tutti i Santi, la “Giornata della Santificazione Universale” promossa dal Movimento Pro Sanctitate fondato nel 1947 dal Servo di Dio, Guglielmo Giaquinta. Ma cosa significa santificazione universale? Federico Piana lo ha chiesto a Roberta Fioravanti, del Movimento Pro Sanctitate:
R. – Santificazione universale vuol dire semplicemente – e sottolineo “semplicemente” – che tutti siamo chiamati alla santità: tutti gli uomini e tutte le donne sono pensati da Dio per essere suoi figli e per realizzare pienamente questo progetto di amore che il Padre pensa e riserva a ciascuno di noi.
Ci piace ricordare – e forse è anche nostro dovere ricordarlo – che la Giornata della Santificazione Universale, che ormai è una Giornata mondiale del calendario liturgico e quindi è celebrata dalla Chiesa in tutto il mondo, è stata proprio ideata e promossa fin dal 1957 dal Servo di Dio Guglielmo Giaquinta: questa data, il 1957, ci fa subito pensare che siamo prima del Concilio Vaticano II e quindi prima che la vocazione universale alla santità fosse proclamata ufficialmente dalla Chiesa.
Come dicevo, tutti siamo chiamati alla santità e questo “tutti” è una parola molto forte, un po’ ci inchioda, nel senso che ci richiama alla responsabilità di non escludere nessuno. Io penso che oggi questo messaggio veramente ci apra il cuore, perché ciascuno nella propria storia può ritrovare questa presenza e questo orizzonte che Dio ci propone, che sicuramente ci apre il cuore anche nei momenti più difficili. Ciascuno di noi oggi può dire: “Anche io sono chiamato e quindi posso diventare santo”.
D. – E’ compatibile diventare santi in un mondo spesso dominato dal male?
R. – Certo. E’ compatibile nella misura in cui non pensiamo di fare questo percorso da soli, perché sarebbe una follia pensare di diventare santi con le proprie forze. Noi ci incamminiamo in questa prospettiva perché ci fidiamo di Dio, ci fidiamo cioè di Colui che ci chiama.
Allora questo cammino con Lui, fare la nostra storia di uomini e di donne insieme a Dio, rende possibile realizzare questa vocazione, che non deve essere fatta di cose straordinarie: Giovanni Paolo II, anzi oggi chiamiamolo col suo titolo, San Giovanni Paolo II, questo ce lo ha detto chiaramente quando ha parlato della santità come della misura alta della vita cristiana ordinaria. Quindi anche in questo aggettivo ritroviamo l’universalità della chiamata alla santità.
D. – Un santo dei nostri tempi diceva: “O troviamo Dio nelle cose di ogni giorno o non lo troveremo mai!”. Noi pensiamo tante volte che i santi siano persone straordinarie, ma non è così …
R. – Certo! E questa sua sottolineatura mi permette di aggiungere che non dobbiamo pensare che la santità ci allontani dal mondo o ci disumanizzi: anzi, attraverso il cammino di santità noi realizziamo pienamente la nostra umanità.
Se negassimo questo sarebbe addirittura negare l’Incarnazione di Cristo! E’ stato Lui a scegliere la nostra strada e quindi, attraverso questa strada, torniamo al Padre. Questa cosa è molto importante, perché ci fa recuperare veramente la grandezza delle piccole cose, dei piccoli gesti, delle piccole parole quotidiane.
Testo proveniente dal sito di Radio Vaticana