Effetto Sinodo: Luxuria alla tv dei vescovi – di Riccardo Cascioli

vladimir-luxuriaA volte la storia sa essere proprio crudele: proprio mentre ieri pomeriggio all’assemblea straordinaria dei vescovi italiani riuniti ad Assisi, il cardinale Angelo Bagnasco, volendo difendere la famiglia naturale affermava giustamente che le unioni gay hanno «l’unico scopo di confondere la gente e di essere una specie di cavallo di troia di classica memoria», il trans Vladimir Luxuria annunciava alle agenzie che stasera (ieri, ndr)sarà ospite, come opinionista, a Tv2000, guarda caso proprio la televisione di proprietà dei vescovi italiani. Se proprio vogliamo parlare di confusione bisogna dire che ai vertici della Chiesa italiana è l’unica cosa che abbonda.

 

Così ancora una volta si intrecciano le strade di Luxuria e del cardinale Bagnasco: la prima volta fu ai funerali a Genova di don Andrea Gallo, un incontro che provocò scandalo e polemiche roventi per la comunione che l’arcivescovo diede al trans (che peraltro poche settimane prima aveva confessato a un giornale di essere buddhista).

Ora, l’incontro non è ravvicinato ma Luxuria ha giocato un altro scherzetto al cardinale Bagnasco. O forse all’ignaro presidente gliel’ha giocato il segretario della Cei, monsignor Nunzio Galantino, che in questi mesi si è assunto il compito di prendere in mano i mezzi di comunicazione che fanno capo alla Conferenza Episcopale Italiana (Cei).

Del resto è impensabile che un ospite così ingombrante come Luxuria possa essere stato invitato a Tv 2000 senza l’assenso di monsignor Galantino, o addirittura proprio da lui tale invito è stato ispirato.

 

Così questa sera, alle 20.30 i telespettatori che seguono Tv2000, nel programma TgTg si vedranno commentate le notizie del giorno dal signor Wladimiro Guadagno, in arte Vladimir Luxuria, attivista per i diritti Lgbt ed ex parlamentare di Rifondazione Comunista.

Non è stato chiamato – ha detto lui alle agenzie – «in qualità di attivista dei diritti civili, per partecipare a un dibattito sulla famiglia, ma come personaggio pubblico, esattamente come tutti gli altri, senza differenziazioni ideologiche, per commentare i fatti di attualità, dalla politica all’economia, alla cronaca».

Ovviamente è «un grande segnale di apertura» da parte della Chiesa, e del resto chi siamo noi per giudicare?

 

La risposta è semplice: siamo dei semplici cittadini, cattolici, giornalisti che non sono completamente rincoglioniti e tendono quindi a farsi delle domande davanti alla realtà che osservano.

E quindi ci chiediamo che senso abbia questa pagliacciata, questa ostentazione di modernità, che cosa i vertici della tv dei vescovi vogliono dimostrare. Di essere accoglienti e inclusivi, come va di moda dire dal Sinodo in qua?

Se davvero volessero dimostrare questa accoglienza, invece di far fare passerella agli attivisti gay, potrebbero raccogliere le storie vere delle tante persone che prendono sul serio il disagio della propria tendenza omosessuale e che magari hanno fatto o stanno facendo un percorso di ritorno all’eterosessualità.

Ma possiamo scommettere che a Tv2000 non lo faranno, subirebbero le ire di Luxuria e compagni che su questa realtà vogliono imporre la censura. E di certo non lo vogliono neanche quei prelati che benedicono e incoraggiano operazioni come questa dell’«opinionista» Luxuria, perché in realtà vi si può scorgere un disegno ben preciso.

 

Proprio per questo vale la pena parlare del programma di questa sera di Tv2000, correndo il rischio di fargli pubblicità e aumentarne l’audience.

La comparsata di Luxuria – per il tipo di programma in questione e per il motivo per cui il personaggio è noto – ha lo scopo semplicemente di comunicare la «normalità» di essere trans, così come gay, lesbica e così via. Sarà lì non a perorare la causa Lgbt, ma a parlare di politica ed economia, un senso di normalità dovrà emergere, come se fosse normale un uomo travestito da donna. Ma questo è il passaggio che la lobby gay nella Chiesa persegue, travisando il significato della parola “accoglienza”.

 
È la stessa ambiguità uscita dal recente Sinodo, nel punto della relazione finale dedicato all’omosessualità, il paragrafo 55 che non a caso non ha raggiunto la maggioranza dei due terzi per poter essere adottato come decisione sinodale.

In questo paragrafo si dicono due cose essenzialmente: no a qualsiasi parificazione tra unioni omosessuali e disegno di Dio su matrimonio e famiglia; accoglienza con rispetto e delicatezza nei confronti di uomini e donne con tendenze omosessuali.

Si è detto che è esattamente ciò che sta scritto nel Catechismo della Chiesa cattolica, ed è vero, ma nel Catechismo c’è scritto anche altro che è il fondamento senza il quale le due affermazioni suddette possono essere interpretate in vario modo.

 

L’accoglienza verso le persone con tendenza omosessuale non è – come qualcuno vuole far credere – una novità del Sinodo, ma è sempre stata dentro la consapevolezza che «gli atti omosessuali sono intrinsecamente disordinati».

L’accoglienza è cioè alle persone, con tutto il loro carico di sofferenza e disagio, non agli stili di vita. Gli atti omosessuali, dice ancora il Catechismo, «sono contrari alla legge naturale», «precludono all’atto sessuale il dono della vita», «non sono il frutto di una vera complementarietà affettiva e sessuale», «in nessun caso possono essere approvati» (no. 2357). Altro che «elementi di santificazione nelle unioni omosessuali», come un vescovo ha sproloquiato al Sinodo.

 

Se si toglie questo giudizio, facilmente l’accoglienza diventa non alla persona ma all’omosessualità; deriva che già viene teorizzata da tanti teologi e praticata in diverse diocesi. E la ribalta concessa a Luxuria dalla tv dei vescovi ne è un plateale esempio.

 

Ma senza quel giudizio viene meno anche la ragione per cui le unioni omosessuali non possono essere paragonate al matrimonio tra uomo e donna. E infatti già molti vescovi, incluso il presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, monsignor Vincenzo Paglia, si sono espressi a favore del riconoscimento delle unioni omosessuali pur affermando che non sono parificabili al matrimonio.

Non capiscono – o fanno finta di non capire – che il problema non sta nel nome ma nella sostanza. Senza avere chiaro che l’unione omosessuale è contro la legge naturale, non c’è motivo di negare il matrimonio alle coppie gay.

Ma è esattamente ciò che tanti laici e vescovi – per paura o per convinzione – non vogliono dire, spalancando così le porte alla «normalizzazione» dell’omosessualità e alla distruzione della famiglia.

 

Il passaggio di Luxuria a Tv2000 va visto in questa prospettiva: sarà chiamata come fosse una “lei” – come vuole l’ideologia gender – anziché un “lui”, come esige la legge naturale.

Così si rende naturale ciò che è una grande menzogna, e che ne sia artefice la tv dei vescovi è uno scandalo. Ma questo è solo il primo passo. Altri ne seguiranno finché, quando la mentalità sarà ormai consolidata, anche esponenti cattolici di primo piano potranno fare liberamente coming out, senza doversi nascondere come hanno fatto finora.

 

articolo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana