Nonostante le manifestazioni di protesta, che hanno visto scendere in piazza centinaia di migliaia di francesi, compresa una buona rappresentanza di omosessuali, il Senato francese ha approvato la legge che regolamenta l’istituto del matrimonio fra persone dello stesso sesso, legge che, dopo un ultimo passaggio all’Assemblea nazionale per la risoluzione di formalità buroratiche, diventerà presto esecutiva. Ovviamente la nuova norma prevede anche la possibilità di adottare figli.
Singolare è il fatto che la legge, sostenuta dalla rappresentanza della sinistra politica del Paese con una maggioranza al Senato di soli sei voti, non sarebbe passata senza l’appoggio di alcuni esponenti della destra e del centro, in quanto per alcune defezioni mancava il numero sufficiente per la sua approvazione.
In Italia le maggiori reazioni si sono avute in seguito alle affermazioni del presidente della Corte costituzionale Franco Gallo che, in qualità di Presidente anche della Consulta, ieri ha letto la sua relazione alla presenza delle più alte cariche dello Stato. Fra l’altro infatti Gallo ha richiamato il Parlamento italiano a dar seguito a quanto stabilito dalla Corte costituzionale in materia di matrimonio gay: “La Corte ha escluso l’illegittimità costituzionale delle norme che limitano l’applicazione dell’istituto matrimoniale alle unioni tra uomo e donna, ma nel contempo ha affermato che due persone dello stesso sesso hanno comunque il diritto fondamentale di ottenere riconoscimento giuridico, con i connessi diritti e doveri, della loro stabile unione. La Consulta ha perciò affidato al Parlamento la regolamentazione della materia nei modi e nei limiti più opportuni.”
Non solo, il Presidente Gallo ha tenuto a sottolineare come l’attuale disciplina, che prevede l’attribuzione al figlio del solo cognome paterno “costituisce il retaggio di una concezione patriarcale della famiglia” e ha elencato alcuni degli inviti che la Consulta ha rivolto al legislatore e che sono rimasti inascoltati. Infatti ha spiegato che la Consulta “ha invitato a introdurre una normativa che abbia una maggiore considerazione del principio costituzionale di uguaglianza tra uomo e donna” e quindi a tali inviti il Parlamento è obbligato a dar seguito.
E’ del tutto evidente che tali autorevoli sollecitazioni ad adeguare la normativa italiana a quella dei Paesi europei più “avanzati” in materia di diritti civili saranno presi in prioritaria considerazione dal prossimo Governo.
Così, in un futuro molto prossimo, annunceremo anche noi che l’Italia è entrata orgogliosamente nel novero dei Paesi veramente “civili”.
Redazione La Madre della Chiesa