Buonasera. Sono le ore diciotto di lunedì 25 febbraio e Pier Luigi Bersani ha vinto le elezioni politiche. «Un’affermazione figlia della massiccia partecipazione popolare alle primarie del Pd, una grande lezione di democrazia», dichiara a caldo il premier in pectore. Sull’onda emotiva decide quindi di convocare immediatamente ulteriori primarie per assegnare con eguale coinvolgimento gli alti incarichi istituzionali. «Saranno gli elettori a decidere», dichiara il vincitore recandosi al seggio collocato in un autogrill di Bettola.
Ironia della sorte, per lo scranno più alto del Senato, Anna Finocchiaro viene bruciata in volata da una commessa di Palazzo Madama candidatasi come indipendente con lo slogan “Stiamo parlando di bidelle, mica di parlamentari”. A Montecitorio vince invece a sorpresa Massimo D’Alema: «Ma non si può, non si è nemmeno candidato!», dice Bersani al popolo dei gazebo; «Ah sì? Non ce n’eravamo accorti», dice il popolo dei gazebo a Bersani.
L’elezione del presidente della Repubblica crea qualche scompiglio: al ballottaggio, gli elettori di centrosinistra scelgono Gianni Letta a discapito del favorito Roberto Benigni. A posteriori si temono infiltrazioni di sostenitori del centrodestra abilmente camuffati da accaniti spettatori de La Repubblica delle Idee.
Idem per la composizione del gabinetto di governo, che a seguito di primarie blindate risulta composto da sette assessori del Comune di Firenze, cinque ministri di Sel, tre dei giovani turchi, tre dei giovani curdi, due degli Inti Illimani, due di Rivoluzione civile, due della Cgil, uno della Fiom, uno del Pci, uno del Psiup e ben quattro dei Marxisti per Tabacci, la lista rivelazione della legislatura, oltre agli oriundi Obama, Hollande, Zapatero, Zeman e Zorro.
Il Pd di stretta osservanza bersaniana, con novantasei sottosegretari, risulta sottorappresentato ma si piega volentieri all’impeto del popolo dei gazebo. Per una curiosa combinazione burocratica dovuta a un cavillo nello statuto del partito, risulta premier Massimo D’Alema. «Ma non si può, non si è nemmeno candidato!», dice Bersani al popolo dei gazebo; «Bersani chi?», risponde D’Alema giurando nelle mani del capo dello Stato.
No, scusate, ha vinto Berlusconi e torna lo spirito del ’94: la notizia viene accolta con una certa contrarietà in Ruanda. Col primo Consiglio dei ministri (che si tiene al Teatro Margherita) torna la lira, col secondo torna Heather Parisi, col terzo torna Il gioco delle coppie, col quarto tornano Arrigo Sacchi alla guida della nazionale e Fiorello alla guida del Karaoke. Interrogato sull’Imu, il Cav. risponde che non esiste; tutt’al più esiste la Sip.
Gli elettori si riversano festanti per strada dimenandosi al suono di The rythm of the night ed, ebbene sì, di Come mai degli 883. Si fa ressa al cinema per guardare Dellamorte Dellamore con Rupert Everett e Anna Falchi, ripeto: con Rupert Everett e Anna Falchi. Susanna Tamaro vince il Nobel per la Letteratura grazie a Va’ dove ti porta il cuore. Fabio Fazio e Serena Dandini tornano a fare trasmissioni decenti.
Tornano le cabine telefoniche, i mangianastri, Carlo Scognamiglio e lo shangai. La parola dell’anno è “Sega”: si diffonde un repentino entusiasmo nostalgico fra i nati del 1980, ma viene spiegato loro che si tratta di una consolle la quale non ha niente a che fare con Brigitte Nielsen. Quando torna anche Irene Pivetti ci si accorge di avere esagerato.
No, scusate, ha vinto Monti. WOW!! La cassa per i versamenti resterà aperta al pubblico dalle ore otto alle ore diciassette del lunedì, del martedì, del giovedì e del venerdì, e dalle nove alle tredici del mercoledì e del sabato, osservando nelle restanti ore della settimana la chiusura di rito dovuta ai corsi di tedesco obbligatori. Di domenica invece lavorerete solo voi: lui sarà in chiesa a telefonare.
No, scusate, ha vinto Beppe Grillo. Il primo Consiglio dei ministri viene tenuto via Skype. I decreti legge vengono pubblicati su un blog. Il premier può essere interpellato su Twitter. Al posto del Parlamento verrà creato un gruppo Facebook. Potete seguire ovunque l’attività dei ministri grazie a Google Maps ma, per garantire la loro privacy, verranno diffusi solo i loro nickname.
Cambiano le regole per la lottizzazione della tv di Stato: il primo canale va agli Avatar, il secondo ai Gremlin, il terzo ai Power Rangers, Rai4 resta a Carlo Freccero. Il tradizionale messaggio di fine anno verrà tenuto in neolingua da Hal 9000 in collegamento dalla Grande Nebulosa di Andromeda, dove ha eletto residenza fiscale il Presidente della Repubblica Virtuale, Gianroberto Casaleggio, onde tagliare le inutili spese per la manutenzione del Quirinale reale.
Il taglio dei parlamentari viene trasmesso in streaming su Youtube nonostante i contenuti truculenti. Pacman viene nominato senatore a vita. Finalmente lo Stato smette di andare a puttane e inizia ad andare su Youporn. Le cartelle esattoriali sono consegnate direttamente sul tablet. Gli stipendi vengono invece versati su Second Life. Gli attentati sono consentiti ma potranno essere organizzati solo su Angry Birds.
No, scusate, ha vinto Ingroia e adesso devo andare perché c’è l’ora d’aria.
Antonio Gurrado
Fonte: Tempi