Ecco, la sventura passa di nazione in nazione, un grande turbine si alza dall’estremità della terra (Ger 25,32) Beata la nazione il cui Dio è il Signore, il popolo che si è scelto come erede (Sal 33,12)
Non ce l’aspettavamo così presto e invece si è già presentato anche in Italia. Come sia arrivato non sappiamo, ma bastano le polemiche che sono subito scoppiate sulla mancata vigilanza delle frontiere per farci desistere dal voler trovare anche noi i colpevoli di tali inefficienze e della miopia politica di chi ci governa.
Ora possiamo solo cercare di non far dilagare la paura insieme alla pandemia, perché l’eccessiva preoccupazione quando travalica il comune buonsenso non è un atteggiamento cristiano, infatti non tiene conto dell’intervento della Divina Provvidenza.
Gesù ci ha messo bene in guardia dall’affannarci per il domani perché questo è un comportamento da pagani, noi invece dobbiamo innanzitutto cercare il regno di Dio e la sua giustizia e tutto quello che ci occorre per la nostra vita ci verrà dato in aggiunta. (Mt 6, 32-34)
Ferma restando tuttavia la santa Prudenza, Virtù cardinale, che è comunque d’obbligo affinché non si cada nello sfidare Dio con comportamenti provocatoriamente e stoltamente imprudenti.
Si è già ricordato, in occasione del terremoto che ha devastato l’Abruzzo, come i nostri antenati impetravano la misericordia del Signore, o della S. Vergine, per ottenerne aiuto nei casi di calamità (qui), perciò è sul loro esempio che dobbiamo conformare il nostro agire nella presente contingenza.
Non esistono però solo le importanti testimonianze di Santi, Pontefici e Vescovi, infatti in ognuna delle nostre famiglie, se andremo ad indagare, scopriremo come in casi analoghi Dio abbia protetto i fedeli che in Lui hanno creduto e che Gli si sono affidati.
Fa testo innanzitutto quanto viene riferito nella biografia di S. Giovanni Bosco: dopo aver annunciato ai suoi ragazzi con mesi d’anticipo che il colera avrebbe fatto una strage a Torino, aveva promesso loro che se fossero vissuti in grazia di Dio, avessero portato al collo una medaglia di Maria Santissima benedetta da lui e ogni giorno avessero recitato un Pater, Ave e Gloria con la giaculatoria “Da ogni male liberaci, Signore”, non si sarebbero ammalati. Giunto il morbo in città, Don Bosco con i suoi giovani prestò servizio di assistenza agli ammalati e, nonostante le millequattrocento vittime che vi furono, nessuno di loro contrasse il male.
Quindi il primo mezzo di difesa è lo stare in grazia di Dio, afferma infatti S. Paolo: “Si allontani dall’iniquità chiunque invoca il nome del Signore. ” (2Tm 2,19)
Il secondo mezzo è l’abbandono totale e fiducioso alla Divina Volontà, infatti Gesù ha detto: “E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita?” (Mt 6,27) Perciò la nostra vita, così come la morte, è solamente nella disponibilità di Dio. Ne consegue che qualunque cosa accadesse, una volta che ci siamo affidati completamente alla Volontà del Nostro Creatore, sarà avvenuta per sua permissione, e questo ci deve tranquillizzare.
Spesso pensiamo che questo atteggiamento di totale fiducia sia possibile solo ai Santi e che noi non saremo capaci, al pari di loro, di mettere totalmente in pratica gli insegnamenti di Gesù. Però non teniamo conto che la maggior parte di coloro che sono in Paradiso sono state persone comuni, anche sconosciute a noi, che si sono santificate nell’obbedienza e nell’umiltà.
Accennavo alle testimonianze dei familiari che ci hanno preceduto nella fede e ce l’hanno trasmessa. Spero che nessun malpensante ipotizzi che io voglia menar vanto dei miei, anche perché il vanto è il loro e non il mio, né che essi si dispiacciano che io ne citi le opere buone, perché ormai la vanità umana non può più toccarli e quello che so di loro l’ho scoperto dai documenti in mio possesso e non da essi stessi, la maggior parte dei quali ovviamente nemmeno ho conosciuto.
Dal discorso funebre scritto dal maestro elementare della cittadina della Campania in cui abitava, ho scoperto che il mio bisnonno materno, fervente credente, in quanto medico non esitò ad assistere i suoi concittadini durante il colera del 1884, che sterminò migliaia di persone, pur potendosi rifiutare come fecero molti suoi colleghi dell’epoca.
Ovviamente non si ammalò né lui né alcuno della sua famiglia.
E non basta. So che durante la seconda guerra mondiale, molto prima che nascessi, nelle famiglie di cui sono discendente si recitava quotidianamente il Rosario e nessuno di loro ha avuto morti o particolari sofferenze, anzi, a guerra ormai finita ricordavano gli episodi scherzosi e le battute di spirito con cui affrontavano le inevitabili difficoltà di quei paurosi giorni. Non che non fossero stati provati nella loro vita da grandi dolori e da prove difficili come tutti i cristiani perché, come dice il salmista Molte sono le sventure del giusto, ma lo libera da tutte il Signore (Salmo 20), però nessuno di loro è morto per la guerra e la Provvidenza non li ha mai abbandonati.
Invece ieri sera ho appreso con stupore e preoccupazione che due incontri di preghiera che dovevano tenersi oggi e domani in una cappella di un Paese a nord di Milano sono stati annullati sine die con questa motivazione: “La sofferta decisione, è semplicemente frutto del buonsenso, considerando gli eventi legati al Coronavirus emersi nelle ultime ore in Lombardia.” Senza tenere conto che gli episodi sono avvenuti nel lodigiano, che è a sud e quindi ben distanti dal luogo degli incontri.
Questa decisione apre la via a scenari inquietanti: si sospenderanno le messe? I sacerdoti si rifiuteranno di dare l’ostia in bocca? Verrà abolita la confessione? Ci dovremo recare in chiesa con le mascherine?
La risposta è nel Salmo 127: Se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode.
Paola de Lillo