Era già tutto organizzato nei minimi dettagli, ma il seminario internazionale del 2 marzo per i trenta anni dalla Donum Vitae, è stato prima rinviato, e ora annullato. È solo l’ultimo episodio che racconta dello smantellamento della Pontificia Accademia per la Vita come papa Giovanni Paolo II l’aveva voluta nel 1994 per rispondere all’attacco del mondo contro la vita e la dignità umana. Sono bastati pochi mesi al nuovo presidente monsignor Vincenzo Paglia per imporre una svolta che snatura l’Accademia.
Emblematica questa ultima mossa. Il 22 febbraio prossimo ricorrono i trenta anni dalla promulgazione dell’Istruzione Donum Vitae, a cura della Congregazione per la Dottrina della Fede e approvata da papa Giovanni Paolo II (clicca qui per una breve spiegazione del documento).
Sviluppo dell’enciclica di Paolo VI Humanae Vitae (1968) – aggiornata alle ultime scoperte scientifiche e alle nuove possibilità offerte dalla tecnologia – e fondamento di successive encicliche, la Donum Vitae è una pietra miliare nella costruzione di quella “cultura della vita” a cui Giovanni Paolo II teneva moltissimo per contrastare quella che lui definiva “cultura della morte”, ormai maggioritaria in Occidente.
Quasi scontato che la Pontificia Accademia pro Vita volesse dedicare a questo documento un grande seminario. Era infatti in calendario per il 2 marzo, con il titolo “Technology and Human Generation”, con un programma già definito da tempo.
Poi all’improvviso, prima di Natale, è stato rinviato prendendo a pretesto il «recente rinnovo dello Statuto dell’Accademia» e alcune non meglio specificate «questioni organizzative connesse» (l’avviso è ancora sul sito).
Gli ottimisti pensavano che il rinvio seguisse quello dell’assemblea generale dell’Accademia, spostata a giugno per dare tempo di effettuare le nuove nomine. Era un’illusione, vero obiettivo era far saltare tutto, il tema e l’approccio pro-vita che caratterizzava il “workshop” non sono graditi alla nuova presidenza.
Così, senza farlo sapere pubblicamente, il 13 gennaio scorso i moderatori delle varie sessioni del workshop si sono visti arrivare una lettera in cui il cancelliere dell’Accademia, monsignor Renzo Pegoraro, annuncia la definitiva cancellazione del seminario, con parole da cui si evince che il vero problema è che si preferisce evitare il tema.
Dovendo giustificarsi, monsignor Pegoraro afferma infatti da una parte che la nomina dei nuovi membri dell’Accademia «richiederà un certo tempo»: «Saremo in grado di fissare il seminario solo dopo che il processo sarà portato a termine», dice.
Ma poi ecco che arriva la vera spiegazione: «Analogamente, nel programmare un nuovo seminario dovremo considerare la nuova direzione e le nuove sfide dell’Accademia».
In altre parole, scordatevi di concentrarvi ancora su fecondazione artificiale, maternità surrogata e cose di questo genere. La musica è cambiata e gli studi dell’Accademia sono destinati a mutare indirizzo.
Monsignor Paglia infatti, ha più volte dimostrato di ritenere troppo stretti i vestiti del Magistero cattolico, ribadito sia nella Humanae Vitae sia nella Donum Vitae, a cui faranno riferimento anche l’enciclica Evangelium Vitae (1995) e l’Istruzione Dignitas Personae (2008).
La conferma del rapporto essenziale e vincolante tra significato unitivo e procreativo dell’atto coniugale è il fondamento che porta alla condanna della contraccezione da una parte e della fecondazione in vitro dall’altra.
Pare che nel nuovo corso della Chiesa anche questi siano diventati muri da abbattere, tanto è vero che da presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, monsignor Paglia ha chiamato a tenere lezioni e dettare le linee teologico-morali ai membri di quel Consiglio il teologo moralista milanese don Maurizio Chiodi, decisamente più liberal in materia.
E si rischia di essere un po’ scontati nel prevedere che proprio don Chiodi sarà uno dei chiamati nella nuova Accademia per la Vita.
E infatti per poter cambiare musica più rapidamente, monsignor Paglia sta mettendo mano anche ai suonatori. Il nuovo Statuto dell’Accademia per la Vita, in vigore dal 1° gennaio scorso, prevede infatti un grande rimescolamento tra i membri ordinari: non più nomine a vita di esperti, basate su competenze scientifiche e accademiche oggettive coniugate alla sincera dedizione a favore della vita, bensì nomine di cinque anni eventualmente rinnovabili.
La disposizione ha valore retroattivo, per cui si può già scommettere che nei prossimi mesi si assisterà al “pensionamento” di esperti totalmente in sintonia con la Donum Vitae (tanto per capirsi) e all’ingresso di nuovi membri decisi a superare la lezione di san Giovanni Paolo II.
Non per niente il nuovo Statuto ha molto attenuato la necessità di una visione in sintonia con la dottrina della Chiesa per poter entrare nell’Accademia: per i membri ordinari è stata eliminata l’obbligatorietà della sottoscrizione della “Attestazione dei servitori della vita” e sparisce la Congregazione per la dottrina della fede come organismo vaticano di cooperazione con l’Accademia.
Per rendersi maggiormente conto della portata della svolta, bisogna ricordare che l’istruzione Donum Vitae, analogamente a quanto successo con la Humanae Vitae, ha provocato molte reazioni negative da parte di alcuni scienziati ed esperti cattolici già impegnati in ricerche sulle tecniche procreative, ritenute dalla dottrina della Chiesa moralmente illecite.
Così ci sono stati anche diversi episodi di aperta ribellione, con Università e ospedali cattolici che hanno proseguito per la loro strada. La situazione era diventata tale che a quasi due anni dalla promulgazione della Donum Vitae, il 21 dicembre 1988 l’Osservatore Romano interviene con una nota (clicca qui)per ribadire che l’Istruzione in questione ha valore dottrinale perché «sulla dignità della persona, il valore della vita umana e la nobiltà dell’amore coniugale» propone un insegnamento che «appare assolutamente essenziale all’espletamento della missione salvifica della Chiesa».
Ora, con Paglia alla guida della Accademia è facile prevedere uno spostamento graduale verso le posizioni delle cliniche universitarie cattoliche ribelli. Uno spostamento che passa anche dalla relativizzazione del problema: è stato lo stesso monsignor Paglia a spiegare che la Pontificia Accademia per la Vita è chiamata ad allargare i propri orizzonti.
Non si parlerà soprattutto dell’origine della vita, questione che stava a cuore a Giovanni Paolo II, ma di «tutto quel che concerne la persona umana, nelle diverse età della vita, nel rispetto tra generi e generazioni, nella difesa della persona umana, nella promozione della qualità della vita, che integri “il valore materiale e spirituale”».
Si noti anche l’introduzione di una nuova terminologia, come quella di “generi”, decisamente più in linea con lo spirito del mondo.
Ad ogni modo è evidente che l’obiettivo è cancellare ogni traccia dell’insegnamento e dell’azione di san Giovanni Paolo II.
Fonte: La NBQ