Homs (AsiaNews) – “Padre Frans è stato ucciso nel giardino del monastero. Gli hanno sparato due colpi alla testa, è stato un gesto deliberato”: lo afferma all’edizione in arabo della Radio Vaticana p. Said Ziad Hilal sj, gesuita che viveva con p. Frans Van der Lugt, ucciso ieri a Homs.
Ad AsiaNews p. Bimal Kerketta sj, sacerdote indiano che a Minya (Egitto) dirige una scuola gesuita, racconta la sua amicizia con il gesuita che da 50 anni viveva in Siria, cercando di tenere unita la comunità locale, composta da cristiani e musulmani. Di seguito, la testimonianza di p. Kerketta. (Traduzione a cura di AsiaNews)
Prima che iniziasse la guerra in Siria, sono stato a Homs due volte e ho vissuto con p. Frans Van der Lugt per alcuni giorni, osservando il suo lavoro quotidiano e le sue attività. Egli era un uomo coraggioso, dedito al prossimo a prescindere dalla religione. Egli ha sempre cercato di fare del suo meglio per portare varie denominazioni di musulmani e cristiani insieme, in ogni sfera della vita.
P. Frans era del tutto integrato nella vita e nella cultura del popolo siriano. Parlava molto bene l’arabo e aveva un’ottima conoscenza scientifica del Corano.
La perdita più grande sarà sentita dalla comunità islamica in Siria: sotto la sua cura fino ad ora molti musulmani vivevano nel nostro monastero, e addirittura uno sceicco islamico vi aveva trovato rifugio con tutta la sua famiglia.
Il gesuita Frans van der Lugt portava avanti programmi speciali per i disabili musulmani e cristiani, per i bisognosi, gli svantaggiati e gli emarginati della società. Egli aveva un progetto speciale riservato alle donne, che ogni giorno lo andavano a trovare: uno di alfabetizzazione, uno di formazione e uno di economia domestica. Alcune lavoravano nella vigna della comunità gesuita.
La sua morte è stata un duro colpo per l’amorevole pace tra musulmani e cristiani, e adesso entrambi saranno ancora più spaventati. Persino tra le diverse denominazioni cristiane non sarà facile fare dei passi l’uno verso l’altro, per lavorare insieme. Nei Paesi islamici [noi sacerdoti] ci concentriamo molto sull’umanità e sullo stare insieme come fratelli e sorelle.
Tra due giorni p. Frans avrebbe compiuto 76 anni. Era nato il 10 aprile 1938.
Quando ha ricevuto la notizia, la nostra comunità gesuita a Minya è rimasta sconvolta, anche perché fino alla sua morte egli è stato in grado di portare equilibrio tra le truppe dell’esercito e i ribelli, aiutando musulmani e cristiani a convivere.
La vita della nostra comunità gesuita a Homs è estremamente difficile. Dei 10 sacerdoti che vivono in Siria nessuno di loro ha mai abbandonato il Paese, nonostante la vita sia faticosa e precaria da quando la guerra è iniziata. Questa è la nostra vocazione come gesuiti, servire Cristo e le persone con la nostra vita. Durante il conflitto la nostra vigna è stata attaccata, saccheggiata e sequestrata dai ribelli. È difficile raggiungere la zona e ogni cosa è stata distrutta.
La zona in cui è stato ucciso è controllata dai ribelli. Questi usano le case e gli istituti dei cristiani per attaccare l’esercito siriano. L’area ha più di mille anni, sono strade strette: quando i militari entrano, i ribelli li attaccano con tattiche da guerriglia… grazie al forte sostegno di alcuni Paesi del Golfo. È triste che la religione anziché unire l’umanità la uccida, cancellando la storia antichissima di unità di spirito e vita.
Per quanto mi riguarda, sono pronto ad andare in Siria e lavorare lì, in qualunque momento. Ne sto parlando con i miei superiori. Dio salvi la Siria.
*P. Bimal Kerketta è un sacerdote indiano che vive in Egitto da 10 anni. È preside della scuola dei Padri Gesuiti di Minya.
(Ha collaborato Nirmala Carvalho)