In questi giorni i tabloid, le agenzie di stampa e i giornali on line sono tutto un fiorire di notizie sulle prime unioni civili in giro per l’Italia. Uno dei principi cardine della propaganda gay per chiedere le unioni civili è stato quello della libertà. Libertà di vedersi riconosciuti lo status di coppia, di mettere su “famiglia”, di essere felici, di “amarsi” alla luce del sole, di esercitare gli stessi diritti delle coppie sposate.
Ora è arrivato il contrordine. Non c’è più la libertà di unirsi civilmente. Questo è diventato un obbligo. Va da sé, banale a dirsi, che non tutte le coppie omosessuali nutrono il desiderio di vedersi riconosciuta legalmente la loro relazione. Anzi, a guardare le percentuali negli altri paesi, sono pochine le coppie gay che non vedono l’ora di scambiarsi gli anelli.
I motivi sono dei più vari: desiderio che la relazione sia vissuta solo come affare privato, pudore, fastidio nel pensare che così facendo si possa diventare una bandiera della militanza gay, fino alla consapevolezza che il matrimonio è una cosa seria destinata solo a persone di sesso differente e che non deve prestarsi a scimmiottamenti giuridici.
Queste riserve sono spesso presenti nelle coppie omosessuali anziane. Giovanni Minerba, direttore del Torino Gay & Lesbian Film Festival e attivista per le rivendicazioni degli omosessuali, lancia l’appello rivolto ai renitenti alla leva gay, chiamando in causa soprattutto chi ha sulle proprie spalle molte primavere: «Li invitiamo a superare questi timori: capiamo infatti che non è facile fare questo passo per chi ha vissuto cinquant’anni della propria vita in un mondo che non ammetteva tutto questo, però l’importante è essere riconosciuti legalmente».
Un semplice invito? Non pare proprio. Infatti Minerba rilancia: «Adesso che ci si può unire civilmente, bisogna farlo». E la libertà, la spontaneità, la (supposta) naturalezza delle unioni gay che fine ha fatto? Bisogna unirsi civilmente, ordina Minerba. E’ come comandare agli eterosessuali di sposarsi per forza.
La precettazione degli omosessuali è necessaria per due ordini di motivi. In primo luogo le fila dello schieramento omosessualista necessitano sempre di nuova carne da cannone. La battaglia è aspra e tutti devono fare la loro parte per la patria gay. Tutti: giovani, giovanissimi e pure i vecchi.
I denti del rastrello devono essere fitti perché nessuno scappi. In secondo luogo l’esempio degli altri paesi dove ci sono le unioni civili o para-matrimoni gay è impietoso: dopo un abbrivio elettrizzante e una fiumana di coppie gay che convolano a “nozze”, il deserto più assoluto.
Quindi è bene alimentare sin da subito i serbatoi della macchina delle unioni civili con iniezioni di coppie disposte ad immolarsi alla causa.
Pudore, fastidio per i riflettori vanno messi al bando e non sono degni del militante gay. I crumiri della lotta omosessualista fanno solo il gioco del nemico etero-cattoclericale.
Chiaro è che bisogna far leva su tutto per ingolosire i recalcitranti. Occorre usare il bastone e la carota. Il bastone è lo spauracchio della morte per gli omosessuali in pensione.
La carota sono i benefici per il compagno superstite nel caso in cui la coppia si sia unita civilmente. In tal modo, ricordando che Franco, 83 anni, e Gianni, 79, oggi si uniscono civilmente a Torino, Minerba sprona i suoi così: «Ed è per questo che storie come quella di Franco e Gianni, di cui il mio compagno Damiano e io siamo amici da molti anni, devono spingere tutti a farlo.
A qualunque età, tanto più se si è avanti negli anni. Anche i più timorosi, quelli che non osano mettere in piazza la loro unione, e nonostante l’età avanzata hanno ancora delle reticenze, lo debbono fare. Noi li sosterremo». Sottolineiamo: “lo debbono fare”.
“Tutti”, dice chiaro e tondo Minerba. In queste parole si rivela il vero intento di chi ha proposto e voluto le unioni civili. Queste non sono lo strumento di tutela dei diritti degli omosessuali, non sono la strada per il riconoscimento dell’ “amore” gay, un segno di uguaglianza, di progresso, di civiltà.
Tutte chiacchiere. Sono invece lo strumento a servizio di un’ideologia che vuole imporre una realtà che è contro natura. Si potessero arruolare anche gli eterosessuali per questo fine, il comando di unirsi civilmente colpirebbe anche loro.
Alle parole di Minerba fa eco Enzo Cucco, presidente dell’associazione gay Lambda: «Noi consigliamo a tutti di fare l’unione civile, tanto più che questa legge è stata pensata più per situazioni in cui sono presenti patrimoni comuni e questioni relative alla reversibilità della pensione, che per le giovani coppie che vogliono adottare un bambino o per quelle che vivono all’estero.
Sembreranno questioni di poco conto, ma avere garanzie sull’eredità o sulla reversibilità che discendono da un istituto giuridico proprio, e non da atti privati, è fondamentale».
Cucco consiglia le unioni civili come se fosse un vaccino o come se fossero un prodotto finanziario, una pensione privata. Tanto che arriva a dire che le unioni civili non sono state pensate per i giovani, per chi vuole mettere su “famiglia” con corredo di figli – come invece allo sfinimento Cirinnà & Co. ci hanno ripetuto per mesi – ma per chi è ormai sul viale del tramonto.
Insomma ogni esca va bene purchè queste unioni si facciano. Un mero do ut des, una compravendita di un istituto giuridico: tu ti unisci ed io ti copro di soldi. A tutti conviene. A chi sostiene la causa e al portafogli delle coppie. Almeno di quelle omosex.
Fonte: La NBQ