La Germania ha dato il via libera, in questi giorni, alla diagnosi preimpianto sugli embrioni nel caso in cui uno dei due genitori abbia una malattia genetica ereditaria o se il rischio di aborto spontaneo è molto alto. Lo ha deciso un voto della camera alta, il Bundesrat, dopo l’analoga decisione di quella bassa, nel luglio del 2011. Secondo la legge, ogni caso deve essere esaminato da una commissione medica e i genitori devono ricevere assistenza psicologica prima del test.
La questione ha suscitato un forte dibattito nel Paese. Preoccupazione viene espressa dall’associazione “Scienza e Vita”, come conferma il vicepresidente vicario, Paola Ricci Sindoni, al microfono di Debora Donnini:
R. – Questa decisione non può che generare preoccupazione ed anche inquietudini per il futuro delle generazioni che verranno, perché – come si dice in bioetica – è evidente una sorta di pendio scivoloso. Noi partiamo da un punto fermo – certamente non dettato da indicazioni religiose o etiche in senso generico, ma è la scienza che ce lo dice – cioè che l’embrione è una realtà “unitotale”, è sempre ciò che è sempre stato e che sarà nel genoma che è già strutturato al momento della fecondazione, dunque ha già una sua personalità, è già un individuo umano. Se partiamo da questo, il fatto che noi possiamo scegliere un embrione sano rispetto ad uno malato, significa operare chiaramente una selezione a favore del sano e dunque avviarci pericolosamente verso una deriva eugenetica.
D. – Lei pensa che questa scelta della Germania a livello culturale avrà delle ricadute in Europa?
R. – Temo di si, perché si sta delineando, in maniera un po’ fosca, uno scenario antropologico in cui, intanto, si dà il primato alla tecnoscienza, cioè è la scienza che ci dovrebbe dire come agire sull’umano e non il contrario. In realtà è l’umano che eventualmente considera la scienza come uno strumento utile per il suo miglioramento. Secondo elemento è quello che rappresenta l’accettazione del limite dell’umano, perché certamente ci può impressionare il fatto che due genitori preoccupati, impauriti per un eventuale futura malattia del loro figlio tendano a tutelarsi di fronte a questo evento doloroso, ma il limite è una dimensione costitutiva. La malattia purtroppo c’è, i bambini nati prima della diagnosi preimpianto sono bambini amati, curati dai genitori, che appunto fanno parte della nostra esperienza di vita. Preoccupa il fatto che il Parlamento tedesco abbia decretato che il bando al test, cioè il rifiuto del test, viola il rispetto della dignità umana, come se scegliere se un embrione possa nascere oppure no, segni il discrimine della dignità umana! Questa è una cosa gravissima e credo debba veramente far pensare.
Fonte: Radio Vaticana