Scrive il commentatore di cose ecclesiali Matthias von Gersdorff, sul suo blog: «Non passa giorno in cui il portale di informazione della Conferenza episcopale tedesca, Katholisch.de, non offra un contributo in cui viene messo in discussione qualche punto della dottrina cattolica. Oggi, 17 settembre 2015, è apparso per esempio un commento sul tema di moda dell’omosessualità scritto da Simon Linder, studente di teologia a Tubinga.
Quello di Linder è l’ennesimo intervento sull’argomento, con una tesi peraltro non particolarmente originale: la Chiesa cattolica deve cambiare la sua posizione sull’omosessualità.
Da quando è stato convocato il Sinodo sulla famiglia questo articoli appaiono con una frequenza sempre maggiore. Il messaggio che vuole comunicare Katholisch.de (e almeno una parte della Conferenza episcopale tedesca) sembra essere il seguente: il magistero non è l’insieme dei pronunciamenti vincolanti della Chiesa, ma una materia sulla quale si può dibattere all’infinito. Il magistero viene in sostanza degradato a un insieme di spunti di riflessione».
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Più della metà dei cattolici ha pensato o pensa di tanto in tanto di lasciare la Chiesa, idem per i protestanti. È quanto emerge dal volume Wie wir Deutschen ticken, presentato lo scorso agosto, frutto di un progetto di YouGov, istituto di sondaggi e rilevamenti statistici di Colonia.
Dei cattolici tentati di uscire dalla Chiesa, il 46% dice di restare alla fine per «comodità», il 14% per la paura di un passo così radicale, il 4% perché ha ritrovato la fede. Il restante 36% non fornisce motivi. Secondo il curatore del volume, lo psicologo Holger Geißler , si rileva una grande distanza tra i fedeli e la Chiesa come istituzione. Ma il principale motivo della mancanza di fiducia non riguarda la dottrina, bensì la prassi: 5 intervistati su 6 trovano sbagliato il sistema della tassa ecclesiastica, il prelievo “forzoso” sui redditi con cui la Chiesa si autofinanzia.
Fonte: Il Timone