(22/1/13) In Israele, è giornata di elezioni, dove fino alle 21 si vota per il rinnovo della Knesset, il parlamento israeliano. Per ora la percentuale dei votanti è la piu’ alta negli ultimi 14 anni. Il favorito dai pronostici elettorali è il premier uscente, Netanyahu, anche se il quadro politico israeliano si presenta piuttosto frammentato.
Lo conferma, al microfono di Antonella Palermo, il vicario del Patriarcato latino di Gerusalemme per la pastorale dei cattolici di lingua ebraica, padre David Neuhaus:
R. – Io credo che la maggioranza degli israeliani siano un po’ confusi e temo che tantissimi di loro non andranno a votare, perché sentono che non c’è nessuno che possa apportare quei miglioramenti alla situazione che essi auspicano per il nostro Paese e per il futuro. Il linguaggio politico dei nostri capi forse poteva avere senso in passato, ma oggi credo che il popolo si renda conto che i nostri capi non sono adeguati alla realtà nella quale viviamo, né dal punto di vista sociale né nella ricerca della sicurezza per il Paese, della pace, di un accordo con i nostri vicini, primo tra questi il popolo palestinese.
D. – Netanyahu sembra il favorito…
R. – Secondo i giornali che lui ha, sarà ancora una volta il nostro primo ministro. Forse, Netanyahu veramente è il favorito per la maggioranza dei cittadini. Ma quanti voti prenderanno i partiti marginali? Votare per loro è un voto per l’opposizione…
D. – Quanto peserà, secondo lei, il fattore religioso in questo voto?
R. – Intanto, parliamo degli ebrei e anche fra loro non c’è unità. Ci sono interessi molto diversi. Gli ultraortodossi non sono d’accordo con i religiosi-nazionalisti e anche gli ebrei che sono di origine nordafricana e del mondo arabo osservano un altro tipo di religiosità. C’è la tendenza di guardare soltanto quelli che sono fortemente nazionalisti, ma questo non corrisponde a tutta la realtà degli ebrei religiosi, che anche loro sono in crisi e in divisione.
D. – Quindi, lei come vede questo spostamento a destra del baricentro della politica israeliana?
R. – Credo che molto più importante dello spostamento a destra sia la crisi ideologica. Netanyahu è un uomo della destra, certamente. Ha un’ideologia ma fa parte anche degli uomini molto ricchi che controllano questo Paese. Quindi, credo che anche il business giocherà un ruolo molto importante nella formazione della politica per il futuro. Credo che nei prossimi anni Israele, con i nostri capi in prima fila, debba formulare una visione di Israele per l’oggi e i ldomani. Loro parlano molto di Israele del passato, ma la società è molto cambiata, e il nostro discorso politico non corrisponde più alla realtà.
D. – Il voto dei cattolici dove si orienterà, secondo lei?
R. – I cattolici nella maggioranza assoluta sono arabi: voteranno come gli arabi in Israele. Ci sono tre partiti che sono ideologicamente legati alla popolazione araba. Poi, ci sono tantissimi cattolici che non sono arabi: in maggioranza, non sono cittadini e quindi non hanno diritto di voto perché sono immigrati. Ma c’è il timore che tantissimi arabi – musulmani e cristiani, cattolici e altri – non andranno a votare perché non vedono nessuna ragione di votare.
Fonte: Radio Vaticana